TIRRENO POWER Sull’Istituto tumori di Genova pressioni per uno studio che smentisse i periti sulle responsabilità per i 440 morti di cancro VADO LIGURE
di Ferruccio Sansa
Genova
P
ressioni sull’Istituto tumori
di Genova perché producesse
uno studio che smentisse
la perizia dei pm in cui si parlava
di 440 morti provocati dalla
centrale a carbone. È il capitolo
più sconcertante delle 40 pagine
con cui la Procura di Savona ha
concluso l’indagine sull’im -
pianto Tirreno Power di Vado.
IL DOCUMENTO dei pm Chiara
Paolucci e Francantonio Granero
descrive un intreccio tra politica
(la Regione guidata dal Pd
di Claudio Burlando e la Provincia
di Savona in mano al centrodestra
di Angelo Vaccarezza,
eletto in Regione con Giovanni
Toti) e Tirreno Power, società
oggi guidata da Gaz de France,
ma in passato controllata da
Sorgenia che faceva capo al
gruppo De Benedetti. Gli indagati
a vario titolo (dall’omicidio
colposo, al disastro ambientale
fino all’abuso d’ufficio) sono 86.
Tra questi la passata giunta Burlando
quasi al completo: presidente
e 13 assessori accusati di
abuso d’ufficio e (tranne uno) di
disastro colposo aggravato. Ci
sono Raffaella Paita, Giovanni
Barbagallo e Sergio Rossetti (appena
rieletti). Ma si parla anche
di Mariano Grillo, che al ministero
dell’Ambiente è direttore
della Divisione valutazioni ambientali.
Fino, ovviamente, a
uno stuolo di dirigenti Tirreno
Power. Di Burlando e alcuni
suoi assessori (Paita), i pm dicono:
“Procuravano intenzionalmente
un ingiusto vantaggio
economico ai soggetti proprie tari della centrale a carbone”,
nonostante da decenni fossero
noti gli effetti delle centrali a carbone
sull’uomo. La Procura
quantifica il beneficio: gli impianti
incriminati avrebbero
contribuito per “un miliardo al
margine di contribuzione della
società”. Quando, sottolineano i
pm, bastava un “modesto investimento”
per ridurre le emissioni.
Dirigenti e amministratori
indagati di Tirreno Power
avrebbero tra l’altro “omesso gli
investimenti per ridurre le
emissioni... ridotto il budget per
la manutenzione... scelto carbone
di qualità inferiore... gestito
in maniera illecita ceneri di carbone
e olio combustibile”.
L’accusa nei confronti dei politici
– tra cui Burlando, Paita e
Vaccarezza – riguarda soprattutto
le delibere che consentivano
alla centrale di inquinare nonostante
gli allarmi per la salute.
I pm parlano “di controlli partiti
solo nel 2013”. Ma i magistrati
sottolineano alcuni comportamenti,
come quello di Gabriella
Minervini (indagata per omicidio
colposo plurimo), dirigente
della Regione che “con l’incita -
mento e l’avallo di Burlando risultante
dalle intercettazioni e
dell’assessore Guccinelli... si
adoperava perché i componenti
dell’Osservatorio (nominato
per sorvegliare sull’impianto,
ndr) si pronunciassero contro la
validità della consulenza dei
pm”. Non solo: Minervini “eser -
citava una rilevante pressione
nei confronti dell’Istituto tumori”,
già destinatario di finanziamenti
della Regione, chiedendo
“l’elaborazione di un documento
di critica alla consulenza dei
pm”. Ne sarebbe scaturita
“un’analisi frettolosa e orientata
a minimizzare”. Minervini e un
funzionario della Provincia
“concordavano di predisporre
le bozze delle rispettive giunte...
‘lasciando in bianco i numeri’
(come rivelano le intercettazioni,
ndr) per consentire all’azien -
da di dire l’ultima parola”. Ma
c’è anche l’ex assessore regionale
allo Sviluppo economico,
Renzo Guccinelli, che “per adeguarsi
alle richieste della società...
arrivava a proporre modifiche
dei valori limite di CO previste
nelle delibere adottate con
contenuti corrispondenti alle
delibere aziendali”. Infine un
passaggio su Grillo: “Architetta -
va anche con interventi diretti
dell’azionista di riferimento, per
la parte italiana, della Tirreno
Power (Sorgenia, ndr)... la concessione
di un nuovo termine
per la costruzione del carbonil. il fatto quotidiano 19 giugno 2015
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