“Siamo subissati di segnalazioni su questioni universitarie, soprattutto sui concorsi” con cui vengono distribuiti cattedre e incarichi. E’ la denuncia di Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, sul mondo accademico italiano. Non solo: “C’è un grande collegamento, enorme, tra fuga di cervelli e corruzione”, ha detto Cantone intervenendo a Firenze al convegno dei responsabili amministrativi delle università.
“Non voglio entrare nel merito, non ho la struttura né la competenza – ha aggiunto – ma la riforma Gelmini secondo me ha finito per creare più problemi di quanti ne abbia risolti. Per esempio, ha istituzionalizzato il sospetto: l’idea che non ci possano essere rapporti di parentela all’interno dello stesso dipartimento, il che ha portato a situazioni paradossali”.
Cantone ha citato un esempio: “In una università del Sud è stato istituzionalizzato uno ‘scambio’: in una facoltà giuridica è stata istituita una cattedra di storia greca e in una facoltà letteraria una cattedra di istituzioni di diritto pubblico. Entrambi i titolari erano i figli di due professori delle altre università. Credo che questo sia uno scandalo e che lo sia il fatto che si sia stati costretti a fare questa operazione; se tutto avvenisse in trasparenza, la legge che nasce dalla logica del sospetto è una legge sbagliata”. Il presidente dell’Anac ha annunciato l’arrivo di “linee guida ad hoc” per gli atenei, non per “burocratizzare” ma per “provare a consentire l’esercizio della discrezionalità, senza che diventi arbitrio”.
Il capo dell’Autorità anticorruzione è entrato anche nella polemica sul no dell’amministrazione 5 Stelle alle Olimpiadi a Roma nel 2024. “Resto perplesso sul fatto che qualcuno possa far ritenere che i rischi di corruzione non giustifichino un’opera. Perché, fino a quando noi ci ritrarremo per la paura, rischieremo di non diventare mai un Paese normale. Invece dobbiamo fare in modo che tutto questo non si verifichi”. Cantone ha voluto precisare di non volere entrare “in polemica con il sindaco Virginia Raggi (che peraltro ha motivato il no più con considerazioni più ampie, dall’opposizione a una “colata di cemento” alle difficoltà di bilancio del Comune di Roma, ndr)”. E di aver già sostenuto questa tesi “in tempi non sospetti”, dunque si tratta di “dichiarazioni assolutamente neutre”. Peraltro, ha concluso, “le preoccupazioni espresse sono giustificate, visti i precedenti”.
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