L' 8-9 novembre 1987 si votò in Italia per cinque quesiti referendari: due sulla giustizia e tre sul nucleare. Qui si tratteranno solo i tre referendum relativi al nucleare.
Ci sono alcuni motivi da tenere presente nel considerare l' istituto del referendum, che in occasione del cosiddetto "referendum sul nucleare" (o "referendum antinucleare") non è stato e non poteva essere "nucleare si, nucleare no". [1]
Il primo motivo è che le uniche risposte possibili alle domande di un referendum sono “si” e “no”; non è possibile dare alternative, cioè fare una scelta diversa. Per esempio, se il referendum mi chiedesse se sono d’accordo ad eliminare (mettiamo) la camera dei deputati, io non potrei rispondere che non voglio la totale eliminazione, ma, supponiamo, semplicemente la riduzione del numero di deputati da 630 a 600; dovrei giocoforza scegliere tra la conservazione dello situazione attuale o la sua abolizione.
Il secondo motivo è che il referendum è puramente abrogativo (vedi articolo 75 della Costituzione della Repubblica Italiana): cioè, può essere utilizzato soltanto per abolire una legge esistente, e non per proporre una legge nuova. La proposta di una nuova legge di iniziativa popolare può essere presentata se sottoscritta da almeno cinquantamila elettori (art. 71 e 72 della Costituzione), ma dovrà poi comunque seguire l’iter di qualunque altra proposta di legge, cioè essere esaminata da una commissione e poi dalle due camere ed approvata articolo per articolo.
Il terzo motivo è che il referendum permette non solo l’abrogazione totale, ma anche quella parziale di una legge; ciò significa che di una legge composta di cento articoli è possibile abolirne magari uno solo, il che può rendere un’intera legge praticamente inapplicabile a causa di un solo articolo annullato. [2]
Come detto, contemporaneamente si votò per tre referendum relativi al nucleare. Le tre domande che furono rivolte ai cittadini elettori italiani furono le seguenti (se ne riporta il senso, più che il contenuto esatto):
Volete che venga abrogata la norma che consente al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di decidere sulla localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non decidono entro tempi stabiliti?
(la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "la procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari, la determinazione delle aree suscettibili di insediamento", previste dal 13° comma dell'articolo unico legge 10/1/1983 n.8)
Volete che venga abrogato il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone?
(la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "l'erogazione di contributi a favore dei comuni e delle regioni sedi di centrali alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi", previsti dai commi 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12 della citata legge)
Volete che venga abrogata la norma che consente all’ENEL (Ente Nazionale Energia Elettrica) di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero?
(questa norma è contenuta in una legge molto più vecchia, e precisamente la N.856 del 1973, che modificava l’articolo 1 della legge istitutiva dell’ENEL).
[3]
Dunque, all' atto pratico, con le tre domande si domandava di cancellare alcune disposizioni di legge concepite per rendere più facili e rapidi gli insediamenti energetici: la prima era stata creata per evitare che il sindaco di un piccolo paese di duemila abitanti dove era previsto l’insediamento di una centrale nucleare potesse opporsi ad oltranza, mentre la seconda era la cosiddetta “monetizzazione del rischio” per i comuni che ospitavano impianti di produzione di energia (non necessariamente nucleari, ma anche a carbone). [4]
Qui sotto sono riportati i risultati dei tre "referendum sul nucleare": in tutti e tre i casi vinse il SI all'abrogazione.
