sabato 8 marzo 2014
AIFA sotto accusa per scarsa attenzione ai medicinali autorizzati, sullo sfondo dell'ennesimo scandalo sanità: l'agenzia da 13 milioni €
L’Agenzia da 13 milioni di euro
AIFA SOTTO ACCUSA PER LA SCARSA ATTENZIONE AI MEDICINALI AUTORIZZATI NEL SERVIZIO SANITARIO
TOP MANAGER
Stipendi faraonici
per i dirigenti
e figuracce multiple:
da Stamina
alle cure innovative
per il cancro
di Chiara Paolin
La dichiarazione non ha fatto un bell’effetto
tra gli eleganti corridoi di via del Tritone, sede
dell’Agenzia italiana del farmaco, quattro milioni
di euro l’anno spesi con l’orgoglio di stare a
due passi dalla Fontana di Trevi. La dichiarazione
è del ministro per la Salute, Beatrice Lorenzin: “La
riforma dell’Aifa è alla nostra attenzione”. Ma riformare
un ente che coagula uno degli affari più
redditizi dell’economia italiana non è semplice.
Ci sono i 400 dipendenti che osservano con attenzione.
I 160 esperti in “professionalità sanitarie”
e i 27 dirigenti di seconda fascia (per non dire
degli 80 consulenti esterni) che s’interrogano sul
loro futuro. C’è un budget che - solo per gli stipendi
di dirigenti e funzionari - fa correre 13 milioni
di euro l’anno, e che non può incepparsi per
la figuraccia del farmaco approvato sotto doppio
marchio, con accordo spartitorio tra big.
IL FATTO È CHE, in tempo di crisi, scoprire gli altarini
delle multinazionali a spese dello Stato dà
parecchio fastidio, e si cerca un colpevole. Nello
specifico, l’Aifa ha seguito le regole, dato l’ok alle
medicine e ai rimborsi, secondo prassi. Ci sarebbe
voluto uno scatto creativo, una manovra davvero
azzardata per metter becco sulla strana gestione
marketing di Lucentis e Avastin. Invece l’Aifa è
nota per la sua stabile costanza nel gestire il flusso
dei medicinali: con calma. Ma le polemiche vere,
ultimamente, avevano picchiato duro su altre storie
poco edificanti, come il cambio di sistema informatico
che ha mandato in tilt la prescrizione
dei farmaci innovativi per malattie gravi come il
cancro, oppure l’affare Stamina.
Botte serie per la credibilità del soggetto che ha in
mano la salute degli italiani. Eppure, stavolta, è
ancora peggio. Stavolta sono in tanti a chiedere
trasparenza ed efficacia a un gruppo dirigente che
da tempo regge il comando. Luca Pani è il direttore
generale dell’Aifa dal 2011, e un anno fa s’è visto
riconfermare il ruolo in tandem con Daniela Melchiorri,
storica dirigente Aifa e attualmente membro
del Chmp, una sorta di Aifa europea. Nel 2011
Pani e Melchiorri incassarono per il loro impegno
in Agenzia rispettivamente 634 mila e 551 mila
euro. Secondo il sito Aifa, oggi Pani deve accontentarsi
di 250 mila euro, mentre la collega Melchiorri
si occupa di autorizzazioni Ue dopo esser
subentrata al suo maestro, il farmacologo Giuseppe
Nisticò, già presidente della Regione Calabria e
poi deputato a Strasburgo per Forza Italia, docente
alla Sapienza di Roma dove cresce la pupilla Melchiorri,
a sua volta professoressa di farmacologia.
UNA SIGNORAche i rotocalchi hanno fotografato
mano nella mano con Paolo Boniauti, fedelissimo
di Berlusconi, ma che negli archivi Chmp firma
rapporti sull’utilizzo dell’Avastin nei carcinomi
del seno. Perché il mondo dei farmaci è piccolo, e
gli interessi da tenere a bada tanto grandi. “Non si
può adombrare il fatto che abbiamo
partecipato ad associazioni
a delinquere - ha detto ieri
Luca Pani - . Noi siamo un’isti -
tuzione con la schiena dritta”.
Matteo Piovella, presidente della
Società italiana oculisti, ha risposto
secco: “L’Aifa, unica al
mondo, ha sposato la balla della
maggior pericolosità di Avastin.
E dopo 18 mesi di monitoraggio,
senza nessuna segnalazione di
effetti collaterali gravi, non ha
cambiato idea”.
il fatto quotidiano 8 marzo 2014
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