sabato 12 aprile 2025

Il Fatto di domani. L’inviato Usa Kellogg: “Ucraina divisa in zone come Berlino dopo la guerra”. Governo, destra a pezzi: Lega di traverso sul riarmo (e sui candidati regionali è tutti contro tutti)

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-12-aprile-2025/

La giornata in cinque minuti

UCRAINA, L’IDEA DELL’INVIATO USA KEITH KELLOG: “DIVISA IN ZONE COME BERLINO DOPO LA GUERRA”. MOSCA DICE NO: “RISCHIO ESCALATION”. Dopo l’incontro di ieri tra Witkoff e Putin (privo di risultati immediati), mentre la pace promessa da Trump resta lontana, l’inviato della Casa Bianca per l’Ucraina, Keith Kellogg, lancia la proposta in un’intervista al Times di Londra: “Si potrebbe arrivare a una soluzione che somigli a quella per Berlino dopo la Seconda guerra mondiale, con una zona russa, una zona francese e una britannica”. L’idea è dividere l’Ucraina in sfere d’influenza militare: a ovest del fiume Dnipro l’area controllata da forze francesi e inglesi; a est, il comando russo. Tra i due territori, una zona cuscinetto demilitarizzata. La proposta di Kellog accoglie quella di Starmer e Macron: ovvero una coalizione di “volenterosi” per garantire un accordo di pace, scoraggiando aggressioni russe. Un’idea sempre rifiutata dal Cremlino, ostile all’ingresso di soldati Nato in Ucraina. Secondo Kellog, invece, il piano “non costituirebbero una provocazione per Mosca”. Gli Stati Uniti non parteciperebbero allo sforzo sul terreno. Ma per la Russia non è abbastanza. Secondo l’ambasciatore del Cremlino Rodion Miroshnik, la proposta “per mantenere una zona militarizzata (in Ucraina, ndr) e la formazione di elementi radicalizzati è una delle possibilità di congelamento che può poi portare a un nuovo livello di escalation”. Kellog ha corretto il tiro, ma solo in parte, accusando il Times di aver travisato le sue parole: “Nelle discussioni sulla spartizione, mi riferivo ad aree o zone di responsabilità di una forza alleata (senza truppe statunitensi). NON mi riferivo a una spartizione dell’Ucraina”, ha dichiarato il generale ottantenne. Secondo l’agenzia Reuters, per raggiungere la tregua nel “modo più rapido”, Witkoff avrebbe suggerito a Trump di concedere a Putin le quattro regioni orientali ucraine rivendicate dopo i referendum del 2022: Donetsk, Kherson, Lugansk e Zaporizhzhia. Sul Fatto di domani, la diplomazia per la tregua in Ucraina.


RIARMO EUROPEO, L’ECOFIN CERTIFICA LE DIVISIONI NEL VECCHIO CONTINENTE. LEGA CONTRARIA ALL’AUMENTO DELLA SPESA MILITARE, GIORGETTI: “POSIZIONI DIVERSIFICATE”. SALVINI: “BRUXELLES FUORI FASE”. L’Europa è divisa sul riarmo, ma anche in Italia la maggioranza non è compatta. Oggi il ministro delle finanze Giancarlo Giorgetti, a margine della riunione Ecofin con i ministri delle finanze dei 27 memebri Ue, ha espresso il problema: le posizioni dei governi sono “diversificate” sull’aumento della spesa militare. D’altra parte è la richiesta della Nato e di Donald Trump. Ma tra i governi del Vecchio continente “c’è un ampio spettro di posizioni”, ammonisce il ministro della Lega. Dunque “serve un po’ di tempo per coordinarsi”. L’Ecofin ha discusso sulle modalità di finanziamento del riarmo. A dividere i Paesi è il debito pubblico nazionale: i governi con margine di spesa, come la Germania, spingono per il riarmo. In Italia, le destre sono divise. Il ministro della Difesa meloniano, Guido Crosetto, preme per nuovi stanziamenti sulla Difesa ma la Lega è contraria. “A Bruxelles sono fuori fase – ha dichiarato Matteo Salvini – prima hanno usato la parola riarmo, poi hanno cambiato il nome da Rearm Eu a Readiness 2030, cioè Prontezza 2030. Allora, siamo ad aprile 2024 e parlare di prontezza 2030 è un ossimoro. Quindi noi spendiamo ora in armi e nel 2030 ci difenderemo?”. L’ecofin si è svolto a Varsavia, in Polonia, Paese in prima fila nel sostenere la proposta von der Leyen: un piano da 800 miliardi per la Difesa europea. Sul Fatto di domani vi racconteremo le divisioni sul riarmo.


