Una trama oscura lega le vicende delle mazzette scoperchiate nell'inchiesta sull'Expo 2015 e la costruzione dei cosiddetti depositi provvisori per smaltire e stoccare le scorie radioattive delle vecchie centrali nucleari italiane. Ma se la nuova Tangentopoli scoperta dalla Procura di Milano (che poi è sempre la stessa di 20 anni fa) fa parlare di sé per il coinvolgimento degli ex vertici della Sogin, rispetto agli impianti di Saluggia e Trino Vercellese (entrambi in Provincia di Vercelli), dalle nostre parti tutto tace. Come sempre del resto.
IL DEPOSITO RADIOATTIVO “CASALESE”
Anche se di cose da chiarire ce ne sarebbero una montagna, alcune particolarmente inquietanti. Tipo il fatto che la società che si è occupata della costruzione “all’ingrosso” (vedremo più avanti perché usiamo questa espressione) del deposito provvisorio della centrale di Borgo Sabotino a Latina, pur chiamandosi Società Costruzioni Latina, oggi risulta fallita in quel di Isernia (Molise), dopo aver fatto peregrinare la propria sede legale tra Roma e Caserta. Una società dove ad amministrarla ci sono sempre state un sacco di persone, tutte incensurate ma spesso con cognomi divenuti “usuali” dalle nostre parti, che risiedono a loro volta dalle parti di Casal di Principe (Ce).
IL CAFFÈ SPIEGÒ MOLTE COSE GIà NEL 2010
A segnalare la stranezza di quell’appalto fu proprio il Caffè, sul n. 197 del 1° luglio 2010, al quale seguì dopo qualche mese un prezioso approfondimento di Graziella Di Mambro sul quotidiano Latina Oggi. Ma in 4 anni nessun altro mai ha voluto andare a fondo della questione: soprattutto la stessa Sogin che non più tardi di due settimane fa, a seguito di una nostra inchiesta, ci raccomandava personalmente una “corretta informazione” rispetto al loro operato. Eccola, la “corretta informazione”, visto che il bando che ha dato vita alla costruzione del deposito, incluso il suo esito, non compare più nel sito Internet della Sogin stessa. Chissà perché oggi questo importante materiale sul sito ufficiale di una società controllata al 100% dal Ministero del Tesoro (cioè interamente pubblica) risulta “desaparecido”. Ovviamente a suo tempo noi avevamo salvato il relativo file e per questo possiamo documentarne gli odierni esiti.
STRANI APPALTI ED EMERGENZE
La vicenda è iniziata con l’Ordinanza emanata di suo pugno dall’allora Commissario straordinario per l’emergenza nucleare in Italia, generale Carlo Jean (consulente militare dell’ex Presidente Francesco Cossiga). Una emergenza letteralmente inventata, come molte altre in quel periodo, al fine di scavalcare la legislazione esistente e i relativi controlli, secretando tutti gli atti. La Sogin pubblicò il bando per la costruzione del deposito provvisorio a Latina nell’estate del 2007. L’iter di legge seguito era quello della “procedura ristretta”: l’ente appaltante individua da sé i soggetti idonei ad eseguire determinati lavori e li invita a presentare delle offerte. In questo caso gli inviti riguardavano 4 concorrenti ed è già stato positivo il fatto che qualcuno abbia risposto. In molti casi infatti a quegli inviti non risponde nessuno per cui la gara, pur in un periodo di crisi e fame di lavoro come quello attuale, viene dichiarata deserta. Questo è stato il caso dell’impianto di Saluggia oggetto delle indagini della Procura di Milano; lo si può riscontrare dallo stesso sito della Sogin. In caso di gara deserta le strade da seguire sono due: o si rifà il bando ricominciando tutto daccapo, oppure si procede all’assegnazione diretta. In questo secondo caso l’appaltante assegna i lavori a chi gli pare o a chi gli fa più comodo, a seconda dei punti di vista.
