sabato 8 marzo 2014
Così le lobby dei farmaci hanno truffato i malati RICERCATORI A LIBRO PAGA, DURATA DEI BREVETTI PROLUNGATA, ACCORDI PER FISSARE I RIMBORSI.
LE CASE FARMACEUTICHE SI SONO SPARTITE IL MERCATO
COME VOLEVANO. CASO AVASTIN-LUCENTIS: PRIMI INDAGATI A TORINO
NEGLI STATI UNITI
Tanti i casi sanzionati
di medici pagati
per esprimere pareri
favorevoli
Ma quelle cure vengono
usate anche in Italia
IL PRECEDENTE
Prima della multa inflitta
alla Roche-Novartis,
già la Pfizer era finita
nel mirino dell’Antitrust:
deve pagare 10 milioni
e mezzo di euro
di Valeria Pacelli
Prolungare la durata dei
brevetti, fare accordi illeciti
per fissare i prezzi dei
farmaci, mettere a busta
paga ricercatori e scienziati. Sono solo
alcuni degli escamotage utilizzati
dai colossi farmaceutici per poter
sponsorizzare i propri medicinali e
gonfiare i fatturati. Non resta isolato
il caso Roche-Novartis, le due case
farmaceutiche che solo qualche giorno
fa sono state sanzionate dall’An -
titrust. Dovranno pagare una multa
di 180 milioni di euro in totale, perché
hanno fatto cartello per sponsorizzare
il Lucentis, che costa circa
700 euro, rispetto all’Avastin che ne
costa 80. Sul caso indaga sia la procura
di Roma (per aggiotaggio e truffa),
che quella di Torino, dove sono
già stati iscritti alcuni nomi nel registro
degli indagati.
NEGLI ANNI le multinazionali dei
farmaci si sono spartite il mercato,
quasi sempre a discapito dei farmaci
generici meno costosi sia per le tasche
del servizio sanitario nazionale
che per quelle dei malati. Leggendo le
sanzioni emesse dall’Antitrust, l’au -
torità garante della concorrenza e del
mercato, è possibile ricostruire le
modalità di una serie di strategie
messe in atto dalle case farmaceutiche.
Per ostacolare l’ingresso dei genericisti
sul mercato, alcune aziende negli
anni hanno abusato della posizione
di dominio. Come la Pfizer che a
gennaio 2012 ha ricevuto una multa
di 10,6 milioni di euro da parte dell’Autorità
garante. In questo caso il
Servizio Nazionale ha mancato incassi
per 14 milioni di euro. Il farmaco
in questione serviva per curare il
glaucoma, un disturbo visivo che può
comportare – in casi gravi – anche la
perdita della vista. Il 60 per cento del
mercato comprava il medicinale a
base del principio attivo latanoprost
dalla Pfizer, che per mantenere questa
posizione di dominio, a seguito
della scadenza della protezione brevettale,
ne ha prolungato artificiosamente
la durata, prima fino a luglio
2011 e poi fino al gennaio 2012, per
allinearla a quella in vigore negli altri
Paesi europei. E non è tutto perché la
stessa Pfizer avrebbe inviato diffide ai
produttori di farmaci generici conducendo
anche un contenzioso amministrativo
e civile, con importanti
richieste di risarcimento danni in caso
di commercializzazione. In questo
modo si creava incertezza giuridica
nei produttori di farmaci generici
sulla possibilità di commercializzare
i propri medicinali, ritardandone
l’ingresso sul mercato. Ma ci sono
stati anche altri casi. Risale alle fine
degli anni 90 l’istruttoria su un farmaco
utilizzato la cura delle infezioni
delle vie respiratorie. In quel caso furono
condannate sei case farmaceutiche
perché si misero d’accordo per
fissare i prezzi dei medicinali.
A PAGARE di tasca propria, chi di
quelle cure aveva bisogno. Tanto che
il farmaco in dieci mesi aumentò il
prezzo del 50 per cento. E ancora. Un
altro escamotage consiste nel cambiare
la composizione dei principi attivi
presenti nei medicinali, anche se di
pochissimi milligrammi. In questo
modo possono essere immessi sul
mercato prodotti apparentemente
nuovi, ma più costosi, con gli stessi
effetti di quelli che già esistevano. Per
non parlare dei casi di aziende farmaceutiche
che hanno comprato i
pareri degli esperti. A libro paga negli
anni ci sono finiti medici indipendenti
e ricercatori, ma anche laboratori,
istituzioni finanziatrici e riviste
specialistiche. Negli Stati Uniti sono
scoppiati parecchi scandali di questo
tipo. Come il caso del dottor Katz,
che – come rivelò il Los Angeles Times
– ha ricevuto nel corso degli anni
centinaia di migliaia di dollari da
aziende farmaceutiche. Con Katz altri
cinque nomi illustri erano registrati
a libro paga, tutti esperti che
dovevano sperimentare ed esprimere
un’opinione sul farmaco. Un problema
che si è ripetuto in altri casi
tanto da costringere il governo a varare
la Physician Paymentes Sunshine
Act, una norma , in vigore da gennaio
2013, che impone ai produttori
di medicine di dichiarare i fondi con i
quali vengono finanziati anche gli
istituti di ricerca. E questo non è un
problema oltre confine, lontano da
noi, perché quei farmaci vengono
venduti anche nelle nostre farmacie.
il fatto quotidiano 8 marzo 2014
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