Il procuratore Pignatone:'Confische e 416 bis
contro le mafie laziali. A Ostia cosche militari'
I dati dell'osservatorio Luiss sulla legalità dell'Economia. Il procuratore capo: "A Roma grandi capitali sospetti ma anche in tutta la regione. Il riciclaggio però è difficile da dimostrare"
di FRANCESCO SALVATORE
Diminuisce il credito alle imprese e aumentano i fallimenti delle aziende. E intanto proliferano le organizzazioni criminali che, secondo una stima, hanno ottenuto ricavi tra i 614 milioni di euro e il miliardo e 100mila da droga prostituzione, contraffazione, armi, gioco d'azzardo, usura, estorsioni ma anche rifiuti e tabacco. La criminalità organizzata dispone infatti della materia prima più rara e pregiata: una massa di liquidità pronta a essere investita.
I NUMERI DELLE MAFIE NEL LAZIO
La Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, solo nel 2012, ha aperto 279 procedimenti, rispetto ai 201 del 2011 (+39 per cento). Di questi solo 17 ipotizzano però il delitto di cui all'articolo 416-bis (associazioni criminali di tipo mafioso). Nel 2011 il Lazio è stata la prima regione per sequestri di stupefacenti (quasi 8.000 kg) e per le segnalazioni alla Banca d'Italia che riguardano il riciclaggio con 81 arresti (un altro primato in Ita, mentre la provincia più colpita dalle mafie sembra essere Latina con 253 beni sequestrati e 123 beni confiscati, per un valore complessivo di 280 milioni di euro.
Sono questi alcuni dei numeri presentati oggi alla Luiss dall'osservatorio sulla legalità dell'Economia nel rapporto "Il Pil delle mafie. Il nuovo ordine criminale del Lazio e la guerra silenziosa del 416 bis" alla presenza del Procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, dell'ex ministro della Giustizia Paola Severino, del Direttore generale dell'ateneo Giovanni Lo Storto, del vice presidente Confindustria per l'Education Ivanhoe Lo Bello e del direttore generale Confindustria Marcella Panucci.
"Il problema mafia a Roma esiste - ha detto il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone -Non è l'unico, ce ne sono molti altri. Dal canto nostro lo dobbiamo affrontare col 416 bis e con le confische. A Roma ci sono grandi capitali sospetti ma anche in tutto il Lazio. Il riciclaggio però non è così semplice da dimostrare. In questa città, come anche del resto nel nord Italia, ci stiamo allontanando nel tempo e nello spazio dai grandi patrimoni. Vanno fatte indagini per risalire alle origini, alla provenienza illecita di questi capitali: tornare a due tre generazioni passate. Scoprire parentele remote o legami sociali antichi" ha aggiunto Pignatone che si è poi soffermato sulle infiltrazioni mafiose sul litorale - ha continuato Pignatone - Ad Ostia i fatti sono quelli che abbiamo contestato. In un anno di indagini abbiamo messo in luce un controllo criminale di questo quartiere di Roma, che conta 200mila persone. E non dimentichiamoci che Reggio Calabria ne ha 180mila. A Ostia è stata messa in luce, al momento, una mafia militare. Un primo livello di controllo territoriale che si nutre di traffico di droga e armi, e che si mette in atto attraverso episodi incendiari intimidatori e tentati omicidi", ha detto il procuratore.
Lo conferma anche il rapporto Luiss. "Come mostrano le numerose richieste di misure cautelari, quella di Ostia sembra un tipo di organizzazione che impone il modus operandi descritto dall'articolo 416-bis del codice penale, che circoscrive le associazioni criminali di stampo mafioso - si legge - Non solo l'attuale configurazione della mafia ostiense rispecchia quella gerarchico-piramidale tipica di Cosa Nostra, ma vi è tutta una serie di attività che confermano come non si sia più di fronte a piccole associazioni dedite alla microcriminalità, bensì davanti a vere e proprie strutture che incarnano il modello mafioso, col controllo del territorio. Basti ricordare le decine di attentati verificatesi nel 2012, prima che le nuove indagini della Procura di Roma cominciassero a scardinare le organizzazioni criminali, con misure cautelari che hanno colpito oltre 50 persone. Tale panorama si vale di una fitta rete di alleanze tra clan, come gli agrigentini Triassi e i locali Fasciani".
Per Paola Severino, "La crisi incrementa la criminalità organizzata e in particolare il fenomeno dell'usura". "Oggi abbiamo le mafie, e non la mafia, ossia ci troviamo di fronte ad una pluralità di criminalità organizzate che spesso non si riesce a far rientrare nella norma del 416bis - ha aggiunto - Serve la politica delle piccole cose. Il sequestro e la confisca sono i più grandi mezzi di lotta alla mafia. E' un metodo che insegnamo anche in altri Paesi. L'attenzione non va mai calata. Passare dalla teoria alla prova è il tavolo su cui si gioca il successo di certe operazioni e non è mai facile. La mafia si radica in tutti i territori dove c'è un'economia significativa".
