lunedì 4 giugno 2018

Metà delle tartarughe del Mediterraneo ha plastica in corpo Lo rivela una ricerca diffusa per la Giornata dell'Ambiente

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Se la plastica abbandonata è un'allarmante fonte di inquinamento per gli oceani, pregiudicati annualmente da 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, lo stesso materiale è, in proporzione, una grave fonte di pericolo per la rete idraulica del Paese": lo dice Francesco Vincenzi, Presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di bonifica (Anbi), alla vigilia della Giornata Mondiale dell'Ambiente, proclamata dall'Onu il 5 giugno.
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Metà delle tartarughe del Mediterraneo hanno plastica in corpo. Lo ha scoperto una ricerca internazionale a cui ha collaborato l'Ispra, il centro studi del Ministero dell'Ambiente. I risultati sono stati diffusi oggi alla vigilia della Giornata Mondiale dell'Ambiente.

Il progetto europeo Indicit utilizza le tartarughe marine Caretta caretta come indicatori dell'impatto della plastica sugli animali del Mediterraneo. Le Carette caretta sono largamente diffuse in vari habitat e hanno la caratteristica di ingerire i rifiuti marini. Oltre all'Ispra, Indicit vede coinvolti partner internazionali di Grecia, Spagna, Canarie, Azzorre, Francia, Tunisia e Turchia.

Dopo un primo anno di analisi eseguite su 611 tartarughe (187 vive e 424 morte rinvenute sulle spiagge), è emerso che il 53% degli esemplari presentava plastica ingerita. Tra le tartarughe morte, il 63% aveva plastica nell'apparato digerente.

Tra quelle vive è stata rinvenuta nelle feci nel 31% dei casi.

I primi risultati del progetto mostrano quanto gli oggetti di plastica si spostino da un mare all'altro anche su grandi distanze per mezzo delle correnti marine. Nello stomaco di tartarughe spiaggiate in Italia è stato rinvenuto l'involucro di uno snack francese, insieme a cannucce, tappi, lenze e ami.
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