Conto Energia e decreto rinnovabili, operatori contrari
Le Associazioni: ‘‘blocco dello sviluppo del settore, duro colpo alle rinnovabili’’http://www.edilportale.com/news/2012/07/risparmio-energetico/conto-energia-e-decreto-rinnovabili-operatori-contrari_28500_27.html
di Rossella Calabrese
10/07/2012 - “Scelta recessiva per il Paese, duro colpo alle prospettive di tutte le rinnovabili, quinto Contro Energia”.
Così si esprimono le associazioni del settore fotovoltaico e delle rinnovabili all’indomani della diffusione delle bozze definitive del quinto Conto Energia e del Decreto per le altre rinnovabili che ridefiniscono il sistema di incentivazione al fotovoltaico e a idroelettrico, geotermico, eolico, biomasse, biogas .
Il Presidente di APER, Agostino Re Rebaudengo, apprezza il fatto che, seppur con grave ritardo, finalmente gli operatori possono conoscere i contenuti dei decreti, uscendo da una situazione di totale incertezza che durava ormai da troppo tempo, ma rileva che, nonostante qualche lieve miglioramento, le numerose proposte sollecitate da Bruxelles, dalla Conferenza Unificata e da APER, non sono state accolte se non in minima parte.
Sono diversi, secondo Re Rebaudengo, i punti critici della nuova disciplina: dall’assenza di un periodo transitorio adeguato a tutelare gli investimenti in corso, alla mancata opportunità di sviluppo per le filiere produttive.
Così si esprimono le associazioni del settore fotovoltaico e delle rinnovabili all’indomani della diffusione delle bozze definitive del quinto Conto Energia e del Decreto per le altre rinnovabili che ridefiniscono il sistema di incentivazione al fotovoltaico e a idroelettrico, geotermico, eolico, biomasse, biogas .
Il Presidente di APER, Agostino Re Rebaudengo, apprezza il fatto che, seppur con grave ritardo, finalmente gli operatori possono conoscere i contenuti dei decreti, uscendo da una situazione di totale incertezza che durava ormai da troppo tempo, ma rileva che, nonostante qualche lieve miglioramento, le numerose proposte sollecitate da Bruxelles, dalla Conferenza Unificata e da APER, non sono state accolte se non in minima parte.
Sono diversi, secondo Re Rebaudengo, i punti critici della nuova disciplina: dall’assenza di un periodo transitorio adeguato a tutelare gli investimenti in corso, alla mancata opportunità di sviluppo per le filiere produttive.
“Non è stata prevista - continua APER - alcuna reale misura di semplificazione volta a ridurre gli ‘extra costi’ subiti dal settore a causa della burocrazia, ma addirittura sono stati introdotti ulteriori meccanismi quali le aste, i contingenti annuali di potenza per i nuovi impianti e per i rifacimenti di quelli esistenti, l’introduzione dei registri anche per gli impianti di piccola taglia”.
E ancora non c’è alcun accenno “a politiche di supporto per il raggiungimento della grid parity: stupisce che i provvedimenti non contemplino infatti la possibilità dell’innalzamento del limite dello scambio sul posto e l’implementazione dei SEU, che potrebbero al contrario rappresentare un nuovo paradigma di sviluppo per la generazione distribuita. Misure queste ultime che contrastano palesemente con gli obiettivi europei sia in tema di energie rinnovabili sia di efficienza energetica, e ancor di più con quelli di recupero di produttività del nostro Paese”.
“Siamo un settore industriale - conclude APER - di primaria importanza per il tessuto economico italiano: i continui e repentini cambi delle regole del gioco e la mancanza di una lungimirante politica energetica nazionale rischiano di portare alla crisi anche il nostro comparto che al contrario, fino ad oggi, ha garantito sviluppo e occupazione”.
Duro anche il giudizio di ISES ITALIA, che rileva l’incongruenza del Governo tra il rifiuto di accogliere la quasi totalità dei miglioramenti proposti dalle Regioni e dalle associazioni di categoria e la conclamata volontà di dare priorità alla promozione delle rinnovabili termiche e dell’efficienza energetica.
“Invece di un diniego - prosegue il presidente di ISES ITALIA, G.B. Zorzoli -, un Governo realmente interessato ad aumentare gli incentivi alle rinnovabili termiche e all’efficienza energetica, a tali richieste avrebbe potuto contrapporre lo scambio fra la riduzione dei costi indiretti, prodotta dalle semplificazioni burocratiche, e una riduzione di pari entità agli incentivi per il fotovoltaico e le altre rinnovabili elettriche. Da questa vicenda ricevono un duro colpo non solo le prospettive di tutte le rinnovabili ma, deprimendo un settore che negli ultimi anno ha svolto una funzione anticiclica, anche quelle di rilancio dell’economia italiana”.
Non un Conto Energia ma un ContRo Energia. La vede cosìAzione Energia Solare che giudica il decreto sul fotovoltaico “la pietra tombale per molte aziende Italiane, l’ennesima opportunità, che viene gettata al vento, di creare un settore industriale forte e in grado di competere sui mercati internazionali”.
