ALLARME
DEL CENSIS SULLO STATO DEGLI ISTITUTI: SONO VECCHI E FATISCENTI. IN
3600 CASI
SERVONO
INTERVENTI STRUTTURALI; ALTRI 9 MILA SONO COSTRUITI ANCHE CON
L’AMIANTO
CROLLA
TUTTO
Non
a norma
Sono
gli impianti elettrici o idraulici
che
non funzionano o non sono a norma. 24 mila
Intonaci
che cadono
In
queste scuole cadono spesso intonaci,
a
discapito dell’incolumità degli alunni. 9 mila
Tetti
da rifare
In
questi edifici scolasti occorrerebbe
rifare
tetti e coperture. 7. 200
A
contatto con l’amianto
Sono
gli edifici che espongono i loro
342.000
alunni al rischio amianto. 2 mila
LA
PROMESSA
Il
governo assicura:
“Daremo
tre miliardi
e
mezzo”
Interventi
previsti per
luglio,
ma i decreti sono
ancora
da approvare
di
Valeria
Pacelli
Intonaci
a pezzi, vetri rotti,
lavori
di ristrutturazione
fatti
male e tanto
amianto.
Sono queste le
condizioni
in cui trascorrono
almeno
5 ore al giorno gli studenti
italiani.
Il Censis (Centro
Studi
Investimenti Sociali) ha
pubblicato
i dati delle scuole
della
penisola e il quadro che ne
viene
fuori è preoccupante. Degli
oltre
41 mila edifici scolastici
statali,
sono 24 mila gli impianti
(elettrici,
idraulici, termici) che
non
funzionano o non sono a
norma.
In altrettante 9 mila
scuole
gli intonaci cadono giorno
dopo
giorno. Qui sono necessari
interventi,
come in altri
7.200
edifici in cui occorrerebbe
rifare
tetti e coperture. Sono
numeri
importanti soprattutto
per
l’incolumità degli studenti.
Solo
a febbraio scorso, in una
scuola
elementare di Palermo è
crollato
una parte del muro e
due
studenti sono rimasti feriti.
In
altri casi non è andata così:
era
il 2002 quando una scossa di
terremoto
buttò giù una scuola
di
San Giuliano di Puglia e morirono
26
bambini e una maestra.
E
non si può dimenticare
L’Aquila
e il crollo della casa
dello
studente, dove molti ragazzi
persero
la vita.
SONO
ALCUNE delle
tragedie
avvenute
in un’Italia dove ci sono
“2.000
scuole che espongono
i
loro 342.000 alunni al rischio
amianto”.
Ma dai dati Censis
emergono
altri due elementi. Il
primo
riguarda la costruzione
degli
edifici che risulta essere
datata
nel tempo: più del 15% è
stato
costruito prima del 1945, il
44%
tra il ‘61 e l ‘80. La seconda
problematica
riguarda i lavori di
manutenzione:
se ne fanno pochi
e
male. È questa la condizione
delle
scuole che il governo
non
può ignorare. Matteo Renzi
aveva
annunciato un piano - da
approvare
- di 3 miliardi e mezzo
di
euro. Il Fatto
ne ha
chiesto
conto
a Roberto Reggi, sottosegretario
all’Istruzione,
che ha
assicurato
che “gli interventi
inizieranno
da luglio”. Dove
prenderete
i soldi? “Ci saranno
tre
tipologie di intervento: ci sono
450
milioni di euro destinati
alla
piccola manutenzione. In
questo
caso abbiamo recuperato
i
soldi con l’aggiudicazione di
una
gara sul servizio di pulizia.
Ossia
prima le pulizie nelle
scuole
costavano 600 milioni.
Con
la gara abbiamo tagliano
300
milioni da utilizzare invece
per
i lavori”. Poi ci sarebbero
400
milioni per la manutenzione
straordinaria.
“Questi soldi -
spiega
Reggi - li recuperiamo da
fondi
europei inutilizzati. E infine
ci
sono i grandi interventi o
nuove
costruzioni: in questo caso
stanzieremo
1 miliardo e 300
milioni
giacenti nelle casse dei
comuni
attraverso l’allenta -
mento
del patto di stabilità.” E
conclude:
“A questi si aggiungono
900
milioni che arriveranno
a
gennaio 2015 da mutui con
la
banca europea. E altri fondi
europei
per un valore ancora da
stabilire,
ma che può essere intorno
ai
3 miliardi.”
Il
piano per la scuola è questo,
ma
i decreti devono essere ancora
approvati.
Bisognerà
aspettare
luglio e vedere se le parole
diventeranno
fatti.
il fatto quotidiano 1 giugno 2014
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