venerdì 23 maggio 2014

Spesi 900 milioni, ma anche il rigassificatore di Livorno non serve

Dal 2005 a Livorno è in costruzione uno dei due rigassificatori italiani. Nessuna banca privata ha voluto rischiare con finanziamenti. Gli unici a dare soldi sono stati Bei e Sace, due istituti pubblici. E a ripagare l’investimento saremo noi con le nostre bollette

di Giuliano Marrucci Nessun istituto privato sembra aver creduto fino ad adesso nella costruzione del rigassificatore di Livorno. Infatti, a parte Unicredit, che all’inizio ha concesso un prestito da 185 milioni di dollari per l’acquisto della nave gasiera, in questi anni nessuna banca ha voluto partecipare al finanziamento del progetto.

Ecco perché a giugno 2009 Iren, che allora si chiamava Iride e che detiene il 47% di Olt, la proprietaria del rigassificatore, decide di rivolgersi a un istituto pubblico, la Banca Europea degli investimenti, a cui chiede 240 milioni di dollari.
Peccato che da lì in poi tutto quello che poteva andare storto è andato pure peggio. Il mercato del gas è continuato a rimanere al di sotto del 30% delle aspettative. I tempi di realizzazione dell’impianto si sono più o meno raddoppiati, così come anche i costi, che hanno raggiunto i 900 milioni di euro, quando ad oggi sul mercato un impianto simile costa circa 300 milioni di dollari.
Ciò nonostante a dicembre 2011, dopo due anni e mezzo di travaglio, la Bei finalmente dà il via libera al prestito. Cosa l’ha convinta? Semplice, l’intervento di un altro istituto pubblico, la Sace, di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti, che decide di garantire per l’80% dell’importo.
Secondo l’amministratore delegato di Olt, Valter Pallano, i privati sono interessati, ma stanno aspettando di capire come si evolverà il quadro regolatorio: ovvero, prima di intervenire, vogliono sapere se l’investimento verrà ripagato attraverso un contributo che pagheremo noi attraverso le nostre bollette e non con la vendita del gas sul mercato.
In sostanza, che venga scritto nero su bianco che Olt oggi ha diritto agli incentivi pubblici, anche se all’inizio ci aveva rinunciato per poter operare sul libero mercato senza i lacci dell’Autorità dell’energia e del gas.
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Dal 2005 a Livorno è in costruzione uno dei due rigassificatori italiani. Nessuna banca privata ha voluto rischiare con finanziamenti. Gli unici a dare soldi sono stati Bei e Sace, due istituti pubblici. E a ripagare l’investimento saremo noi con le nostre bollette
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