25/11/2016
Un'azienda, gestita da un soggetto italiano, in via di Montemurlo a Prato, è stata oggetto di un controllo interforze.
All’interno del capannone erano state stipate quasi 800 tonnellate di rifiuti, costituiti per la maggior parte da sacchi neri contenenti ritagli tessili, all’interno di un cumulo che raggiungeva quasi il colmo della copertura dell’edificio, addossati completamente alle pareti, tanto da impedire l’apertura di alcune finestre.
Frammisti ai rifiuti tessili sono stati inoltre rinvenute anche altre tipologie di rifiuti, quali cartone, profilati in plastica, cartelli stradali in metallo, materiale elettrico, rifiuti urbani.
L’impianto, autorizzato al recupero dei rifiuti, avrebbe invece dovuto cernire, selezionare e tenere in aree appositamente separate e distinte le varie tipologie di rifiuti, per permettere le successive operazioni di recupero.
Tutto il materiale in ingresso, invece, era stato accumulato indistintamente, anche in altezza, andando a creare una vera e propria discarica all’interno del locale, con rischi di crollo e compromissione della sicurezza dei lavoratori, in quanto non erano nemmeno state realizzate le corsie di viabilità per i pedoni ed i mezzi operativi .
Al fine di fare maggior spazio all’interno dell’impianto, per poter stipare i sacchi di rifiuti, i vari container scarrabili, che nell’atto autorizzativo erano previsti dover essere disposti all’interno dei locali, erano stati invece spostati sul piazzale esterno di pertinenza e, privi di copertura, diventavano oggetto di dilavamento di rifiuti da parte delle acque meteoriche.
Nel corso degli accertamenti sono state rilevate anche numerose violazioni da parte del personale dei Vigili del Fuoco, per la mancanza di atti autorizzativi e presidi antincendio.
Il personale ARPAT e del nucleo di Polizia Ambientale della Polizia Municipale hanno effettuato il sequestro dell’immobile e denunciato il titolare per la gestione illecita di rifiuti.
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