domenica 14 ottobre 2012
Pontinia troppi dubbi sulle centrali a biogas
PONTINIA, LA LETTERA
Centrali
a biogas,
i dubbi
LA provincia di Latina sembra essere un territorio a dir poco «appetibile» per la realizzazione di centrali.
Centrali per l’appunto, genericamente parlando perchè i gruppi interessati, dalle grandi alle piccole società
sono pronte ad investire praticamente su tutto dal già collaudato fotovoltaico al biogas. Le domande che solo
in pochi sembrano porsi, rispetto alla
realizzazione degli impianti sono in
ordine di importanza due. Il primo
interrogativo riguarda l’impatto in
termini di sicurezza e salute che le
centrali hanno sui centri abitati e sul
territorio più in generale. Il secondo
è relativo l’effettiva utilità di così
tante centrali rispetto al fabbisogno
della provincia e non solo. Per questo
e per molto altro, ancora una volta
l’associazione Ecologia e Territorio
attraverso il portavoce Giorgio Libralato, scrive ancora a Provincia,
Regione, al Comune di Pontinia
all’Arpa ed alla Asl ponendo un
interrogativo sulle centrali a biogas
per cui sono stati presentati progetti
anche a Pontinia. «Dopo la moda
delle centrali a biomasse - si legge
nella nota - che producono vari cancerogeni oltre alla diossina adesso c'è
la moda della produzione del biogas
che sembra produca il mortale botulino. In provincia di Latina c'è la
crescita esponenziale delle centrali a
biomasse ma anche dei progetti a
biogas. Si chiede di sapere se nei
progetti approvati o in corso di approvazione è stata analizzata la probabile produzione di botulino e in
caso positivo quali sono gli accorgimenti adottati perchè questa non avvenga a tutela della salute e della
produzione agricola». Nessuna affermazione certa quindi ma legittime
domande almeno quanto la richiesta
che gli Enti preposti alla salute delle
persone facciano i dovuti accertamenti, indispensabili prima di qualsiasi nulla osta.
M.S.G.
http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b39fc4db0beece/pag29pontinia.pdf
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3 commenti:
Pontinia è un paese che economicamente è strutturato sull' agricoltura per un impianto del genere è inadeguato perchè inquina le falde acquifere e porta parecchi batteri che diventano resistenti agli antibiotici.
questo è quello che si trova su internet. L'inquinamento del terreno stesso e delle falde acquifere sottostanti. Il problema si presenta solo il primo anno in quanto negli anni successivi i fertilizanti chimici sono sostituiti dal digestato prodotto dall'impianto stesso. Il digestato oltre che essere un ottimo ammendante dal punto di vista chimico lo è anche dal punto di vista meccanico in quanto apportando fibra al terreno lo alleggerisce permettendone una lavorazione più facile e meno onerosa. Questo problema si può ripresentare quando il digestato viene riposto sui terreni di coltivazione.[3]
Un altro problema è legato ai cattivi odori emessi dalla fermentazione dei vegetali e/o dal liquame associato, il problema è però risolvibile mediante una corretta gestione dell'impianto, infatti le vasche per lavorare devono essere completamente sigillate. Molte di queste centrali stanno sorgendo lontano dalle zone di produzione del liquame e vicino alle abitazione con conseguente pesante disagio per le popolazioni.[5][6] Questo comporta tra l'altro uno spostamento di migliaia di camion a livello esclusivamente locale in quanto gli impianti sono alimentati da filiera corta con una conseguente diminuzione dell'inquinamento derivante dal trasporto su lunghe distanze.
Un ulteriore e preoccuppante svantaggio emerso negli ultimi anni, ma noto sin dalla fine degli anni 90 è che i digestori non riescono a neutralizzare completamente i batteri presenti, in particolare i clostridi che sono batteri termoresistenti(a questa famiglia appartengono i batteri che provocano botulismo e tetano)[7][8][3] Questi batteri sono presenti nel digestato, cioè nello scarto dei digestori che viene successivamente smaltito nei terreni. Per questo motivo la regione Emilia-Romagna nelle sue Linee guida per la localizzazione delle centrali a biogas (delibera dell’Assemblea regionale n. 51 del 26 luglio 2011) stabilisce che il territorio di produzione del Parmigiano-Reggiano è considerato non idoneo all’installazione di impianti di produzione di energia da biogas. In Germania alcuni ricercatori hanno suggerito che l'epidemia di Escherichia coli che ha colpito la Germania nell'estate del 2011 causando 18 morti e le migliai di casi di botulismo osservato negli animali tra l'estate del 2011 e l'inizio del 2012 sono stati causati dalla presenza delle centrali a biogas.[9]
Grazie dei commenti, della sensibilità e delle informazioni. Purtroppo non si comprendono le ripetute superficialità di chi dovrebbe proteggere la salute e l'economia. Inizia un'altra battaglia e fa sempre piacere sapere di non essere soli
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