Azione Energia Solare ricorda di aver proposto, insieme ad altre associazioni, ipotesi di sviluppo che, a costo zero, avrebbero consentito un grande incremento di questo settore, “ma - denuncia - una precisa volontà di mantenere i vecchi e superati oligopoli dell’energia, ha bloccato ogni possibilità di collaborazione. Sarebbe bastato ad esempio defiscalizzare gli utili derivanti dai grandi impianti per consentire un serio avvio di installazioni in grid-parity, che avrebbe consentito una forte crescita del mercato, la creazione di posti di lavoro per operatori ed aziende, senza alcun costo per i contribuenti e con un introito importante per l’erario”.
“Perché non si è fatto questo?” si chiede AES. “Perché lo scopo mai confessato, ma di tutta evidenza del ministro Passera, è stato, da sempre, quello di favorire le aziende produttrici di energia da fonti fossili ed i loro fornitori, legati da interessi enormi con i principali istituti bancari italiani e questi interessi prevedono e pretendono che le fonti rinnovabili non diano un apporto significativo al sistema energetico Italiano. Quindi vanno bene i piccoli impianti che, anche se realizzati in centinaia di migliaia di unità producono comunque pochi Gigawattora e comunque, anche per questi, sono stati escogitati una serie di impedimenti tecnico-burocratici che stanno letteralmente facendo impazzire i produttori di inverters e gli studi tecnici”.
“È una scelta miope - conclude il comunicato -, che porterà l’Italia a sostenere costi energetici sempre più alti, perdendo competitività sui mercati, mentre avremmo potuto trasformare l’Italia in una “sun valley” ricca di energia e di competenze sulle rinnovabili e sulle smart grids”.
(riproduzione riservata)
E ancora non c’è alcun accenno “a politiche di supporto per il raggiungimento della grid parity: stupisce che i provvedimenti non contemplino infatti la possibilità dell’innalzamento del limite dello scambio sul posto e l’implementazione dei SEU, che potrebbero al contrario rappresentare un nuovo paradigma di sviluppo per la generazione distribuita. Misure queste ultime che contrastano palesemente con gli obiettivi europei sia in tema di energie rinnovabili sia di efficienza energetica, e ancor di più con quelli di recupero di produttività del nostro Paese”.
“Siamo un settore industriale - conclude APER - di primaria importanza per il tessuto economico italiano: i continui e repentini cambi delle regole del gioco e la mancanza di una lungimirante politica energetica nazionale rischiano di portare alla crisi anche il nostro comparto che al contrario, fino ad oggi, ha garantito sviluppo e occupazione”.
Duro anche il giudizio di ISES ITALIA, che rileva l’incongruenza del Governo tra il rifiuto di accogliere la quasi totalità dei miglioramenti proposti dalle Regioni e dalle associazioni di categoria e la conclamata volontà di dare priorità alla promozione delle rinnovabili termiche e dell’efficienza energetica.
“Invece di un diniego - prosegue il presidente di ISES ITALIA, G.B. Zorzoli -, un Governo realmente interessato ad aumentare gli incentivi alle rinnovabili termiche e all’efficienza energetica, a tali richieste avrebbe potuto contrapporre lo scambio fra la riduzione dei costi indiretti, prodotta dalle semplificazioni burocratiche, e una riduzione di pari entità agli incentivi per il fotovoltaico e le altre rinnovabili elettriche. Da questa vicenda ricevono un duro colpo non solo le prospettive di tutte le rinnovabili ma, deprimendo un settore che negli ultimi anno ha svolto una funzione anticiclica, anche quelle di rilancio dell’economia italiana”.
Non un Conto Energia ma un ContRo Energia. La vede cosìAzione Energia Solare che giudica il decreto sul fotovoltaico “la pietra tombale per molte aziende Italiane, l’ennesima opportunità, che viene gettata al vento, di creare un settore industriale forte e in grado di competere sui mercati internazionali”.
Azione Energia Solare ricorda di aver proposto, insieme ad altre associazioni, ipotesi di sviluppo che, a costo zero, avrebbero consentito un grande incremento di questo settore, “ma - denuncia - una precisa volontà di mantenere i vecchi e superati oligopoli dell’energia, ha bloccato ogni possibilità di collaborazione. Sarebbe bastato ad esempio defiscalizzare gli utili derivanti dai grandi impianti per consentire un serio avvio di installazioni in grid-parity, che avrebbe consentito una forte crescita del mercato, la creazione di posti di lavoro per operatori ed aziende, senza alcun costo per i contribuenti e con un introito importante per l’erario”.
“Perché non si è fatto questo?” si chiede AES. “Perché lo scopo mai confessato, ma di tutta evidenza del ministro Passera, è stato, da sempre, quello di favorire le aziende produttrici di energia da fonti fossili ed i loro fornitori, legati da interessi enormi con i principali istituti bancari italiani e questi interessi prevedono e pretendono che le fonti rinnovabili non diano un apporto significativo al sistema energetico Italiano. Quindi vanno bene i piccoli impianti che, anche se realizzati in centinaia di migliaia di unità producono comunque pochi Gigawattora e comunque, anche per questi, sono stati escogitati una serie di impedimenti tecnico-burocratici che stanno letteralmente facendo impazzire i produttori di inverters e gli studi tecnici”.
“È una scelta miope - conclude il comunicato -, che porterà l’Italia a sostenere costi energetici sempre più alti, perdendo competitività sui mercati, mentre avremmo potuto trasformare l’Italia in una “sun valley” ricca di energia e di competenze sulle rinnovabili e sulle smart grids”.
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