TRA CALABRIA, SICILIA E CAMPANIA
Dunque a Latina gli invitati erano 4 e vinse il Consorzio Stabile Aedars, con sede in Via Alessandria 12 a Roma, per un importo di oltre 4 milioni di euro e con un ribasso del 23% rispetto alla base d’offerta. I Consorzi stabili (che si distinguono dalle ATI, Associazioni Temporanee d’Impresa) sono degli aggregati di società che operano nello stesso settore al fine di partecipare alle gare pubbliche per poi assegnare ad alcuni dei suoi componenti i lavori in oggetto, previo accordo interno e solo in caso di vittoria. Questi Consorzi, soprattutto nel settore delle costruzioni, hanno generalmente una grande impresa come capofila. Anche la Maltauro, sotto inchiesta a Milano, ne ha uno. Per quanto riguarda il Consorzio stabile Aedars, la società capofila si chiama FRACLA Srl, con sede a Roma, che detiene il 65,63% delle azioni. Poi c’è la veneziana Operae Srl con il 12,5%, seguita da una quarantina di società con sede in tutta Italia, ma soprattutto in Campania, Calabria e Sicilia, che a loro volta detengono lo 0,52% delle azioni ciascuna. Giova ricordare già in questa fase che all’epoca la FRACLA Srl era a sua volta controllata dalla Banca Finnat Euramerica SpA (società quotata in Borsa) che fa capo a Giampiero Nattino (terrore vivente dell’ex “palazzinaro” Stefano Ricucci, in base alle sue dichiarazioni rilasciate durante fasi d’indagini a suo carico). Giova altresì ricordare che nel Consiglio di Amministrazione di questa Banca siede tutt’oggi il noto costruttore Fancesco Caltagirone, mentre lo stesso Giampiero Nattino, a sua volta siede nel CdA della Caltagirone Editore SpA (che pubblica i quotidiani Il Messaggero e Il Mattino).
LATINA PROVINCIA DI CASERTA
Ma torniamo all’esito della nostra gara. Il Consorzio Aedars, partecipò al bando per il deposito provvisorio di Borgo Sabotino in nome e per conto proprio della FRACLA Srl, nonché della CEA Elettric Srl di Montalto Uffugo (Cosenza) della VI.CAR. Srl di San Giuseppe Vesuviano (Napoli). Invece di procedere alla realizzazione dell’opera così come da bando, dopo alcuni mesi, le tre società in questione, attraverso un giro di triangolazioni societarie, cedettero l’appalto alla Società Costruzioni Latina che aveva come amministratore unico un certo Angelo Salzillo, residente a Cancello ed Arnone (CE). Questa società presunta latinense aveva la sua sede legale iniziale a Roma per poi essere trasferita prima a Santa Maria Capua Vetere (CE) e poi ad Isernia. Nello stesso periodo di questo esodo societario era in corso una procedura fallimentare concordataria. Vuol dire che il Giudice produce sentenza previo consenso tra creditori e debitori (ammesso che si possa distinguere chi sono gli uni e chi gli altri). Il fallimento è stato dichiarato a febbraio dello scorso anno dal Tribunale di Roma.
FALLIMENTI A CATENA
Quello del fallimento di una società di costruzioni mentre sta realizzando un’opera pubblica è un caso tipico nel nostro Paese. Le scatole cinesi servono a questo. Infatti nello stesso periodo l’intero capitale della Società Costruzioni Latina è stato acquisito dalla SILCEI (Società Italiana Costruzioni Edili ed Idrauliche S.p.A.) con sede legale a Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Una società amministrata da un certo Antonio Salzillo a sua volta residente a Cancello ed Arnone (CE), nella stessa strada e nei pressi dello stesso numero civico dove abita Angelo Salzillo (Amministratore della controllata Società Consortile Latina): cognome che riporta brutte memorie dalle parti di Borgo Montello, dove, come dichiarato dal pentito di camorra Carmine Schiavone, un certo Antonio Salzillo avrebbe operato per scaricare rifiuti tossici. Il caso vuole che anche questa società risulti oggi fallita dopo esser stata trasferita ad Isernia presso il medesimo indirizzo legale. Ma c’è ancora un particolare da chiarire: all’epoca della realizzazione del deposito provvisorio, partner della SILCEI risultava essere la Green Impresit, a sua volta con sede a Santa Maria Capua Vetere ed il cui proprietario è tutt’oggi residente a Casal di Principe. Ed ultimamente sono state avviate alcune inchieste molto scottanti.