1- Referendum per l' abolizione della procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari
Elettori 45.869.897
Votanti 29.862.376
% Votanti 65,1
Astenuti 16.007.521
% sugli Elettori 34,9
Voti Validi RISPOSTA AFFERMATIVA 20.984.110
% 80,6
RISPOSTA NEGATIVA 5.059.819
% 19,4
Totale 26.043.929
Voti non Validi Totale 3.818.447
% sui Votanti 12,8
Schede Bianche 2.536.648
% sui Votanti 8,5
2 - Referendum per l' abolizione dei contributi a regioni e comuni sedi di impianti elettronucleari
Elettori 45.870.230
Votanti 29.871.570
% Votanti 65,1
Astenuti 15.998.660
% sugli Elettori 34,9
Voti Validi RISPOSTA AFFERMATIVA 20.618.624
% 79,7
RISPOSTA NEGATIVA 5.247.887
% 20,3
Totale 25.866.511
Voti non Validi Totale 4.005.059
% sui Votanti 13,4
Schede Bianche 2.654.572
% sui Votanti 8,9
3 - Referendum per l' abolizione della partecipazione dell' Enel alla realizzazione di impianti elettronucleari all'estero
Elettori 45.849.287
Votanti 29.855.604
% Votanti 65,1
Astenuti 15.993.683
% sugli Elettori 34,5
Voti Validi RISPOSTA AFFERMATIVA 18.795.852
% 71,9
RISPOSTA NEGATIVA 7.361.666
% 28,1
Totale 26.157.518
Voti non Validi Totale 3.698.086
% sui Votanti 12,4
Schede Bianche 2.388.117
% sui Votanti 8,0
(fonte: "Ministero dell' Interno" - Dipartimento per gli Affari interni e territoriali - Direzione Centrale dei Servizi Elettorali ) [5]
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Tuttavia i referendum, così come erano stati formulati, non permisero agli italiani di esprimersi anche su un altro quesito: se permettere di comprare o meno energia elettrica prodotta da centrali nucleari all' estero. Ecco perchè ancora oggi l' Italia può comprare energia nucleare dalla Francia.
Il Governo, considerati i risultati del referendum, procedette alla sospensione dei lavori della centrale di Trino 2 (Vercelli), alla chiusura della centrale di Latina, alla verifica della sicurezza delle centrali di Caorso (Piacenza) e di Trino 1 (Vercelli) e della fattibilità di riconversione della centrale di Montalto di Castro (Viterbo).
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Dunque con il referendum abrogativo del 1987 è stato "di fatto" sancito l'abbandono, da parte dell'Italia, del ricorso al nucleare come forma di approvvigionamento energetico. In attuazione di detto referendum, infatti, nel 1988 il Governo italiano, in sede di approvazione del nuovo «Piano energetico nazionale», ha deliberato la moratoria nell'utilizzo del nucleare da fissione quale fonte energetica, lanciando nel contempo un programma per l'arresto, a breve, dell'assemblaggio di combustibile nucleare.
Con detta procedura, si è pertanto posto il problema dello smantellamento delle centrali nucleari esistenti e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi derivanti dal funzionamento delle stesse. A questo problema hanno dato concretamente seguito, tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, varie delibere del CIPE, che hanno disposto la chiusura definitiva degli impianti interessati. Tra dette delibere, si segnalano in particolare quelle relative alle centrali di Trino Vercellese e Caorso (luglio 1990), che avevano già provveduto, peraltro, alla preventiva fermata degli impianti nel marzo del 1987.
E in linea generale negli anni subito successivi (tra il 1987 e il 1995), ci si è preoccupati soprattutto di procedere alla definitiva ed effettiva chiusura degli impianti in esercizio. [5]
http://www.zonanucleare.com/questione_scorie_italia/referendum_nucleare_1987.htm
fonti:
http://www.giorgioprinzi.it/nucleare/cirn/forum/_interventi/0000000a.htm [1]
http://www.giorgioprinzi.it/nucleare/cirn/forum/_interventi/00000009.htm [2]
http://www.giorgioprinzi.it/nucleare/cirn/forum/_interventi/0000000b.htm +
alcune frasi da http://www.aziendabari.it/readnews.php?id=2850&cliente=33 [3]
http://www.giorgioprinzi.it/nucleare/cirn/forum/_interventi/0000000c.htm [4]
http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/rifiuti_nucleare/indagine_camera.html
[5]
martedì 9 novembre 2010
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