ELEZIONI REGIONALI, DESTRA IN FRANTUMI PER LA SCELTA DEL CANDIDATO IN VENETO E CAMPANIA. Dopo lo stop al terzo mandato fremono le trattative – a destra e a sinistra – per la scelta dei candidati alle prossime elezioni regionali. In ballo c’è il Veneto del dopo-Zaia, ma anche la Campania del post-De Luca. La regione del Nord est fa gola a Fratelli d’Italia. Il partito di Meloni ha moltiplicato i consensi nell’ex fortino del Carroccio, mentre la Lega è affondata. Ma Salvini non vuole cedere, malgrado l’alt della Corte costituzionale alla ricandidatura del Doge: “Noi non imponiamo niente a nessuno, sicuramente la tradizione di buon governo della Lega in Veneto è sotto gli occhi di tutti e quindi tendenzialmente squadra che vince non si cambia, però siamo una coalizione, troveremo sicuramente l’accordo. Diciamo che amministratori leghisti in Veneto, in grado di proseguire lo straordinario cammino di Zaia, ne abbiamo tanti”, ha dichiarato il leader del Carroccio. A caccia di un candidato in Veneto è anche il Partito democratico. Sul Fatto di oggi, Wanda Marra ha raccontato le figure in pole position, come l’immunologa Antonella Viola (volto noto per le ospitate tv durante la pandemia) e l’ex calciatore Aldo Serena. In Campania, invece, prende corpo l’ipotesi di un candidato M5s, come Roberto Fico oppure Sergio Costa. A destra la partita è tutta giocare: Lega, FdI e Forza Italia non vogliono rinunciare al candidato. Ora anche gli azzurri alzano la voce: “Non è una sfida tra Cirielli (FdI) e Zinzi (Lega). Forza Italia presenterà la sua proposta quando si entrerà nel vivo della discussione”, ha dichiarato il coordinatore regionale di Forza Italia, Fulvio Martusciello. Sul Fatto di domani, faremo il punto sulle trattative politiche per le prossime elezioni regionali.


LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE

Dazi, Trump apre al dialogo con la Cina. Il presidente Usa, dopo aver imposto tariffe del 145% sulle merci da Pechino, apre al dialogo con il paese asiatico. “Penso che qualcosa di positivo verrà fuori”, ha dichiarato il Tycoon a proposito della battaglia commerciale con la Cina. Aggiungendo parole di elogio per il presidente Xi Jinping, “un leader molto bravo, un leader molto intelligente”.

Graziano Mesina è morto, l’ex bandito sardo scarcerato venerdì per motivi di salute. Era gravemente malato e detenuto nel carcere di Opera. Solo ieri le sue legali avevano ottenuto dal Tribunale di sorveglianza che fosse scarcerato. Sarebbe voluto tornare nella sua Orgosolo, ma le condizioni erano così gravi che dal carcere è passato al reparto detenuti del san paolo di Milano. Lì finisce la sua lunga storia fatta di reati, arresti ed evasioni. Mesina, che durante la latitanza riusciva a raggiungere lo stadio Amsicora per vedere le gesta del Cagliari di Gigi Riva, è morto il giorno dell’anniversario di quello storio Scudetto del ’70.

Operaio di 35 anni morto schiacciato da una porta blindata nel Trapanese. Pietro Zito è deceduto all’ospedale Villa Sofia di Palermo, dopo aver riportato gravissime ferite in un incidente sul lavoro, ieri a Misiliscemi (Trapani). L’operaio, dipendente di una ditta di infissi di Carini, è stato schiacciato da un carico che stava trasportando per una consegna. Immediatamente sono scattati i soccorsi. Il 35enne è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani. Le sue condizioni sono apparse subito disperate ai sanitari. Pietro Zito non ce l’ha fatta ed è deceduto oggi.

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