martedì 30 giugno 2015

La Metro C di Roma e l’i n au g u ra z i o ne più pazza del mondo - Marino e Delrio esaltano l’opera indagata da Pignatone e Cantone I costruttori, in credito di 200 milioni, disertano la cerimonia

360 mln Il dannoerariale secondo i pm della Corte dei conti Spesi 3,5 miliardi di euro -  I punti 1 Il progetto a p p rova to nel 2002 prevedeva 30 fermate che t a g l i ava n o la città dalla periferia est fino a San Pi e t ro 2 Il primo tratto (15 fermate da Pantano a Centocelle) è stato i n a u g u ra to il 9 novembre 2 01 4 3 Ieri il secondo tratto: 6 fermate per 5,4 km. Le 21 fermate coprono 18,5 chilometri. Per la cifra, finora, di 2,7 miliardi: ogni km è costato 146 milioni
GIORGIO MELETTI I ndaga il procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone. Indaga l’Auto - rità anticorruzione di Raffaele Cantone. Indaga la Corte dei conti. E tutti quelli che indagano si dichiarano increduli. Quello che si è riusciti a fare con la Metro C, la terza linea della metropolitana di Roma, è talmente assurdo che se uno prova a raccontarlo lo prendono per matto. Sarà per questo che il sindaco Ignazio Marino, da due anni alle prese con un rebus da enigmisti esperti, ha deciso ieri di inaugurare un nuovo tratto della cervellotica infrastruttura come se niente fosse, scegliendo la giornata della festa patronale senza curarsi della data del 29 Giugno, sinistro omaggio all’omo nima cooperativa di Salvatore Buzzi protagonista di Mafia Capitale. È ARRIVATO anche il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, che paga il 70 per cento dell ’opera, a dare manforte con l’ottimismo: “Oggi è una bella giornata. I mali da cui sono afflitte le nostre metropoli, quali il traffico e l'inquinamento, oggi sono un po’ colmati da questa opera”. Traffico e inquinamento della Capitale saranno rintuzzati dai nuovi 5,4 chilometri della Metro C, sei fermate dal quartiere periferico di Centocelle a via La Spezia (stazione piazza Lodi), da cui i passeggeri potranno comodamente camminare per un chilometro fino alla basilica di San Giovanni, dove passa la Metro A. Può sembrare assurda la scelta di cominciare i lavori dall’estre - ma periferia est per costruire una metropolitana che deve attraversare il centro storico e poi proseguire (forse) verso la periferia nord. Ma non è la cosa più assurda. Ieri, a margine della solenne inaugurazione, si è appreso che nei prossimi giorni ci sarà un vertice proprio con Delrio per discutere le diverse ipotesi di tracciato per andare avanti con la metropolitana in costruzione da nove anni. È proprio così. Per adesso si sa solo che da San Giovanni la Metro C dovrebbe proseguire fino al Colosseo e poi raggiungere (forse) piazza Venezia entro un numero imprecisato di anni. Da lì in poi si reciterà a soggetto. L’unica ipotesi in campo è che da piazza Venezia si continui a scavare fino a oltre Tevere, zona di San Pietro, un tunnel di oltre due chilometri senza fermate, pare per insormontabili difficoltà archeologiche che, pur trattandosi del centro storico di Roma, hanno colto di sorpresa progettisti e costruttori. Riccardo Magi, consigliere comunale dei Radicali italiani, autore di ponderosi esposti alla procura della Repubblica, sintetizza così il problema: “Oggi a Roma, a fronte della vertiginosa somma spesa e impegnata (circa 3,5 miliardi di euro), avrebbe dovuto avere una linea metropolitana completa corrispondente al progetto approvato nel 2002, cioè fino a Clodio-Mazzini. Invece si è scelto di accumulare ritardo, con enorme spreco di risorse pubbliche, accettando l’inacc ettabi le, riconoscendo alle imprese somme illegittime extra contratto”. SIAMO DI FRONTE ai brillanti risultati della Legge Obiettivo, quella con cui il governo Berlusconi annunciò nel 2002 di aver trovato la soluzione per garantire costi, tempi e qualità della grandi opere. Nel 2006 un consorzio formato da Astaldi, Vianini (Caltagirone) e due coop rosse (Cmb e Ccc) ha vinto la gara offrendosi di progettare e realizzare l’o p er a completa per 2,7 miliardi. Solo per arrivare a piazza Venezia (poco più della metà) se ne spenderanno, se va bene, 3,7. I N TA N TO il general contractor, che doveva garantire tempi e costi, litiga con la stazione appaltante, la società Roma Metropolitane appositamente costituita, 190 dipendenti per tenere il conto di maggiori costi e ritardi. Lavoro così efficace che il procuratore del Lazio presso la Corte dei Conti, Raffaele Dominicis, ha già contestato alla società un danno erariale da 360 milioni di euro. La tratta inaugurata ieri è stata completata con sette mesi di ritardo, e Roma Metropolitane ha chiesto una penale di 28 milioni, i costruttori si sono inviperiti perché vantano 200 milioni di fatture non pagate, e per protesta hanno disertato l’inaugurazione. Volano le carte bollate: c’è una causa civile tra general contractor e stazione appaltante per la quale il tribunale di Roma ha fissato la prima udienza nel 2017. Non c’è fretta. Simpatico il commento di Michele Meta (Pd) presidente della commissione Trasporti della Camera: “Il completamento della linea C deve essere perseguito con l'obiettivo irrinunciabile di abbattere tempi e costi. Ciò può rappresentare una vera e propria discontinuità nel modo di concepire le grandi opere in Italia”. Speranza lodevole, ma anche stavolta sembra più ragionevole prevedere che la discontinuità la porteranno i soliti magistrati. Twitter@giorgiomeletti © RIPRODUZIONE RISERVATA il fatto quotidiano 30 giugno 2015

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