Per il governatore Zingaretti "non resterà inascoltato l'allarme lanciato dal procuratore Giuseppe Pignatone, che ringrazio ancora una volta per lo straordinario lavoro che sta portando avanti, e confermato dai dati del rapporto dell'Osservatorio Luiss sul radicamento delle mafie nel Lazio e a Roma. È la fotografia e la denuncia di una situazione che richiama ciascuno alle proprie responsabilità. Quella in capo alla Regione è, innanzitutto, sostenere una nuova politica economica per rafforzare l'economia sana e non lasciare sole le imprese di fronte ai fattori di fragilità che la crisi amplifica. Per questo, è di fondamentale importanza - ha continuato Zingaretti - aggredire uno dei principali elementi di debolezza che oggi investono il nostro sistema produttivo: quello della disperazione di tanti imprenditori per la mancanza di liquidità e per la difficoltà di accesso al credito. Da questo punto di vista, gli 8,3 miliardi di euro del DL 35 sul pagamento dei debiti delle imprese, lo sblocco di oltre 400 milioni di euro di bandi europei solo nei primi sei mesi di legislatura, la riorganizzazione del sistema del credito con lo stanziamento di 315 milioni di euro di nuove risorse regionali sono scelte che si inseriscono in una strategia unitaria per rimettere in moto l'economia del Lazio e prosciugare il brodo di coltura in cui prospera l'illegalità. Così come lo sono le scelte che stiamo promuovendo sul fronte della trasparenza nel rapporto tra pubblica amministrazione e sistema economico, dal rilancio della centrale unica degli acquisti, alla semplificazione normativa e amministrativa, alla riorganizzazione e razionalizzazione della galassia della società e delle aziende regionali".
"Quello che è fondamentale,
per essere vincente nella battaglia contro le mafie, è promuovere la massima cooperazione istituzionale. Perché - ha concluso Zingaretti - le mafie si sconfiggono, certo, con una efficace strategia di repressione, così come con una efficace iniziativa di governo. Ma se questi due fattori si uniscono, e se c'è un'assidua collaborazione tra attori istituzionali e società civile, allora, davvero, la risposta dello Stato diventa molto più forte".
I NUMERI DELLE MAFIE NEL LAZIO
La Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, solo nel 2012, ha aperto 279 procedimenti, rispetto ai 201 del 2011 (+39 per cento). Di questi solo 17 ipotizzano però il delitto di cui all'articolo 416-bis (associazioni criminali di tipo mafioso). Nel 2011 il Lazio è stata la prima regione per sequestri di stupefacenti (quasi 8.000 kg) e per le segnalazioni alla Banca d'Italia che riguardano il riciclaggio con 81 arresti (un altro primato in Ita, mentre la provincia più colpita dalle mafie sembra essere Latina con 253 beni sequestrati e 123 beni confiscati, per un valore complessivo di 280 milioni di euro.
Sono questi alcuni dei numeri presentati oggi alla Luiss dall'osservatorio sulla legalità dell'Economia nel rapporto "Il Pil delle mafie. Il nuovo ordine criminale del Lazio e la guerra silenziosa del 416 bis" alla presenza del Procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, dell'ex ministro della Giustizia Paola Severino, del Direttore generale dell'ateneo Giovanni Lo Storto, del vice presidente Confindustria per l'Education Ivanhoe Lo Bello e del direttore generale Confindustria Marcella Panucci.
"Il problema mafia a Roma esiste - ha detto il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone -Non è l'unico, ce ne sono molti altri. Dal canto nostro lo dobbiamo affrontare col 416 bis e con le confische. A Roma ci sono grandi capitali sospetti ma anche in tutto il Lazio. Il riciclaggio però non è così semplice da dimostrare. In questa città, come anche del resto nel nord Italia, ci stiamo allontanando nel tempo e nello spazio dai grandi patrimoni. Vanno fatte indagini per risalire alle origini, alla provenienza illecita di questi capitali: tornare a due tre generazioni passate. Scoprire parentele remote o legami sociali antichi" ha aggiunto Pignatone che si è poi soffermato sulle infiltrazioni mafiose sul litorale - ha continuato Pignatone - Ad Ostia i fatti sono quelli che abbiamo contestato. In un anno di indagini abbiamo messo in luce un controllo criminale di questo quartiere di Roma, che conta 200mila persone. E non dimentichiamoci che Reggio Calabria ne ha 180mila. A Ostia è stata messa in luce, al momento, una mafia militare. Un primo livello di controllo territoriale che si nutre di traffico di droga e armi, e che si mette in atto attraverso episodi incendiari intimidatori e tentati omicidi", ha detto il procuratore.
