Il ministero della Salute fa bruciare le arnie: in Calabria morti 250 milioni di insetti. L'obiettivo è bloccare il coleottero che infesta gli alveari. I produttori sul piede di guerra: "Non è aviaria o mucca pazza il parassita si diffonde lo stesso"
"L'eradicazione è una strategia distruttiva per l'apicoltura: non stiamo parlando di una malattia veterinaria con un virus trasmissibile all'uomo, come nel caso dell'aviaria o della mucca pazza, ma di un insetto che può sopravvivere anche fuori dall'arnia", lancia l'allarme Ermanno De Chino, proprietario a Ispica, in provincia di Ragusa, di un'azienda che produce e esporta sciami, 4mila quelli venduti ogni anno dalla Finlandia al Belgio. "I nostri prodotti non sono infestati ma da quando è scattata l'emergenza ci hanno cancellato tutti gli ordini. I clienti hanno paura del contagio e il divieto di spostare le api deciso dalla regione Sicilia per contenere la diffusione del parassita ci impedisce di portarle in zone indenni".
Avvistata il 5 settembre scorso a Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, l'Aethina tumida si è diffusa un po' ovunque nella regione perché in grado di volare seguendo l'odore degli alveari anche per venti chilometri. Poi si è affacciata a Siracusa, in Sicilia, e adesso preoccupa tutta Italia. Se in Calabria sono settanta gli apicoltori che hanno fatto ricorso al Tar contro i roghi, dalla Valle d'Aosta all'Umbria si cerca il modo per tenere alla larga il coleottero. La sua diffusione nazionale comporterebbe infatti il blocco totale delle esportazioni: una catastrofe per i 50mila apicoltori e per il giro d'affari da 70 milioni di
"Il ministero continua a muoversi come se avesse a che fare con delle vacche e non con delle api: durante la mucca pazza abbatteva i capi di bestiame, ora distrugge gli alveari", spiega Vincenzo Palmeri, docente di Entomologia agraria all'Università Mediterranea di Reggio Calabria, il primo in Italia a individuare e denunciare la presenza del coleottero. "Per carità, sta applicando il regolamento europeo che chiede la pulizia veterinaria ma per ora non è stata una tecnica efficace, le larve sono ricomparse. Secondo me non siamo di fronte a focolai sporadici ma al primo insediamento di una nuova specie invasiva e per questo l'eradicazione non funzionerà. Bisogna trovare il modo per conviverci, come già hanno fatto altrove". Concorda Peter Neumann, docente all'Università di Berna e tra i massimi esperti di studi sul coleottero: "La scoperta in Italia di questo insetto nocivo significa l'inizio della sua presenza stabile in Europa", spiega.
Di certo in Florida o in Canada, dove il parassita si è presentato quasi quindici anni fa, le strategie di contenimento alternative, fatte con le trappole al posto dei roghi, hanno funzionato. E l'Associazione nazionale apicoltori italiani chiede che vengano prese in considerazione anche da noi. "Tenere sotto controllo la popolazione del parassita, limitando i danni all'alveare, è l'unica via da seguire - si legge in una relazione presentata al ministero - perché le
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