sabato 8 marzo 2014

LATINA “Produzione di compost, in provincia non ce n’è bisogno”

Valutazione di impatto ambientale per il progetto della Self Garden, il Comune ha ribadito il suo “no” all’impianto da realizzare tra Borgo Santa Maria e Borgo Bainsizza: un’altra “centrale” determinerebbe una sproporzione rilevante e significativa rispetto alle previsioni del Piano regionale dei rifiuti Rita Cammarone08/03/2014 - 14:43 Non c’è spazio per un altro impianto di compostaggio in provincia di Latina. Il Comune della città capoluogo ha ribadito il suo “no” al progetto della Self Garden per la realizzazione, in località Moscarello, di una “centrale” per la produzione di fertilizzanti da matrice organiche provenienti dalla raccolta differenziata.
IL DISSENSO. La società proponente, da diverso tempo, ha presentato istanza di procedura per la Valutazione di impatto ambientale (Via) ma finora dal territorio sono arrivati solo dissensi. Ad opporsi con fermezza non è stato soltanto il Comune di Latina con atti formali e contestazioni politiche trasversali:  anche la gente del posto - il sito individuato per la realizzazione dell’impianto si trova tra Borgo Santa Maria e Borgo Bainsizza – costituitasi in comitato ha presentato le sue osservazioni  presso la Regione Lazio. E alle osservazioni, tutte, la Self Garden ha osato controdeduzioni  ritenute poco convincenti dall’ente municipale. Infatti, in questi giorni, l’architetto Ventura Monti, dirigente comunale dell’area Ambiente e Territorio, ha espresso parere negativo.
IL FABBISOGNO INESISTENTE. Diverse le obiezioni , prime fra tutte quelle in termini di fabbisogno. Monti precisa che  la potenzialità di trattamento viene dichiarata, nel progetto della Self Garden, pari a 80mila tonnellate annue, mentre il Piano dei rifiuti della Regione Lazio prevede per la provincia pontina un fabbisogno impiantistico di 81.889 tonnellate annue e che risultano in provincia già altri cinque impianti che complessivamente hanno una capacità di trattamento pari a 206.000 tonnellate annue.  Dunque? Una “centrale” che non serve. La realizzazione di un ulteriore impianto di potenzialità di gran lunga superiore ai fabbisogni del bacino di riferimento determinerebbe, secondo il Comune, una sproporzione rilevante e significativa rispetto alle previsioni del Piano regionale tanto da generare la violazione del principio di prossimità di trattamento del rifiuto urbano rispetto al luogo di produzione.  Sì, perché per utilizzare a pieno l’impianto bisognerebbe far arrivare la materia prima (rifiuti umidi) da altri ambiti territoriali sprovvisti.
LA NON CONFORMITA’ AL PRG.  Foglio e particelle catastali interessate dal progetto della Self Garden ricadono in zona agricola. Il Comune osserva e ribadisce, in sede di controdeduzioni, che le regioni privilegiano la realizzazione di impianti di smantellamento e recupero dei rifiuti in aree industriali: non ricorrono quindi le condizioni stabilite dalla normativa in materia in ordine alla conformità urbanistica di localizzazione dell’impianto. E non ricorrerebbe neanche le condizioni per una variante al Prg, dal momento che, con delibera del 28 dicembre 2012, il consiglio comunale ha adottato la norma di salvaguardia delle aree agricole.
L’INADEGUATEZZA DEL SISTEMA VIARIO. Il Piano regionale dei rifiuti stabilisce che gli impianti debbano garantire la possibilità di evitare l’interferenza con i centri abitati del traffico derivato dal conferimento dei rifiuti. La zona tra Borgo Santa Maria e Borgo Bainsizza è di per sé già gravata dal traffico dei rifiuti, motivo per cui il Comune ha ribadito nelle controdeduzioni il suo “no”. A sostegno del parere contrario espresso l’esame condotto dalla Polizia Locale.
LA LOCATION GIA’ COMPROMESSA. L’area interessata dal progetto della Self Garden, secondo la ricostruzione del Comune palesata nel parere negativo alla proposta, sarebbe stata già interessata, pochi mesi fa, da un presunto stoccaggio non autorizzato di rifiuti speciali e potenzialmente nocivo alla salute umana. Il Comune – area Ambiente e territorio – osserva che la documentazione all’esame della “Via” nulla riporta sulla presenza di elementi di compromissione del sito derivante da violazioni di norme ambientali. Per il Comune sarebbe quindi necessario disporre ulteriori elementi di valutazione sull’effettivo stato dei luoghi.
IL NODO DELLA PROPRIETA’ DEL FONDO. La parola per la Valutazione di impatto ambientale del progetto della Self Garden passa di nuovo alla Regione Lazio, mentre dalla documentazione spunta una “bizzarria”. La proprietà dei terreni interessati all’impianto è privata, ma non della società. La Self Garden in pratica starebbe portando avanti un progetto, con potenzialità di trattamento pari a 80.000 tonnellate annue, con una produzione di circa 21mila tonnellate annue di soli ammendanti, su un terreno altrui. I proprietari si sarebbero impegnati con la Self Garden, qualora il progetto fosse approvato, a darle in affitto il loro fondo per quindici anni. E dopo, si smonta? Altra domanda: il permesso a costruire si può rilasciare ad un soggetto diverso dalla proprietà del terreno oggetto dell’edificazione richiesta?
LA SOCIETA’ GIA’ PRODUTTRICE DI COMPOST. La Self Garden, in provincia di Latina, è già titolare di un altro impianto per la produzione di compost. L’azienda è ben visibile lungo la Pontina all’ingresso sud di Aprilia. Autorizzata per il trattamento di 45mila tonnellate di rifiuto l’anno per la produzione di 30mila tonnellate annue di compost; la Self Garden è considerata leader nel settore.    http://www.corrieredilatina.it/news/altre-sezioni/4160/-Produzione-di-compost--in.html 

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