L’ANTICORRUZIONE:
IL BANDO DA 2,7 MILIARDI “VIOLA IL CODICE DEI CONTRATTI”
ASFALTO
SCIVOLOSO
L’Autorità
accusa l’Anas
di
non aver aperto l’asta
ai
piccoli, favorendo le
solite
grandi imprese.
Sistema
che può favorire
Non
ha fatto in
tempo
a posare il
calice
con cui
aveva
brindato
alla
nomina di amministratore
delegato
delle Autostrade
del
Lazio, società mista
Anas
e Regione, che Ugo Dibennardo,
l’astro
nascente
dell’azienda
pubblica delle
strade,
si è visto piovere sulla
testa
non una, ma una serie di
tegole.
La prima: l’Autorità
anticorruzione
(Anac) guidata
dal
magistrato Raffaele
Cantone
gli ha comunicato
per
lettera che non è per niente
regolare
la gara per l’a s s egnazione
dei
lavori della futura
Roma-Latina,
100 chilometri
di
autostrada più 86 di
strade
secondarie, grande
opera
del costo preventivato
di
2 miliardi e 700 milioni di
euro.
Le
offerte per la gara dovevano
essere
presentate entro
mezzogiorno
di giovedì prossimo,
e
- questa è la seconda
tegola
- perché l’Anas, bloccata
in
corsa, si ritrova spiazzata,
anche
se conta di trovare
una
via d’uscita all’u l t imo
tuffo.
A questo scopo ha
chiesto
un’audizione per
mercoledì
all’Anticorruzione
sperando
di trovare argomenti
tali
da modificare o addolcire
il
giudizio dell’a u t orità
di
Cantone. Che è duro e
perentorio:
“La gara in corso
viola
i principi del Codice dei
contratti
in materia di concorrenza
e
non discriminazione,
contravviene
al principio
introdotto
dalla legge
che
invita a favorire la partecipazione
delle
piccole e
medie
imprese alle grandi
opere”.
L’ANTICORRUZIONE
ha tra i
suoi
compiti anche quello
della
vigilanza sugli appalti e
ha
accolto in pieno i rilievi
espressi
dalle associazioni dei
costruttori,
l’Ance di Paolo
Buzzetti,
più la sezione territoriale
romana,
l’Acer. E questa
è
la terza tegola per Dibennardo
e
soprattutto per la
sua
Anas perché l’opposizio -
ne
a spada sguainata delle associazioni
degli
imprenditori
dell’asfalto
e del mattone contro
il
sistema delle gare per i
grandi
lavori autostradali è
indice
di un importante cambio
di
rotta. Una novità da cui
si
intuisce che, complice forse
anche
la crisi spaventosa del
settore,
stanno vistosamente
vacillando
vecchi e rocciosi
equilibri
fin qui sempre favorevoli
alle
grandissime imprese.
Le
aziende normali, cioè le
medio
grandi, le medie e infine
le
piccole, guardano con
sempre
maggiore insofferenza
alla
cupola dell’Agi (Associazione
grandi
imprese), e
non
ci stanno più a fare la parte
delle
parenti povere, costrette
nel
migliore dei casi a
un
posto in ultima fila al banchetto
delle
grandi opere
Anas,
con i posti migliori
sempre
riservati ai general
contractor,
beneficiari del sistema
introdotto
nel 2001
dalla
berlusconiana legge
Obiettivo.
Spesso anticamera
di
mazzette e corruzione. E si
ribellano
queste aziende medie
e
piccole, ricorrendo perfino
alle
carte bollate. La vicenda
della
Roma-Latina dimostra
che
non stanno ululando
alla
luna, trovando
orecchie
pronte ad ascoltare
le
loro ragioni.
Per
l’autostrada laziale erano
in
corsa i soliti nomi noti delle
grandi
opere, da Pizzarotti ad
Astaldi
a Salini. I costruttori
dell’Ance
e dell’Acer avevano
sostenuto
che con la gara organizzata
a
quel modo venivano
di
fatto ignorate le norme
di
revisione degli appalti
introdotte
nel 2011 e poi integrate
nei
due anni successivi.
In
base a queste nuove
regole
le grandi opere devono
essere
suddivise, dove possibile,
in
tanti lotti funzionali,
in
modo da consentire alle
piccole
e medie imprese di
poter
concorrere all’assegna -
zione
dei lavori senza la preventiva
certezza
di essere
scartate
perché inadeguate
non
avendo le spalle sufficientemente
larghe.
Secondo
le
organizzazioni dei costruttori
anche
la Roma-Latina
poteva
benissimo essere suddivisa
in
lotti minori perché ci
sarebbero
state le condizioni
sia
tecniche sia economiche
per
farlo. E invece la società
Autostrade
Lazio ha seguito
la
solita strada favorevole ai
general
contractor. I quali
nella
generalità dei casi, ottenuto
l’appalto
poi materialmente
affidano
i lavori alle
imprese
piccole e medie, trattando
però
con esse da una
posizione
di forza e riuscendo
a
prenderle per il collo sia con
i
prezzi sia da un punto di vista
finanziario.
L’ANTICORRUZIONE
dimo -
stra
di aver capito l’andazzo.
Scrive
l’autorità diretta da
Cantone:
“Nel bando non solo
non
si prevede per la realizzazione
delle
tre tratte
A12-Roma
Tor de Cenci, Roma
Tor
de Cenci-Latina, bretella
Cisterna-Valmontone
la
suddivisione
in lotti dell’ope -
ra,
ma malgrado il finanziamento
sia
sufficiente solo per
una
tratta, si mette in gara
l’intero
intervento, così effettuando
la
selezione dei concorrenti
su
importi molto
maggiori
(2.787 milioni di euro)”.
Relegando
così le imprese
medie
e piccole al solito
cantuccio
di Cenerentole.
Pag.
9 Il fatto quotidiano 22 novembre 2014
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