di Loretta Napoleoni
ai tempi della Guerra fredda la corsa agli armamenti atomici non è mai stata così attiva. Nel 2017, Kim Jong-un, il giovane dittatore nord-coreano, ha lanciato una serie di missili balistici per dimostrare che può colpire una metropoli americana. (di Loretta Napoleoni) Gli iraniani hanno ripreso, ma forse non hanno mai smesso di lavorare alacremente al nucleare e le trattative per impedirglielo sembrano al momento inefficaci. Poi ci sono i pachistani, gli israeliani e tutte ...
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ai tempi della Guerra fredda la corsa agli armamenti atomici non è mai stata così attiva. Nel 2017, Kim Jong-un, il giovane dittatore nord-coreano, ha lanciato una serie di missili balistici per dimostrare che può colpire una metropoli americana. Gli iraniani hanno ripreso, ma forse non hanno mai smesso di lavorare alacremente al nucleare e le trattative per impedirglielo sembrano al momento inefficaci. Poi ci sono i pachistani, gli israeliani e tutte le nazioni che, secondo i protocolli attuali, la bomba possono averla, inclusa la Cina e gli Stati Uniti. C’è anche chi sostiene che, non soddisfatta di possedere ogni arma prodotta dall’industria bellica, l’Arabia Saudita vuole anche lei la bomba.
Lo sforzo di denuclearizzare il mondo appartiene al passato, agli anni Novanta, quando alcuni stati (Argentina e Brasile) rinunciarono alle loro ambizioni di diventare potenze nucleari e stati dotati di armi atomiche abbandonarono volontariamente quelle già costruite (Sud Africa) o ereditate (Ucraina, Bielorussia, Kazakistan). C’erano diversi fattori alla base di questi straordinari risultati, come la fine dell’apartheid o l’implosione dell’Unione Sovietica, che oggi sono scomparsi. C’era anche un importante filo conduttore politico che legava queste decisioni: la denuclearizzazione avveniva senza tattiche armate o l’uso della forza ma grazie alla diplomazia della non proliferazione.
Tutti questi successi diplomatici, infatti, furono il frutto delle negoziazioni e dei trattati per ridurre le forze offensive strategiche degli Stati Uniti e della Russia. L’estensione indefinita del trattato di non proliferazione (Ntp) nel 1995 li riassumeva un po’ tutti, come pure la conclusione dei negoziati sul Trattato sulla messa al bando totale di tutti gli esperimenti nucleari (Ctbt).
Tutto ciò ormai appartiene alla storia. Il nucleare è tornato di moda sotto tutti i punti di vista, è considerato una fonte alternativa di energia da sfruttare in un mondo futuro dove scarseggeranno gli idrocarburi e un eccellente deterrente contro nazioni nemiche. Gli Stati dotati di armi nucleari, in particolare gli Stati Uniti, la Russia e la Cina, stanno ricapitalizzando e modernizzando i loro armamenti. I tanto sperati tagli alla spesa nucleare degli Stati Uniti non avverranno perché il Cremlino si sta riarmando ed infatti l’elenco delle violazioni dei trattati russi cresce costantemente e così gli schieramenti di difesa missilistica degli Stati Uniti vengono potenziati e ampliati. Adesso che è arrivato Satana 2 l’amministrazione Trump avrà mano libera per neutralizzarlo ignorando i limiti imposti dal trattato di non proliferazione.
Kim Jong-un, rocket man, come lo ha definito Donald Trump, è solo la punta dell’iceberg. Il vero problema è la corsa agli armamenti nucleari a livello globale che nessuno denuncia. Il più alto rischio che tutti corriamo non è la guerra atomica ma la convivenza con fonti di radiazioni letali, non soggette a protocolli di sicurezza internazionali. Più armi ci sono, più il pericolo di una tragedia dovuta al cattivo funzionamento o alla scarsa manutenzione delle strutture atomiche cresce. Per accertarsene basta menzionare Chernobyl, un bell’esempio dell’inferno sulla terra.
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