La storia del “termovalorizzatore della Toscana centrale” è lunga: si tratta di un’opera fortemente voluta dalle amministrazioni della zona che si sono succedute da venti anni ad oggi e osteggiata fin da subito da partiti d’opposizione e abitanti. Brucerebbe circa 198mila tonnellate di rifiuti l’anno a servizio di circa un milione e mezzo di abitanti. Il punto di partenza fu il decreto Ronchi del 1997 per cui in tutte le zone del Paese, gli Ato (cioè gli Ambiti territoriali ottimali di cui fanno parte più Comuni) dovevano raggiungere l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti. Nel caso della Piana si creò l’Ato numero 6 – Area Metropolitana fiorentina – che raccoglieva i comuni di Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Calenzano e Signa. Nel 2000 la Provincia ha adottato il piano di gestione dei rifiuti, con la certezza di voler evitare uno smaltimento basato su costose discariche e utilizzando una fonte rinnovabile per la produzione di energia elettrica e termica: il termovalorizzatore, appunto. Tre anni dopo è stata individuata l’area in cui sarebbe dovuto sorgere l’impianto, aCase Passerini, zona industriale di Sesto Fiorentino, lontano dalle abitazioni. Le amministrazioni dei Comuni interessati, tutte di sinistra, sono favorevoli, ma si rendono conto che il termovalorizzatore sarà realizzato in una zona fortemente inquinata a causa del traffico dei veicoli e firmano un protocollo di intesa nel 2005 che stabilisce alcune condizioni preventive alla costruzione dell’inceneritore. Tra queste il “bosco della Piana” di 20 ettari, la piantizzazione, piste ciclabili per azzerare l’impatto ambientale dell’impianto. Ma queste misure non sono mai state attuate e gli anni successivi sono stati caratterizzati da un forte contrasto tra i Comuni e i cittadini soprattutto a Campi Bisenzio, culminato con un referendum del 2007: in quella consultazione l’84 per cento degli abitanti espresse il suo rifiuto, ma non fu raggiunto il quorum perché alle urne si presentò solo il 31 per cento degli aventi diritto.
La svolta nel 2012: nasce la Q.Thermo che serve a progettazione, realizzazione e gestione del termovalorizzatore, costo previsto 135 milioni. Si tratta di una società a capitale misto pubblico-privato partecipata al 60 per cento da Quadrifoglio, società che si occupa della raccolta rifiuti a Firenze e in alcuni Comuni intorno, e al 40 dal gruppo Hera di Bologna. Da quel momento arrivano tutti i permessi. Prima la Valutazione di impatto ambientale, poi l’autorizzazione integrata ambientale della Conferenza dei servizi e infine – nel 2015 – anche quella della Città Metropolitana, di cui fa parte anche il Comune di Campi Bisenzio. E’ contro questo atto che l’amministrazione di Campi presenta ricorso al Tar: le opere di mitigazione ambientale – spiegano i legali del Comune – non sono state realizzate.
Gli avversari politici ora accusano il sindaco Fossi di opportunismo perché le elezioni comunali si avvicinano. Ma il sindaco resta impassibile, ammette di aver già messo in conto questa critica e ribadisce di avere principalmente a cuore il bene dei suoi cittadini. A chi gli fa notare che un no non basta e chiede quali sono le alternative, replica: “Certamente la Regione deve riaprire il tema del ciclo dei rifiuti. Le cose sono cambiate, bisogna puntare sulla raccolta differenziata, sul riciclo e sul riuso, riformulare gli Ato: è ora il tempo: non possiamo più rimandare”. I malumori dentro il suo partito? “Un partito deve mettere in conto anche opinioni diverse altrimenti non siamo in democrazia”. di Valentina Roselli | 30 settembre 2017 http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/30/firenze-inceneritore-che-il-pd-vuole-da-20-anni-bloccato-da-sindaco-renziano/3883769/
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