sabato 14 luglio 2012
falde inquinate discarica Borgo Montello, legambiente parte civile
Legambiente Lazio si è costituita parte civile nel procedimento in corso presso il giudice dell'udienza preliminare di Latina Guido Marcelli per l'inquinamento delle falde acquifere di Borgo Montello. Sotto accusa sono finiti Vincenzo Rondoni, Bruno Landi e Nicola Colucci, i primi due rispettivamente presidente del CdA e amministratore delegato di «Ecoambiente», il terzo imprenditore che insieme ai fratelli gestisce larga parte del ciclo dei rifiuti in Italia.
Ieri, come detto, Legambiente ha depositato gli atti per la costituzione di parte civile nella persona del presidente Lorenzo Parlati, rappresentato e difeso dall'avvocato Luigi Di Mambro. «Le ragioni che legittimano la costituzione di parte civile - sostengono da Legambiente - si individuano nella grave lesione alla salute quale interesse diffuso della collettività nonché bene collettivo costituzionalmente garantito e tutelato dall'art. 32 della Costituzione, nonché nel danno all'ambiente ed al territorio del Comune di Latina, con particolare riferimento al pregiudizio arrecato al comprensorio di Borgo Montello, alle falde acquifere sottostanti e circostanti la Discarica e gli invasi S1, S2, S3, S0, alla prossimità con il Fiume Astura ed ai nuclei abitativi e urbanizzati, ai terreni destinati alla coltivazione di prodotti per uso alimentare umano insistenti sulle falde medesime, nonché infine all'area archeologica denominata "Satricum", quest'ultima di pregevole rilevanza sotto il profilo nazionale, oltre che regionale». Legambiente Lazio, le cui finalità sono quelle di salvaguardare la salute dei cittadini e il benessere della collettività, chiede dunque la condanna degli imputati «per l'integrale risarcimento dei danni tutti, materiali e morali», puntando sulla lesione dell'ambiente e del territorio provocata dall'adulterazione delle acque di falda, di cui sono accusati Rondoni, Landi e Colucci.
I tre, per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio dal pubblico ministero Giuseppe Miliano, non avrebbero controllato la sicurezza degli invasi S1, S2, S3 ed S0 e, non eseguendo le opere di impermeabilizzazione di tali impianti, nonostante le carenze fossero a loro note a partire dal 1995, avrebbero consentito al percolato - il liquido inquinante prodotto dalla macerazione dei rifiuti - di fuoriuscire dagli invasi e «avvelenare» appunto la falda acquifera. Sul rinvio a giudizio il gup Marcelli prenderà una decisione in occasione della prossima udienza, fissata per l'8 ottobre. In quella data il giudice scioglierà la riserva anche sulle numerose eccezioni presentate ieri in aula dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Gaetano e Luigi Marino e Luigi De Angelis, eccezioni alle quali hanno replicato i legali delle parti civili. Insieme a Legambiente Lazio, infatti, si sono costituiti parte civile anche l'associazione Codici - e altre due associazioni collegate - l'associazione Acqua Pulita e l'Amministrazione provinciale. Assente, invece, il Comune di Latina, che ad oggi non ha ancora preso posizione in questo delicato procedimento.
Gabriele Salvatore http://www.dimmidipiu.it/
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