Mentre attendiamo che la Magistratura apra un altro prioritario filone di indagine per il gravissimo inquinamento da PFOA acido perfluorottanoico in atto a danno dei fiumi e dei lavoratori: come documentato nel nostro esposto anche con le analisi del sangue dei dipendenti, con soddisfazione rileviamo che la Procura della Repubblica, con i suoi 38 indagati per avvelenamento doloso e mancata bonifica (fino a 15 anni di reclusione), ha accolto i tre punti cardine dell’altro esposto presentato l’anno scorso da Medicina democratica. Vale a dire: 1) non solo cromo esavalente ma almeno altri 20 veleni tossici e cancerogeni sono sotterrati per 500 mila metri cubi (o forse il doppio?) sotto lo stabilimento di Spinetta Marengo. 2) La Solvay (e prima di lei Arkema) ne era perfettamente a conoscenza, come tutti, e più di tutti: non a caso avendo acquistato il complesso chimico per un tozzo di pane. 3) La Solvay ha nascosto e contrabbandato le discariche, ha ingannato le amministrazioni e omesso la bonifica.
Dunque le aziende dovranno pagare i danni alle persone, alle falde, agli acquedotti, e soprattutto i costi della bonifica, intendendo per bonifica -aggiungiamo noi- l’eliminazione dei veleni sotterrati e giammai il costoso piano AMAG di inutile “lavaggio” delle acque.
Come avevamo annunciato nel nostro esposto, al processo per il disastro ecologico ci presenteremo quale parte civile, insieme agli ammalati e ai famigliari dei cittadini e dei lavoratori deceduti. In quella sede cercheremo di individuare, insieme alle responsabilità dei dirigenti aziendali, anche le responsabilità di amministratori ed enti di controllo pubblici. Responsabilità penali, perché quelle morali e politiche sono evidenti: se i politici avessero realizzato l’Osservatorio ambientale della Fraschetta da noi rivendicato da 30 anni, non saremmo arrivati a questo drammatico punto: le indagini idrogeologiche ed epidemiologiche erano infatti al primo punto dell’Osservatorio. Se i sindacati avessero sostenuto l’Osservatorio piuttosto che le direzioni aziendali, avrebbero difeso i posti di lavoro del futuro.
Lino Balza Medicina democratica
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