giovedì 27 marzo 2014

Roma, l’arsenico scorre nelle tubazioni laziali: 90 Comuni coinvolti rischi per l'acqua dal rubinetto anche in provincia di Viterbo e Latina


Sono 90 i Comuni del Lazio dove l’acqua non è potabile a
causa dell’arsenico, un elemento naturale presente nel sottosuolo
per l’origine vulcanica dei terreni, ma che è dannoso per
la salute dell’uomo se concentrato in quantità eccessive. L’area
più colpita è quella a nord della Capitale: secondo Legambiente,
solo a Viterbo oltre 82 mila persone sono esposte al rischio.
Anche a sud, tra Latina e l’area pontina, i Comuni sono alle prese
con ordinanze che vietano il consumo dell’acqua, con onerosissimi
costi per il servizio autobotti, e l’inevitabile contorno
di denunce e polemiche. Da febbraio il
guaio è arrivato anche a Roma, con il
divieto emanato dal sindaco Ignazio Marino
di utilizzare l’acqua per uso alimentare,
igiene personale e ogni altro utilizzo
in diverse strade dei Municipi XIV e XV
(Primavalle, Labaro e Giustiniana). I comitati
dei cittadini protestano ricordando
che da anni hanno segnalato infezioni
intestinali e problemi alla pelle. Semplice
la sintesi fornita dall’Autorità per l’Energia,
che stima per il Lazio una popolazione
di 300 mila persone tuttora a rischio
nonostante le promesse di soluzioni lampo e un piano
regionale allestito dopo i primi allarmi lanciati dall’Unione Europea
nel 2004: “I 9 anni di deroghe, scaduti il 31 dicembre 2012,
non sono stati sufficienti a rientrare pienamente nei parametri
di conformità”.

Chiara Paolin il fatto quotidiano 27 marzo 2014

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