domenica 30 marzo 2014

Colgate si impegna contro la deforestazione, ora tocca a P&G

Grazie alla nostra pressione degli ultimi mesi, il gruppo Colgate-Palmolive ha annunciato una nuova politica di acquisti, per ripulire dalla deforestazione la propria filiera dell'olio di palma entro il 2020 e garantirne la piena tracciabilità. http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/news/Colgate-si-impegna-contro-la-deforestazione-ora-tocca-a-PG/
Colgate-Palmolive segue l’esempio di altre grandi aziende come NestléL'OréalUnilever,Mars e l'italiana Ferrero, che hanno già dimostrato come cambiare la rotta del settore dell'olio di palma sia possibile. Per questo ci auspichiamo che l'impegno di Colgate-Palmolive possa essere implementato già nel 2015.
Impegno che chiediamo con forza anche a Procter & Gamble (P&G). Nonostante siano passati otto mesi dalle nostre prime richieste, la multinazionale non ha risposto con un'adeguata politica di acquisti che rispetti le foreste.
Nuove indagini di Greenpeace pubblicate oggi dimostrano come uno dei fornitori di olio di palma di P&G - che produce noti beni di consumo come gli shampoo Pantene e Head&Shoulders, la schiuma da barba Gillette o il detersivo Dash - stia distruggendo le foreste primarie della regione indonesiana di Papua per far spazio a piantagioni di palma da olio.

Per chiedere a P&G di ripulire le proprie filiere, siamo entrati in azione quest’oggi in diverse nazioni. Da Giacarta a Bruxelles, fino alle Filippine, i nostri attivisti si sono arrampicati sugli edifici delle diverse sedi della multinazionale statunitense.

Il nostro ultimo report dimostra che il produttore PT Rimba Matoa Lestari (PT RML), controllato dal gruppo RGE (Royal Golden Eagle) è coinvolto nel taglio a raso su larga scala nelle proprie concessioni nella regione di Papua. Il gruppo fornisce olio di palma a Cargill, che lo rivende a sua volta a P&G.
Il gruppo RGE è anche collegato all'approvvigionamento di olio di palma da concessioni illegali all'interno del parco nazionale Tesso Nilo nell'isola di Sumatra, agli incendi forestali e alla distruzione dell'habitat della tigre di Sumatra, e possiede la Asia Pacific Resources International Limited (APRIL), azienda molto controversa responsabile della deforestazione per la produzione di polpa di cellulosa.

Le foreste indonesiane scompaiono a una velocità pari a nove piscine olimpioniche al minutoa causa della coltivazione di palma da olio, facendo di essa la prima causa di deforestazione nel Paese, con la conseguente perdita di habitat per la tigre di Sumatra, l'orango e l'elefante pigmeo del Borneo, specie importantissime per questo ecosistema.
Il commercio dell'olio di palma sostenibile potrebbe apportare un reale contributo allo sviluppo dell'Indonesia, ed è ora che il settore dimostri che vuole realmente contribuire a questo cambiamento nel Paese, senza far diventare complici della deforestazione anche i consumatori italiani.
Un cambiamento per il bene delle foreste e di tutti noi è possibile.
mercoledì 26 marzo 2014

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