ARRIVA L’ANTIMAFIA
Il quotidiano La Repubblica infine ci ha informato il 13 ottobre scorso che nel Comune di Quarto Oggiaro è stato chiuso il primo cantiere in provincia di Milano per infiltrazioni mafiose. Su indicazioni della Direzione Investigativa Antimafia di Milano, l’amministrazione comunale aveva rescisso il contratto per la realizzazione di 48 alloggi popolari proprio con il Consorzio stabile Aedars (quelli che dovevano fare il deposito radioattivo a Latina); anche in quel caso subito dopo il disbrigo delle formalità antimafia, i lavori erano stati sub-appaltati alla FRACLA Srl il cui proprietario sarebbe divenuto nel frattempo un esponente del clan calabrese dei Mollica. Dalle verifiche risultò che questa società aveva in organico due impiegati e un operaio; un po’ poco per un appalto di tale rilevanza. Guai analoghi lo stesso Consorzio li aveva avuti anche con l’ANAS per gli stessi motivi.
TUTTE COINCIDENZE. 4 MILIONI DI EURO PER IL DEPOSITO... FESSURATO!
Sono tutte coincidenze, s’intende! Sta di fatto però che per il deposito nucleare provvisorio di Borgo Sabotino, trattandosi di un’opera così delicata dal punto di vista della sicurezza pubblica, questo enorme gioco di scatole cinesi e di società chiacchierate non depone di certo a favore della Sogin. Il perché è spiegato anche da quanto avvenuto recentemente. Infatti non a caso sopra abbiamo parlato di costruzione del deposito “all’ingrosso”. Perché in questo giro vorticoso di passaggi societari, qualcuno si era dimenticato dell’oggetto dell’appalto. Infatti il deposito provvisorio, costato oltre 4 milioni di euro, non fu ultimato.
ALTRI 560 MILIONI DI EURO PER RIPARARE IL DEPOSITO APPENA FATTO
Non sappiamo se per questo specifico motivo, fatto sta che nel 2012 la Sogin ha dovuto effettuare un nuovo bando per completare l’opera. I lavori riguardavano la “sigillatura di microfessure e finitura interna” (così recita il titolo del nuovo bando) del deposito provvisorio. Avete capito? Quella struttura era tutt’altro che sicura e per tale motivo sono stati messi a gara altri 560 mila euro. L’appalto è stato aggiudicato con un ribasso del 33%.
Come noto il deposito è stato inaugurato il 14 aprile scorso alla presenza di parlamentari, del Prefetto e del Vicesindaco di Latina. L’attuale amministratore delegato di Sogin Riccardo Casale, a cui si deve riconoscere una energica svolta nella gestione della società fin dal suo insediamento, ha rappresentato l’iniziativa come una grande operazione di trasparenza, chiedendo agli organi di informazione di dargli una mano in tal senso. Questo intanto è il nostro contributo. Altri ne seguiranno.
IL DEPOSITO RADIOATTIVO “CASALESE”
Anche se di cose da chiarire ce ne sarebbero una montagna, alcune particolarmente inquietanti. Tipo il fatto che la società che si è occupata della costruzione “all’ingrosso” (vedremo più avanti perché usiamo questa espressione) del deposito provvisorio della centrale di Borgo Sabotino a Latina, pur chiamandosi Società Costruzioni Latina, oggi risulta fallita in quel di Isernia (Molise), dopo aver fatto peregrinare la propria sede legale tra Roma e Caserta. Una società dove ad amministrarla ci sono sempre state un sacco di persone, tutte incensurate ma spesso con cognomi divenuti “usuali” dalle nostre parti, che risiedono a loro volta dalle parti di Casal di Principe (Ce).
IL CAFFÈ SPIEGÒ MOLTE COSE GIà NEL 2010
A segnalare la stranezza di quell’appalto fu proprio il Caffè, sul n. 197 del 1° luglio 2010, al quale seguì dopo qualche mese un prezioso approfondimento di Graziella Di Mambro sul quotidiano Latina Oggi. Ma in 4 anni nessun altro mai ha voluto andare a fondo della questione: soprattutto la stessa Sogin che non più tardi di due settimane fa, a seguito di una nostra inchiesta, ci raccomandava personalmente una “corretta informazione” rispetto al loro operato. Eccola, la “corretta informazione”, visto che il bando che ha dato vita alla costruzione del deposito, incluso il suo esito, non compare più nel sito Internet della Sogin stessa. Chissà perché oggi questo importante materiale sul sito ufficiale di una società controllata al 100% dal Ministero del Tesoro (cioè interamente pubblica) risulta “desaparecido”. Ovviamente a suo tempo noi avevamo salvato il relativo file e per questo possiamo documentarne gli odierni esiti.
