Nel giorno in cui escono le motivazioni della sentenza con cui sono stati condannati per disastro ambientale degli ex amministratore Franco Tatò e Paolo Scaroni, il gruppo Enel annuncia l'abbandono del progetto di riconversione della centrale. "Ma non ci sarà riduzione di personale".
di LUCA PAGNI MILANO - Movimento ambientalisti e comitati locali avranno un doppio motivo per essere soddisfatti. Dopo anni di contenziosi, iter burocratici e battaglie legali, il gruppo Enel rinuncia alla riconversione a carbone di Porto Tolle. Un progetto che avrebbe fatto dell'impianto nel delta del Po una delle centrali più grandi di questo tipo in tutta Europa.
Il passo indietro è dettato da un cambiamento di rotta dettato dalle mutate condizioni del mercato dell'energia. Con l'esplosione delle rinnovabili e la recessione che ha fatto crollare la domanda di energia, Enel non se la sente più di investire centinaia di milioni in una centrale elettrica. per quanto il carbone abbia costi inferiori rispetto al gas.
Come si legge in une nota della società: "A fronte dell'evidente cambiamento del contesto energetico e della differente dinamica tra domanda e offerta di energia avvenuti negli ultimi dieci anni - spiega Enel - tanto è durato l'iter autorizzativo, peraltro non ancora concluso, per la riconversione della centrale di Porto Tolle, nuove alternative devono essere esaminate per l'impianto polesano alimentato a olio combustibile".
Caso ha voluto, che la decisione è stata comunicata nelle stesse ore in cui sono state rese pubbliche dagli avvocati di parte civile, le motivazioni con cui il tibunale di Rovigo ha reso note le motivazioni con cui il tribunale di Rovigo ha condannato in primo grado gli ex vertici di Enel, i manager Franco Tatò e Paolo Scaroni, all'epoca dei fatti contestati rispettivamente
Di diverso avviso i legali di Enel, secondo cui "il collegio giudicante ha ritenuto che a Porto Tolle non si sia realizzato alcun disastro o danno per la salute, ma si sia solo manifestata una situazione di modesto rischio di incremento delle malattie respiratorie rispetto ai dati medi esistenti. In relazione alle domande delle parti civili il collegio giudicante ha disposto la quantificazione dei danni in via provvisionale in misura sensibilmente inferiore rispetto a quanto richiesto (150 mila euro a fronte di 800 milioni)".
Tornando alla centrale, Enel ha precisato che l'abbandono del progetto di riconversione a carbone non significa che il sito verrà chiuso. nella sua nota ufficiale, l'ex monopolista assicura che non ci sarà "perdita di occupazione per il sito di Porto Tolle" e conferma "la volontà di ricercare nuove soluzioni condivise con territorio ed enti locali".
Ovviamente soddisfatte Wwf e Legambiente. "E' un'ottima notizia non solo per le associazioni ambientaliste, ma per i cittadini, gli agricoltori, gli imprenditori veneti e romagnoli che hanno sempre visto il progetto come una minaccia per la salute, per l'ambiente e per le attività turistiche e agricole".
Lo è molto meno il presidente della regione Veneto, Luca Zaia. "E' imbarazzante quello che sta
accadendo in merito a Porto Tolle. E' un imbarazzo che cresce a dismisura se si pensa che fino a qualche mese fa si andava in tutt'altra direzione nella fondata speranza che in Polesine si potesse finalmente concretizzare quell'opportunità di sviluppo: sul piatto c'erano investimenti per 2,5 miliardi di euro, migliaia di posti di lavoro, un'occasione di rilancio e di nuovo equilibrio per l'intera area polesana".
(25 settembre 2014)© RIPRODUZIONE RISERVATMILANO - Movimento ambientalisti e comitati locali avranno un doppio motivo per essere soddisfatti. Dopo anni di contenziosi, iter burocratici e battaglie legali, il gruppo Enel rinuncia alla riconversione a carbone di Porto Tolle. Un progetto che avrebbe fatto dell'impianto nel delta del Po una delle centrali più grandi di questo tipo in tutta Europa.
Il passo indietro è dettato da un cambiamento di rotta dettato dalle mutate condizioni del mercato dell'energia. Con l'esplosione delle rinnovabili e la recessione che ha fatto crollare la domanda di energia, Enel non se la sente più di investire centinaia di milioni in una centrale elettrica. per quanto il carbone abbia costi inferiori rispetto al gas.
Come si legge in une nota della società: "A fronte dell'evidente cambiamento del contesto energetico e della differente dinamica tra domanda e offerta di energia avvenuti negli ultimi dieci anni - spiega Enel - tanto è durato l'iter autorizzativo, peraltro non ancora concluso, per la riconversione della centrale di Porto Tolle, nuove alternative devono essere esaminate per l'impianto polesano alimentato a olio combustibile".
Caso ha voluto, che la decisione è stata comunicata nelle stesse ore in cui sono state rese pubbliche dagli avvocati di parte civile, le motivazioni con cui il tibunale di Rovigo ha reso note le motivazioni con cui il tribunale di Rovigo ha condannato in primo grado gli ex vertici di Enel, i manager Franco Tatò e Paolo Scaroni, all'epoca dei fatti contestati rispettivamente
Di diverso avviso i legali di Enel, secondo cui "il collegio giudicante ha ritenuto che a Porto Tolle non si sia realizzato alcun disastro o danno per la salute, ma si sia solo manifestata una situazione di modesto rischio di incremento delle malattie respiratorie rispetto ai dati medi esistenti. In relazione alle domande delle parti civili il collegio giudicante ha disposto la quantificazione dei danni in via provvisionale in misura sensibilmente inferiore rispetto a quanto richiesto (150 mila euro a fronte di 800 milioni)".
Tornando alla centrale, Enel ha precisato che l'abbandono del progetto di riconversione a carbone non significa che il sito verrà chiuso. nella sua nota ufficiale, l'ex monopolista assicura che non ci sarà "perdita di occupazione per il sito di Porto Tolle" e conferma "la volontà di ricercare nuove soluzioni condivise con territorio ed enti locali".
Ovviamente soddisfatte Wwf e Legambiente. "E' un'ottima notizia non solo per le associazioni ambientaliste, ma per i cittadini, gli agricoltori, gli imprenditori veneti e romagnoli che hanno sempre visto il progetto come una minaccia per la salute, per l'ambiente e per le attività turistiche e agricole".
Lo è molto meno il presidente della regione Veneto, Luca Zaia. "E' imbarazzante quello che sta
accadendo in merito a Porto Tolle. E' un imbarazzo che cresce a dismisura se si pensa che fino a qualche mese fa si andava in tutt'altra direzione nella fondata speranza che in Polesine si potesse finalmente concretizzare quell'opportunità di sviluppo: sul piatto c'erano investimenti per 2,5 miliardi di euro, migliaia di posti di lavoro, un'occasione di rilancio e di nuovo equilibrio per l'intera area polesana".
http://www.repubblica.it/economia/2014/09/25/news/porto_tolle_enel_abbandona_il_carbone_i_giudici_inquinato_per_incrementare_utili-96662618/?ref=HREC1-35
(25 settembre 2014)© RIPRODUZIONE RISERVAT
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