“La lotta all’inquinamento - prosegue Bonelli - e’ la più importante infrastruttura di cui l’Italia, oggi, ha bisogno. La riunione di oggi (ieri, N.d.R), per responsabilità del Ministro dell’Ambiente Galletti, è stata un’occasione perduta. Perché questo incontro non è stato convocato congiuntamente al Ministro dei Trasporti Del Rio, dell’Economia Padoan e dello Sviluppo Economico Guidi?”.
“Per affrontare l’emergenza smog – conclude Bonelli – noi Verdi chiediamo investimenti per 23 miliardi in 5 anni, cifra che rappresenta esattamente la metà dei danni che ogni anno subiamo per l’inquinamento- stimati dall’Agenzia Europea per l’Ambiente in 47 miliardi di euro . Con queste risorse si possono realizzare 200 km di rete tram e metro superficie, si possono acquistare 1.000 treni per i pendolari, concedere bonus trasporti nel contratto pubblico e privato a qualunque livello per i lavoratori che lasciano la macchina a casa; realizzare almeno 5 mila boschi urbani, incentivare l’acquisto di auto elettriche, l’efficientamento energetico di tutto il patrimonio edilizio, la realizzazione di vie ciclabili e finanziare la mobilità condivisa, potenziare le agenzie regionali di protezione dell’ambiente per i controlli ambientali, a partire dalle aree industriali”.
Un attacco duro all’operato del Ministero dell’Ambiente, che non resta però isolato nel mondo ambientalista, né incentrato unicamente sulla figura di Galletti. Già alla vigilia della riunione di coordinamento romana, Roberto della Seta e Francesco Ferrante scrivevano sull’Huffington Post: “Tra le pochissime certezze di questa fine 2015 all’insegna dell’emergenza smog, una si staglia su tutte: il Ministero dell’ambiente non serve a nulla”. Dopo essere stato creato negli anni ’80 per dare spazio e peso di governo alle politiche ambientali, argomentano i fondatori di Green Italia, a proposito del dicastero oggi guidato da Galletti, “da almeno un decennio, è peggio che inutile: è dannoso, limita la possibilità di costruire per l’Italia un futuro prossimo e meno prossimo in cui l’ambiente diventi sinonimo di benessere, di vero sviluppo”.
E’ evidente, dunque, che non si tratta di una provocazione “passeggera”, a caldo, ma di una rottura storica tra i partiti ambientalisti e il Ministero, definito “un ministero di serie B. Un contentino da dare ai partiti minori o a esponenti politici di seconda e terza fila, generalmente del tutto digiuni della materia“. Ma il punto fondamentale, secondo Della Seta e Ferrante, è che “il Ministero dell’Ambiente sempre di più rappresenta un alibi, un diversivo rispetto a politiche generali che dell’ambiente semplicemente se ne infischiano“.
Basta dunque ai proclami, agli annunci per i media, alle misure occasionali, ai provvedimenti “d’emergenza”, basta al “Renzi Show” – è la sintesi degli attacchi di queste ore – e si avviino, invece,interventi strutturali e di ampio respiro, che consentano una reale attuazione della green economy in Italia. “Renzi vuole comportarsi da quel grande modernizzatore che dice tutti i giorni di essere? – concludono Della Seta e Ferrante – Cancelli il Ministero dell’Ambiente e affidi a uno bravo, non uno preso a caso, un Ministero delle Città. L’ambiente sentitamente ringrazierebbe!”.
Redazione Greenews.info
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