STRANI APPALTI ED EMERGENZE
La vicenda è iniziata con l’Ordinanza emanata di suo pugno dall’allora Commissario straordinario per l’emergenza nucleare in Italia, generale Carlo Jean (consulente militare dell’ex Presidente Francesco Cossiga). Una emergenza letteralmente inventata, come molte altre in quel periodo, al fine di scavalcare la legislazione esistente e i relativi controlli, secretando tutti gli atti. La Sogin pubblicò il bando per la costruzione del deposito provvisorio a Latina nell’estate del 2007. L’iter di legge seguito era quello della “procedura ristretta”: l’ente appaltante individua da sé i soggetti idonei ad eseguire determinati lavori e li invita a presentare delle offerte. In questo caso gli inviti riguardavano 4 concorrenti ed è già stato positivo il fatto che qualcuno abbia risposto. In molti casi infatti a quegli inviti non risponde nessuno per cui la gara, pur in un periodo di crisi e fame di lavoro come quello attuale, viene dichiarata deserta. Questo è stato il caso dell’impianto di Saluggia oggetto delle indagini della Procura di Milano; lo si può riscontrare dallo stesso sito della Sogin. In caso di gara deserta le strade da seguire sono due: o si rifà il bando ricominciando tutto daccapo, oppure si procede all’assegnazione diretta. In questo secondo caso l’appaltante assegna i lavori a chi gli pare o a chi gli fa più comodo, a seconda dei punti di vista.
TRA CALABRIA, SICILIA E CAMPANIA
Dunque a Latina gli invitati erano 4 e vinse il Consorzio Stabile Aedars, con sede in Via Alessandria 12 a Roma, per un importo di oltre 4 milioni di euro e con un ribasso del 23% rispetto alla base d’offerta. I Consorzi stabili (che si distinguono dalle ATI, Associazioni Temporanee d’Impresa) sono degli aggregati di società che operano nello stesso settore al fine di partecipare alle gare pubbliche per poi assegnare ad alcuni dei suoi componenti i lavori in oggetto, previo accordo interno e solo in caso di vittoria. Questi Consorzi, soprattutto nel settore delle costruzioni, hanno generalmente una grande impresa come capofila. Anche la Maltauro, sotto inchiesta a Milano, ne ha uno. Per quanto riguarda il Consorzio stabile Aedars, la società capofila si chiama FRACLA Srl, con sede a Roma, che detiene il 65,63% delle azioni. Poi c’è la veneziana Operae Srl con il 12,5%, seguita da una quarantina di società con sede in tutta Italia, ma soprattutto in Campania, Calabria e Sicilia, che a loro volta detengono lo 0,52% delle azioni ciascuna. Giova ricordare già in questa fase che all’epoca la FRACLA Srl era a sua volta controllata dalla Banca Finnat Euramerica SpA (società quotata in Borsa) che fa capo a Giampiero Nattino (terrore vivente dell’ex “palazzinaro” Stefano Ricucci, in base alle sue dichiarazioni rilasciate durante fasi d’indagini a suo carico). Giova altresì ricordare che nel Consiglio di Amministrazione di questa Banca siede tutt’oggi il noto costruttore Fancesco Caltagirone, mentre lo stesso Giampiero Nattino, a sua volta siede nel CdA della Caltagirone Editore SpA (che pubblica i quotidiani Il Messaggero e Il Mattino).
LATINA PROVINCIA DI CASERTA
Ma torniamo all’esito della nostra gara. Il Consorzio Aedars, partecipò al bando per il deposito provvisorio di Borgo Sabotino in nome e per conto proprio della FRACLA Srl, nonché della CEA Elettric Srl di Montalto Uffugo (Cosenza) della VI.CAR. Srl di San Giuseppe Vesuviano (Napoli). Invece di procedere alla realizzazione dell’opera così come da bando, dopo alcuni mesi, le tre società in questione, attraverso un giro di triangolazioni societarie, cedettero l’appalto alla Società Costruzioni Latina che aveva come amministratore unico un certo Angelo Salzillo, residente a Cancello ed Arnone (CE). Questa società presunta latinense aveva la sua sede legale iniziale a Roma per poi essere trasferita prima a Santa Maria Capua Vetere (CE) e poi ad Isernia. Nello stesso periodo di questo esodo societario era in corso una procedura fallimentare concordataria. Vuol dire che il Giudice produce sentenza previo consenso tra creditori e debitori (ammesso che si possa distinguere chi sono gli uni e chi gli altri). Il fallimento è stato dichiarato a febbraio dello scorso anno dal Tribunale di Roma.
