SABAUDIA ISOLA FELICE “La verità – sottolinea l’alto ufficiale – è che ne ho parlato anche recentemente con il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, in occasione della sua visita a Sabaudia una ventina di giorni fa. Esiste un problema di utilizzo delle aree che noi abbiamo cercato di superare in questi ultimi anni assumendoci degli oneri e dei sacrifici in più. Ma ora è giunto il momento di risolvere il problema a livello istituzionale”. La questione è complessa e delicata, per questo il comandante pesa le parole con particolare cautela. “Partiamo da un presupposto, la caserma di Sabaudia a me piace definirla un’isola felice perché è un posto davvero straordinario. Nonostante l’età è tenuta ancora bene, dispone di un’area di quaranta ettari, è incastonata nella città con una popolazione militare importante. Credo che anche l’amministrazione comunale ne debba essere orgogliosa, e di sicuro non è tra i reparti che taglierei dovessi avere la possibilità di influenzare le scelte di spending review, viste le diverse aree di addestramento di cui dispone nel raggio di pochissimi chilometri”.
IL NODO DELL’ADDESTRAMENTO Il punto semmai, a Sabaudia, non è quello della chiusura della caserma, ma dei centri di addestramento a ridosso del Parco e dei laghi. “Su questo bisogna essere chiari – precisa – la caserma è un fiore all’occhiello ma è solo un centro logistico dove non si può svolgere l’attività addestrativa. Quella possiamo farla solo a Foce Verde, perfetta per la dislocazione a livello tattico, e poi a Caterattino e Pantani d’Inferno”. E proprio su queste due aree si è scatenata la campagna ambientalista degli ultimi giorni. “Come puntualmente avviene tutti gli anni – aggiunge il generale di brigata - , nei mesi di maggio e giugno, peraltro senza motivo perché noi nei mesi estivi mandiamo i nostri soldati in licenza”. Il fatto è che l’area militare di Caterattino, pur essendo molto piccola è strategicamente rilevante. “E’ un’area a cui rinunceremo molto difficilmente. Al di là del fatto che è stata la prima sede degli artiglieri contraerei, nel ’41, quando sono stati mandati a Sabaudia. Adesso ci sono stoccati materiali importanti che non possiamo tenere in caserma. Lì stiamo realizzando un percorso Counter IED che addestri i militari alla reazione dopo l’attacco da esplosivi sottoterra, quelli per intenderci che abbiamo visto spesso impiegati in Afghanistan e in Iraq, e che sono stati la causa del maggior numero di caduti tra le nostre forze armate. Ecco, a Caterattino potremo addestrare il personale da impiegare in quei teatri”.
LA GUERRA IN PARADISO E LA PROPOSTA ALLE ISTITUZIONI Poi la questione degli spari nel verde del Parco. “Anche il poligono di Pantani d’inferno è vitale per noi, lì possiamo fare addestramento in bianco ma soprattutto tiri con armi portatili (pistole e fucili). Mi rendo conto che è un’area sottoposta a protezione speciale, di riserva naturale. Ho la sensibilità per capire, anche con la divisa, che è un posto molto particolare. Mi sento partecipe della vita sociale di Sabaudia e per questo voglio rassicurare che da due anni non facciamo attività a fuoco lì. Ci pesa, certo, perché utilizzando quell’area lì, a due chilometri dalla caserma, non saremmo tenuti al pagamento delle indennità di marcia che spettano ai soldati quando invece ci allontaniamo, anche solo per i 18 chilometri che servono per andare a Foce Verde. E’ un sacrificio che facciamo volentieri per venire incontro alla cittadinanza, ma quanto potrà durare? Dobbiamo risolvere il problema e le ipotesi noi le abbiamo già messe sul tavolo. Si può trovare un’altra area vicina a Sabaudia, alla caserma, dove spostare i centri di addestramento. Ma serve una volontà condivisa, le istituzioni locali ci devono venire incontro, nell’interesse di tutti”.
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