Se ci dobbiamo affidare alla responsabilità degli enti pubblici, delle
istituzioni in materia di sicurezza degli impianti, sulla eventuale
nocività, sull'adeguamento degli impianti, sulla compatibilità degli
stessi, sulla convenienza economica possiamo stare tranquilli. Tutto
liscio come l'olio:
La pratica sarebbe stata infatti “sbloccata positivamente“ (vale a
dire che erano stati mantenuti gli incentivi economici di cui era
stata in precedenza chiesta la restituzione) grazie all’intervento di
Franco Centili, all’epoca dei fatti funzionario del Gestore Servizi
Energetici, e, dopo il pensionamento, consulente esterno del Gestore
pubblico, in stretto contatto con Nicola Ostellino, consulente in
materia energetica, soggetto molto influente che nel corso di una
conversazione afferma chiaramente di avere “tutto il G.S.E.
lubrificato”.
Giorgio Libralato
Centrale biomasse Pavia, arrestato il patron
di Riso Scotti. Altri tre in carcere Clamorosa retata contro le truffe
sull’energia prodotta da fonti falsamente rinnovabili. Questa mattina
il Corpo Forestale dello Stato e la Direzione Centrale Anticrimine
della Polizia di Stato hanno arrestato, e condotto in carcere, Franco
Centili, funzionario del Gestore dei Servizi Energetici – G.S.E. di
Roma e notificato gli arresti domiciliari ad Angelo Dario Scotti, Vice
Presidente del CdA di Riso Scotti Energia, nonché Presidente del CdA e
Amministratore delegato di Riso Scotti S.p.A, Andrea Raffaelli,
funzionario del G.S.E. di Roma; Elio Nicola Ostellino, ex consulente
esterno di Assoelettrica e Nicola Farina, commercialista di fiducia
del Gruppo Scotti con studio a Milano. Le accuse: traffico illecito di
rifiuti, truffa ai danni di ente pubblico, frode in pubbliche
forniture e corruzione.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal Gip di Milano,
Stefania Donadeo, che ha accolto le richieste del pm Ilda Boccassini
controfirmate dal Procuratore capo del capoluogo lombardo, Edmondo
Bruti Liberati. Si tratta del nuovo filone di una lunga indagine
condotta dal Corpo Forestale dello Stato sull’impianto di
coincenerimento di Pavia della Riso Scotti Energia, autorizzato
inizialmente per l’impiego esclusivo di lolla di riso e altre
biomasse, e successivamente – con provvedimenti autorizzativi della
Provincia e della Regione di dubbia legittimità – anche
all’incenerimento di variegate tipologie di rifiuti, erano stati
conferiti per l’incenerimento ingenti quantitativi di rifiuti – anche
pericolosi – non conformi alle autorizzazioni sia per tipologia che
per la presenza di inquinanti in misura superiore ai valori limite
fissati dalle normative di settore.
In tal modo Riso Scotti Energia aveva ceduto al Gestore dei Servizi
Energetici – società interamente posseduta dal ministero dell’Economia
– usufruendo di pubbliche sovvenzioni e quindi ad un prezzo superiore
a quello di mercato, energia elettrica falsamente qualificata come
derivante da fonti rinnovabili = biomasse, ricavando indebiti profitti
pari ad almeno 28 milioni di euro. Nel mese di novembre 2010, in
relazione alle accertate violazioni legge, l’Autorità Giudiziaria
aveva già disposto gli arresti domiciliari per 7 indagati e il
sequestro preventivo dell’impianto di coincenerimento del gruppo
Scotti.
Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari partivano nuove
intercettazioni telefoniche, sia per riscontrare le ipotesi di truffa
aggravata e di frode in pubbliche forniture, già contestate (che
vedevano l’ente pubblico Gestore Servizi Energetici come persona
offesa) sia per raccogliere nuovi elementi di eventuali corruzioni
riconducibili a Riso Scotti Energia nei confronti di funzionari del
G.S.E. per ottenere il mantenimento degli incentivi economici.
Incentivi che a seguito di una verifica ispettiva erano stati sospesi,
tanto che era stata formalmente richiesta alla Riso Scotti Energia la
restituzione di 7 milioni di euro.
Dalle intercettazioni è emerso sin da subito il tentativo di Riso
Scotti Energia, avallato e sostenuto dalla proprietà, di risolvere in
modo favorevole il contenzioso maturato con il Gestore Servizi
Energetici attraverso l’intervento di persone amiche, dipendenti e/o
collaboratori della Pubblica Amministrazione, in grado di modificare
e/o annullare le decisioni sfavorevoli assunte dalla società pubblica
che dopo l’esplosione dell’inchiesta avevano bloccato la
corresponsione dei contributi.
La pratica sarebbe stata infatti “sbloccata positivamente“ (vale a
dire che erano stati mantenuti gli incentivi economici di cui era
stata in precedenza chiesta la restituzione) grazie all’intervento di
Franco Centili, all’epoca dei fatti funzionario del Gestore Servizi
Energetici, e, dopo il pensionamento, consulente esterno del Gestore
pubblico, in stretto contatto con Nicola Ostellino, consulente in
materia energetica, soggetto molto influente che nel corso di una
conversazione afferma chiaramente di avere “tutto il G.S.E.
lubrificato”.
Le circostanze emerse dalle indagini sono state confermate dagli
interrogatori degli indagati Giorgio Radice e Giorgio Francescone,
rispettivamente presidente del Cda e direttore tecnico di Riso Scotti
Energia.
Radice ha ammesso di avere pagato, per risolvere il contenzioso con il
G.S.E., consistenti somme di denaro in contante a favore di funzionari
del G.S.E., con il pieno avallo e sostegno del proprietario di RSE
Angelo Dario Scotti, e in particolare di avere pagato complessivamente
115.000 euro (100.000 a Franco Centili e 15.000 a Andrea Raffaelli),
aggiungendo che al momento del suo arresto restava da pagare a Centili
l’ultima tranche di 15.000 euro.
Ha poi confermato di essersi rivolto anche a Nicola Ostellino per
farsi assistere nel contenzioso, senza avere versato a quest’ultimo,
in modo diretto, somme di denaro. Anche Francescone ha confermato il
pagamento di tangenti a Centili, aggiungendo che l’esborso di denaro è
stato giustificato attraverso il pagamento di una fattura a favore di
una società “off shore” per una consulenza in materia energetica.
Al fine di monetizzare la somma necessaria il commercialista di
fiducia del Gruppo Scotti Nicola Farina aveva pianificato una
operazione meramente finanziaria, individuando in una società
statunitense il soggetto a cui la società Riso Scotti Energia avrebbe
apparentemente commissionato una fittizia consulenza per un progetto
di realizzazione di un impianto termoelettrico per un corrispettivo di
circa 140 mila euro. Alla fine dell’operazione, la Scotti Energia
riotteneva la somma in contanti, al netto delle provvigioni trattenute
dalla Società compiacente, e poteva provvedere ai pagamenti in nero.
di Andrea Di Stefano
LEGGI L’INCHIESTA PUBBLICATA SUL FATTO IL 19 NOVEMBRE 2010
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/07/inceneritore-pavia-arrestato-il-patron-di-riso-scotti-e-tre-funzionari-pubblici/116421/
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