Quarto giorno di presidio per impedire la costruzione di un impianto per lo stoccaggio di rifiuti “urbani”. Siamo a Sassinoro, un paese di 600 anime al confine tra la Campania e il Molise. Qui la Regione Campania ha dato il via libera per la conversione di una vecchia segheria in un sito di compostaggio che dovrebbe trattare 60 tonnellate di umido al giorno, circa 22 mila all’anno, in pratica una quantità di rifiuti pari alla produzione giornaliera dell’intera provincia di Be...
Altro...
Quarto giorno di presidio per impedire la costruzione di un impianto per lo stoccaggio di rifiuti “urbani”. Siamo a Sassinoro, un paese di 600 anime al confine tra la Campania e il Molise. Qui la Regione Campania ha dato il via libera per la conversione di una vecchia segheria in un sito di compostaggio che dovrebbe trattare 60 tonnellate di umido al giorno, circa 22 mila all’anno, in pratica una quantità di rifiuti pari alla produzione giornaliera dell’intera provincia di Benevento.
I cittadini non ci stanno. Sostengono che i vincoli posti proprio dalla Regione Campania non siano stati rispettati. “E’ assurdo che sia arrivata l’autorizzazione all’impianto senza che il progetto sia stato sottoposto alla valutazione di impatto ambientale da parte della Regione – spiega il Presidente della Comunità Montana Alto Tammaro Antonio Di Maria – se questa struttura dovesse vedere la luce e dovesse avere tra i codici di lavorazione quello relativo ai fanghi dalla depurazione, allora è quantomeno lecito preoccuparsi, visto che il sito sorge in una zona circondata da sorgenti e torrenti”.
Il torrente Sassinora, ad esempio, nasce in cima alla collina che sovrasta la zona industriale con l’impianto, e confluisce nel fiume Tammaro, che a sua volta finisce nell’invaso di Campolattaro (la diga le cui acque potrebbero sollevare dalla crisi idrica l’intera provincia di Benevento).
La New Vision Srl, la società che dovrebbe gestire l’impianto, lo scorso anno ha presentato la sua relazione tecnica sul progetto per la verifica di assoggettabilità alla valutazione di Impatto ambientale. Dal documento, disponibile online, l’area non risulterebbe soggetta a vincoli archeologici, idrogeologici e paesaggistici. Ma “il mostro”, come lo chiamano i cittadini, in un primo momento avrebbe dovuto lavorare 9 tonnellate di organico al giorno, cifra che poi è lievitata fino a raggiungere le 60 tonnellate.
La paura degli amministratori come lo stesso sindaco di Sassinoro, Pasquale Cusano è quella di finire in una sorta di progetto in cui l’impianto di compostaggio funga solo da “cavallo di Troia” per poi concedere altre autorizzazioni simili per altri capannoni (ce ne sono molti dismessi nella zona) e realizzare un polo di stoccaggio nell’area Pip. Ma in quell’area, sorgono anche diversi uliveti e alcune attività tra cui uno dei più grandi allevamenti di trote del Sud.
Antonio Di Maria, che oltre ad essere il sindaco di Santa Croce del Sannio (comune confinante) è anche il Presidente della Comunità Montana Alto Tammaro- Titerno, ha ribadito il suo impegno in questa battaglia contro lo scempio ambientale, e insieme ai cittadini, al comitato civico e agli altri amministratori, chiede che venga revocato il decreto di autorizzazione rilasciato dalla Regione Campania per la realizzazione dell’impianto.
(ha collaborato Maresa Calzone)
Nessun commento:
Posta un commento