Il Ponte senza i soldi Ue?
Matteoli: "Lo faremo"
L'Unione europea non lo ha inserito fra le opere prioritarie, il ministro insiste: "Andiamo avanti con i privati"
di GIUSEPPE BALDESSARRO
REGGIO CALABRIA - L'Unione Europea non ci metterà un euro. Ma il ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli insiste: "Il Ponte sullo Stretto lo faremo con i soldi dei privati". Il Governo italiano, fa buon viso a cattivo gioco dopo la bocciatura dell'Ue, che potrebbe diventare ufficiale mercoledì prossimo. Incassa insomma solo parte del risultato sul quale premeva da tempo, e deve accettare il declassamento dell'asse Berlino-Palermo, sostituito nell'ambito delle linee strategiche sui collegamenti infrastrutturali dal corridoio Helsinki-Valletta.
L'Unione infatti conferma solo in parte il sostegno al potenziamento dei collegamenti ferroviari tra Napoli e la Sicilia, aggiungendo alle priorità la linea Napoli-Bari, ma senza inserire nella lista delle opere da finanziare il Ponte tra Calabria e Sicilia. Le decisioni dell'Ue sono contenute nelle linee guida e nel progetto di regolamento per le realizzazione delle grandi reti infrastrutturali nel campo dei trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni che la Commissione europea varerà mercoledì prossimo. Un pacchetto corposo che complessivamente prevede la mobilitazione di finanziamenti Ue per 50 miliardi di euro tra il 2014 e il 2020.
Si tratta della top list a cui Bruxelles intende affiancare strumenti finanziari innovativi, come i project bond, per stimolare la realizzazione dei necessari investimenti. Solo per il completamento delle grandi infrastrutture transeuropee la Commissione ha infatti stimato che saranno necessari investimenti per oltre mille miliardi di euro nei prossimi 10-15 anni. E in questo contesto dei 50 miliardi, la maggior parte (31,7 miliardi) è destinata a finanziarie i progetti prioritari nei trasporti. Il sostegno europeo andrà allo sviluppo dei collegamenti su rotaia tra Napoli e Bari e solo tra Napoli e Reggio Calabria, mentre in Sicilia sarà finanziata la linea Messina-Palermo.
Il Ponte insomma non viene e segnalato come opera finanziabile.
Il regolamento che la Commissione si appresta a varare, e che dovrà passare comunque al vaglio di Parlamento e Consiglio, fissa i paletti per procedere alla ripartizione dei fondi, anche se c'è comunque la possibilità che l'elenco delle opere da finanziare possa essere modificato "per tenere conto di possibili cambiamenti delle priorità politiche, del manifestarsi di nuovi fattori tecnici e anche di variazioni nei flussi dei traffici".
L'elenco delle opere italiane inserite nella lista delle priorità Ue prevede anche quelle del corridoio Baltico-Adriatico. Udine, Trieste, Venezia e Ravenna potranno beneficiare degli aiuti per finanziare parte dei lavori necessari per la loro interconnesione e lo sviluppo di scali merci multimodali. Tra le priorità del corridoio Mediterraneo figurano la Torino-Lione e il potenziamento dei collegamenti ferroviari Milano-Brescia, Brescia-Venezia- Trieste e Trieste-Divaca. Confermato poi nei piani di Bruxelles il corridoio Genova-Rotterdam. In questo contesto l'Ue è disponibile a contribuire agli studi relativi alla linea ferroviaria tra il capoluogo ligure, Milano/Novara e il confine con la Svizzera
Matteoli, che sulla vicenda del Ponte aveva puntato molto, ha comunque commentato positivamente: "La conferma del Corridoio 1 che da Berlino arriva a Palermo con l'aggiunta del collegamento ferroviario ad alta capacità Napoli-Bari sarebbe un successo politico e strategico del governo italiano". Per questo spera che la notizia "venga ufficializzata il prossimo 19 ottobre". Tanto più che secondo il ministro "il Ponte sullo Stretto di Messina verrà realizzato a prescindere dall'eventuale finanziamento della Ue, in quanto le risorse per il manufatto saranno reperite sul mercato, come previsto dal piano finanziario allegato al progetto definitivo". In altri termini: "Il Ponte per il governo resta una priorità essenziale per lo sviluppo del sistema dei trasporti dell'Italia".
Una contraddizione in termini per i "No Ponte" i quali hanno ribadito come "La decisione della Commissione Europea, insieme ai contenuti dei recenti decreti finanziari ed alla bozza del "decreto sviluppo" in discussione, di fatto mettono la parola fine alla pantomima del ponte".
Per Alberto Ziparo, dell'Università di Firenze, e Guido Signorino, dell'Università di Messina - entrambi del coordinamento degli studi sugli impatti del Ponte sullo Stretto - "i problemi economico finanziari del progetto, oggi stimato in circa 9 miliardi di euro e per cui si sono spesi già svariate centinaia di milioni, senza neppure avere un elaborato esecutivo, si sommano agli enormi perduranti problemi tecnici e ambientali". Ziparo e Signorini, in polemica col ministro, ricordano che contrariamente a quanto affermato da Matteoli "non sono previste penali fino all'approvazione dei progetti definitivo ed esecutivo da parte del Cipe". La penale vera e propria (il "massimale" di 400 milioni) "scatterebbe solamente se la Stretto rescindesse unilateralmente il contratto a cantieri aperti".
(17 ottobre 2011)
http://www.repubblica.it/economia/2011/10/17/news/il_ponte_senza_i_soldi_ue-23388623/?ref=HREC1-10
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