Lo conferma anche il rapporto Luiss. "Come mostrano le numerose richieste di misure cautelari, quella di Ostia sembra un tipo di organizzazione che impone il modus operandi descritto dall'articolo 416-bis del codice penale, che circoscrive le associazioni criminali di stampo mafioso - si legge - Non solo l'attuale configurazione della mafia ostiense rispecchia quella gerarchico-piramidale tipica di Cosa Nostra, ma vi è tutta una serie di attività che confermano come non si sia più di fronte a piccole associazioni dedite alla microcriminalità, bensì davanti a vere e proprie strutture che incarnano il modello mafioso, col controllo del territorio. Basti ricordare le decine di attentati verificatesi nel 2012, prima che le nuove indagini della Procura di Roma cominciassero a scardinare le organizzazioni criminali, con misure cautelari che hanno colpito oltre 50 persone. Tale panorama si vale di una fitta rete di alleanze tra clan, come gli agrigentini Triassi e i locali Fasciani".
Per Paola Severino, "La crisi incrementa la criminalità organizzata e in particolare il fenomeno dell'usura". "Oggi abbiamo le mafie, e non la mafia, ossia ci troviamo di fronte ad una pluralità di criminalità organizzate che spesso non si riesce a far rientrare nella norma del 416bis - ha aggiunto - Serve la politica delle piccole cose. Il sequestro e la confisca sono i più grandi mezzi di lotta alla mafia. E' un metodo che insegnamo anche in altri Paesi. L'attenzione non va mai calata. Passare dalla teoria alla prova è il tavolo su cui si gioca il successo di certe operazioni e non è mai facile. La mafia si radica in tutti i territori dove c'è un'economia significativa".
Per il governatore Zingaretti "non resterà inascoltato l'allarme lanciato dal procuratore Giuseppe Pignatone, che ringrazio ancora una volta per lo straordinario lavoro che sta portando avanti, e confermato dai dati del rapporto dell'Osservatorio Luiss sul radicamento delle mafie nel Lazio e a Roma. È la fotografia e la denuncia di una situazione che richiama ciascuno alle proprie responsabilità. Quella in capo alla Regione è, innanzitutto, sostenere una nuova politica economica per rafforzare l'economia sana e non lasciare sole le imprese di fronte ai fattori di fragilità che la crisi amplifica. Per questo, è di fondamentale importanza - ha continuato Zingaretti - aggredire uno dei principali elementi di debolezza che oggi investono il nostro sistema produttivo: quello della disperazione di tanti imprenditori per la mancanza di liquidità e per la difficoltà di accesso al credito. Da questo punto di vista, gli 8,3 miliardi di euro del DL 35 sul pagamento dei debiti delle imprese, lo sblocco di oltre 400 milioni di euro di bandi europei solo nei primi sei mesi di legislatura, la riorganizzazione del sistema del credito con lo stanziamento di 315 milioni di euro di nuove risorse regionali sono scelte che si inseriscono in una strategia unitaria per rimettere in moto l'economia del Lazio e prosciugare il brodo di coltura in cui prospera l'illegalità. Così come lo sono le scelte che stiamo promuovendo sul fronte della trasparenza nel rapporto tra pubblica amministrazione e sistema economico, dal rilancio della centrale unica degli acquisti, alla semplificazione normativa e amministrativa, alla riorganizzazione e razionalizzazione della galassia della società e delle aziende regionali".
"Quello che è fondamentale,
279i procedimenti aperti dalla Dda di Roma
(ma solo 17 per associazione di stampo mafioso)643milioni di euro. È la stima minima dei ricavi delle organizzazioni criminali nel Lazio, che potrebbe arrivare a 1,1 miliardi.
Si tratta di droga, prostituzione, contraffazione, armi, gioco d’azzardo, rifiuti, tabacco, usura, estorsioni+39%l'aumento di procedimenti nel 2012 rispetto al 20118.000chilogrammi di stupefacenti sequestrati nel 2011.
Il Lazio è la regione con più sequestri985segnalazioni di sospetto riciclaggio nel Lazio,
prima regione italiana81persone arrestate per riciclaggio nel Lazio,
anche qui prima regione italiana645beni confiscati nel Lazio. La provincia più colpita è Latina
(ma solo 17 per associazione di stampo mafioso)643milioni di euro. È la stima minima dei ricavi delle organizzazioni criminali nel Lazio, che potrebbe arrivare a 1,1 miliardi.
Si tratta di droga, prostituzione, contraffazione, armi, gioco d’azzardo, rifiuti, tabacco, usura, estorsioni+39%l'aumento di procedimenti nel 2012 rispetto al 20118.000chilogrammi di stupefacenti sequestrati nel 2011.
Il Lazio è la regione con più sequestri985segnalazioni di sospetto riciclaggio nel Lazio,
prima regione italiana81persone arrestate per riciclaggio nel Lazio,
anche qui prima regione italiana645beni confiscati nel Lazio. La provincia più colpita è Latina
I numeri delle Mafie nel Lazio 645 beni confiscati nel Lazio. La provincia più colpita è Latinahttp://roma.repubblica.it/cronaca/2013/12/04/news/i_numeri_delle_mafie_nel_lazio-72657927/
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