venerdì 16 agosto 2013

biomasse follia senza fine la centrale affianco all'area archeologica a Calvi Risorta

Territori resistenti/Calvi Risorta (CE): la centrale a biomasse accanto a un’area archeologica

Di  | 26 luglio 2013 http://www.manifestiamo.eu/2013/07/26/territori-resistenticalvi-risorta-ce-la-centrale-a-biomasse-in-unarea-archeologica/

Il Consorzio Asi Caserta ente per la promozione industriale nato con la provincia di Caserta e 48 comuni della zona, ha dato il via libera a una centrale a biomasse a Calvi Risorta, nel casertano, a 500 metri da un’area archeologica, quella dell’Antica Cales. Contro l’impianto si sono coalizzati sei sindaci che si riuniranno il 29 luglio e sono sostenuti da un comitato di cittadini. Nonostate questo uno dei comuni, quello di Calvi, ha detto sì al progetto, fra le proteste della gente che ha organizzato un corteo di protesta all’ultimo minuto.
cales
Non va in ferie la lotta per la difesa dell’ambiente e i beni comuni in provincia di Caserta, dove si sta consolidando un movimento d’opposizione popolare alla realizzazione di una centrale a biomasse nel territorio di Calvi Risorta e precisamente in un’area industriale, la ex-Pozzi, che andrebbe bonificata prima di procedere a nuovi insediamenti.
Il progetto, varato dalla società Iavazzi Ambiente, ha già avuto il via libera della Zona Asi che, in cambio della concessione di 40.574 metri quadri dell’agglomerato Volturno Nord, otterrà 337.575 euro più Iva, come contributo oneri e spese generali.
Un provvedimento che non scoraggia la comunità locale che, forte anche dell’appoggio di sei sindaci del comprensorio, firmatari di un documento comune d’opposizione all’insediamento, sta intensificando la propria attività.
Tra gli amministratori locali in prima linea contro il progetto c’è il sindaco di Sparanise, Mariano Sorvillo: “E’ evidente – ha commentato in una nota – che il Consorzio ASI non tiene conto delle ragioni del territorio. A questo punto si rende più che mai necessaria un’azione congiunta dei sindaci dell’area calena affinché si crei, insieme, uno strappo definitivo con un Consorzio che non ascolta il territorio e nulla di positivo fa per rilanciare in maniera concreta l’area industriale, se non incassare centinaia di migliaia di euro. Spero che il prossimo 29 luglio, in occasione della riunione dei sindaci programmata a Pignataro Maggiore organizzata dal sindaco Raimondo Cuccaro, si riuscirà a trovare una soluzione comune per uscire definitivamente dal Consorzio ASI”.
biomasse2

L’unica amministrazione comunale che sta avallando il progetto è proprio quella di Calvi che, al momento, ha chiuso le porte del dialogo con il fronte del no, arrivando a negare anche lo svolgimento di un consiglio comunale aperto a cui il movimento ha risposto con un consiglio popolare, tenuto ieri sera.Consiglio preceduto da un corteo ‘selvaggio’ per le principali strade del paese e concluso con il commissariamento simbolico del municipio ‘sigillato’ con del nastro e un cartello con su scritto “Comune commissariato dal popolo, qui decidono le comunità – Agro Caleno in Lotta”.
Il Comitato per la difesa dell’Agro Caleno sottolinea come la zona, in cui dovrebbe sorgere il nuovo impianto, sia già altamente inquinata data la presenza di altri impianti insalubri. Tra questi la centrale termoelettrica di Sparanise, l’Esogest di Pastorano e la centrale a Biomasse di Pignataro Maggiore. Quest’ultima ancora spenta in virtù di una sentenza del Tar.


Inoltre, il comitato ritiene l’impianto inutile dato che la Provincia di Caserta produce l’80% dell’energia elettrica utilizzata dalla Regione Campania e che per il trattamento dei rifiuti organici è in perenne costruzione un impianto di compostaggio quasi ultimato a San Tammaro.
Domenica scorsa circa cinquanta attivisti hanno marciato, nonostante la pioggia, tra viottoli e sentieri di campagna per giungere al sito archeologico dell’Antica Cales che dista circa 500 metri dall’area dove dovrebbe sorgere l’impianto a biomasse. Una testimonianza dell’insediamento degli Ausoni poi diventato colonia romana con funzioni di sorveglianza dei confini per l’ingresso nel Lazio e nel Sannio. “Un sito che – spiegano gli attivisti che si oppongono all’impianto – dovrebbe essere rivaluto e non affossato con questo genere di scelte scellerate”.

Nessun commento: