venerdì 19 giugno 2015

Vado Ligure Centrale a carbone Tirreno Power, indagata anche Paita

TIRRENO POWER Sull’Istituto tumori di Genova pressioni per uno studio che smentisse i periti sulle responsabilità per i 440 morti di cancro VADO LIGURE
di Ferruccio Sansa Genova P ressioni sull’Istituto tumori di Genova perché producesse uno studio che smentisse la perizia dei pm in cui si parlava di 440 morti provocati dalla centrale a carbone. È il capitolo più sconcertante delle 40 pagine con cui la Procura di Savona ha concluso l’indagine sull’im - pianto Tirreno Power di Vado. IL DOCUMENTO dei pm Chiara Paolucci e Francantonio Granero descrive un intreccio tra politica (la Regione guidata dal Pd di Claudio Burlando e la Provincia di Savona in mano al centrodestra di Angelo Vaccarezza, eletto in Regione con Giovanni Toti) e Tirreno Power, società oggi guidata da Gaz de France, ma in passato controllata da Sorgenia che faceva capo al gruppo De Benedetti. Gli indagati a vario titolo (dall’omicidio colposo, al disastro ambientale fino all’abuso d’ufficio) sono 86. Tra questi la passata giunta Burlando quasi al completo: presidente e 13 assessori accusati di abuso d’ufficio e (tranne uno) di disastro colposo aggravato. Ci sono Raffaella Paita, Giovanni Barbagallo e Sergio Rossetti (appena rieletti). Ma si parla anche di Mariano Grillo, che al ministero dell’Ambiente è direttore della Divisione valutazioni ambientali. Fino, ovviamente, a uno stuolo di dirigenti Tirreno Power. Di Burlando e alcuni suoi assessori (Paita), i pm dicono: “Procuravano intenzionalmente un ingiusto vantaggio economico ai soggetti proprie tari della centrale a carbone”, nonostante da decenni fossero noti gli effetti delle centrali a carbone sull’uomo. La Procura quantifica il beneficio: gli impianti incriminati avrebbero contribuito per “un miliardo al margine di contribuzione della società”. Quando, sottolineano i pm, bastava un “modesto investimento” per ridurre le emissioni. Dirigenti e amministratori indagati di Tirreno Power avrebbero tra l’altro “omesso gli investimenti per ridurre le emissioni... ridotto il budget per la manutenzione... scelto carbone di qualità inferiore... gestito in maniera illecita ceneri di carbone e olio combustibile”. L’accusa nei confronti dei politici – tra cui Burlando, Paita e Vaccarezza – riguarda soprattutto le delibere che consentivano alla centrale di inquinare nonostante gli allarmi per la salute. I pm parlano “di controlli partiti solo nel 2013”. Ma i magistrati sottolineano alcuni comportamenti, come quello di Gabriella Minervini (indagata per omicidio colposo plurimo), dirigente della Regione che “con l’incita - mento e l’avallo di Burlando risultante dalle intercettazioni e dell’assessore Guccinelli... si adoperava perché i componenti dell’Osservatorio (nominato per sorvegliare sull’impianto, ndr) si pronunciassero contro la validità della consulenza dei pm”. Non solo: Minervini “eser - citava una rilevante pressione nei confronti dell’Istituto tumori”, già destinatario di finanziamenti della Regione, chiedendo “l’elaborazione di un documento di critica alla consulenza dei pm”. Ne sarebbe scaturita “un’analisi frettolosa e orientata a minimizzare”. Minervini e un funzionario della Provincia “concordavano di predisporre le bozze delle rispettive giunte... ‘lasciando in bianco i numeri’ (come rivelano le intercettazioni, ndr) per consentire all’azien - da di dire l’ultima parola”. Ma c’è anche l’ex assessore regionale allo Sviluppo economico, Renzo Guccinelli, che “per adeguarsi alle richieste della società... arrivava a proporre modifiche dei valori limite di CO previste nelle delibere adottate con contenuti corrispondenti alle delibere aziendali”. Infine un passaggio su Grillo: “Architetta - va anche con interventi diretti dell’azionista di riferimento, per la parte italiana, della Tirreno Power (Sorgenia, ndr)... la concessione di un nuovo termine per la costruzione del carbonil. il fatto quotidiano 19 giugno 2015

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