venerdì 16 agosto 2013
Le istituzioni, dopo un grave incidente, si accorgono che i digestati da biogas pongono seri rischi
(15.08.13) L'incidente ad una biogas che in provincia di Macerata una settimana fa ha devastato con una marea nera gli ecosistemi fluviali del Chienti ed Eta morta e bloccata temporaneamente la balneazione alla foce in Adriatico, ha messo paura alle istituzioni di controllo ambientale. La Regione Marche annuncia (lo farà solo per tranquillizzare la gente?) che bisogna pensare "sulla base del principio di precauzione" a iniziare a controllare la composizione chimica e microbiologica del digestato. Come dire che, sino ad oggi, del principio di precauzione se ne erano fatti un baffo autorizzando quasi a scatola chiusa decine di centrali collocate a volte in siti assurdi dove anche senza essere ingegneri, idraulici, idrobiologi ecc. lo capisce anche uno sprovveduto che uno sversamento rischia di inquinare i corsi d'acqua. Nelle Marche i fiumi hanno ridotta portata (specie in estate) e, dopo un breve percorso, arrivano direttamente in Adriatico. Situazione ottimale per inquinare.
Ergo l'applicazione del principio di precauzione dice: NIENTE CENTRALI
La Regione Marche e l'Arpam si accorgono solo ora (?) che essendo il digestato utilizzato per la fertilizzazione di campi non esiste alcun protocollo di autocontrollo.
Mentre si attende l'esito delle analisi effettuate dall'Arpam presso il lab di Ascoli si inizia a parlare di controllo della presenza di metalli pesanti nei digestati. Considerazione quanto mai opportuna tenendo conto dell'origine mista e dele varie e distanti provenienze di certe matrici utilizzate per saziare i biodigestori e dei rischi di "furbetti" che per risparmiare o per guadagnare ancora di più, possono far sparire nei digestori rifiuti pericolosi.
Il comandante del Corpo forestale della stazione di Montegiorgio, Andrea Visconti, che si è occupato dell'incidente a danno del fume Chienti spiega: "l'ecosistema fluviale è stato danneggiato dallo sversamento -che oltretutto si è inserito in una situazione di crisi del corpo del fiume provocata dalla siccità. L'incontro che la Regione vuole organizzare a giorni ha lo scopo di valutare meglio come utilizzare il digestato. La presenza dei batteri della specie Clostridium va studiata ed approfondita perché alcuni sono assolutamente innocui e anzi, fungono da buon fertilizzante per i terreni, mentre altri sono potenzialmente dannosi. In sostanza, questi impianti funzionano come uno stomaco e nel processo di digestione alcuni batteri vengono eliminati, altri invece si moltiplicano e non sappiamo se sono potenzialmente portatori di patologie. Attualmente manca l'obbligo per chi produce e riutilizza il digestato nella propria azienda agricola di produrre analisi e accertamenti periodici. Ogni centrale inoltre esattamente come ogni stomaco, è differente, dipende dalla temperatura di lavorazione e dalla materia prima di partenza, per cui è assolutamente auspicale giungere quanto prima ad una definizione di regolamento che imponga l'accertamento e la definizione puntuale di analisi batteriologiche".
Ora sappiamo che anche il CfS "fa allarmismo" (come dicono i biogassisti). http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2013/08/biogas-arpam-e-cfs-mancano-controlli.html
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