FALLIMENTI A CATENA
Quello del fallimento di una società di costruzioni mentre sta realizzando un’opera pubblica è un caso tipico nel nostro Paese. Le scatole cinesi servono a questo. Infatti nello stesso periodo l’intero capitale della Società Costruzioni Latina è stato acquisito dalla SILCEI (Società Italiana Costruzioni Edili ed Idrauliche S.p.A.) con sede legale a Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Una società amministrata da un certo Antonio Salzillo a sua volta residente a Cancello ed Arnone (CE), nella stessa strada e nei pressi dello stesso numero civico dove abita Angelo Salzillo (Amministratore della controllata Società Consortile Latina): cognome che riporta brutte memorie dalle parti di Borgo Montello, dove, come dichiarato dal pentito di camorra Carmine Schiavone, un certo Antonio Salzillo avrebbe operato per scaricare rifiuti tossici. Il caso vuole che anche questa società risulti oggi fallita dopo esser stata trasferita ad Isernia presso il medesimo indirizzo legale. Ma c’è ancora un particolare da chiarire: all’epoca della realizzazione del deposito provvisorio, partner della SILCEI risultava essere la Green Impresit, a sua volta con sede a Santa Maria Capua Vetere ed il cui proprietario è tutt’oggi residente a Casal di Principe. Ed ultimamente sono state avviate alcune inchieste molto scottanti.
ARRIVA L’ANTIMAFIA
Il quotidiano La Repubblica infine ci ha informato il 13 ottobre scorso che nel Comune di Quarto Oggiaro è stato chiuso il primo cantiere in provincia di Milano per infiltrazioni mafiose. Su indicazioni della Direzione Investigativa Antimafia di Milano, l’amministrazione comunale aveva rescisso il contratto per la realizzazione di 48 alloggi popolari proprio con il Consorzio stabile Aedars (quelli che dovevano fare il deposito radioattivo a Latina); anche in quel caso subito dopo il disbrigo delle formalità antimafia, i lavori erano stati sub-appaltati alla FRACLA Srl il cui proprietario sarebbe divenuto nel frattempo un esponente del clan calabrese dei Mollica. Dalle verifiche risultò che questa società aveva in organico due impiegati e un operaio; un po’ poco per un appalto di tale rilevanza. Guai analoghi lo stesso Consorzio li aveva avuti anche con l’ANAS per gli stessi motivi.
TUTTE COINCIDENZE. 4 MILIONI DI EURO PER IL DEPOSITO... FESSURATO!
Sono tutte coincidenze, s’intende! Sta di fatto però che per il deposito nucleare provvisorio di Borgo Sabotino, trattandosi di un’opera così delicata dal punto di vista della sicurezza pubblica, questo enorme gioco di scatole cinesi e di società chiacchierate non depone di certo a favore della Sogin. Il perché è spiegato anche da quanto avvenuto recentemente. Infatti non a caso sopra abbiamo parlato di costruzione del deposito “all’ingrosso”. Perché in questo giro vorticoso di passaggi societari, qualcuno si era dimenticato dell’oggetto dell’appalto. Infatti il deposito provvisorio, costato oltre 4 milioni di euro, non fu ultimato.
ALTRI 560 MILIONI DI EURO PER RIPARARE IL DEPOSITO APPENA FATTO
Non sappiamo se per questo specifico motivo, fatto sta che nel 2012 la Sogin ha dovuto effettuare un nuovo bando per completare l’opera. I lavori riguardavano la “sigillatura di microfessure e finitura interna” (così recita il titolo del nuovo bando) del deposito provvisorio. Avete capito? Quella struttura era tutt’altro che sicura e per tale motivo sono stati messi a gara altri 560 mila euro. L’appalto è stato aggiudicato con un ribasso del 33%.
Come noto il deposito è stato inaugurato il 14 aprile scorso alla presenza di parlamentari, del Prefetto e del Vicesindaco di Latina. L’attuale amministratore delegato di Sogin Riccardo Casale, a cui si deve riconoscere una energica svolta nella gestione della società fin dal suo insediamento, ha rappresentato l’iniziativa come una grande operazione di trasparenza, chiedendo agli organi di informazione di dargli una mano in tal senso. Questo intanto è il nostro contributo. Altri ne seguiranno.
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