lunedì 16 novembre 2009

appello di Saviano contro processo breve

L'APPELLO (http://temi.repubblica.it/repubblica-appello/?action=vediappello&idappello=391117)
Processo breve, centomila firme
Aderisce anche Rita Borsellino
Il sì degli intellettuali: Givone, Schiavone, Settis e De Luna. Aderiscono Carla Fracci e Fiorella Mannoia

di MAURO FAVALE
ROMA - Due giorni e quasi 100mila firme. L'appello di Roberto Saviano al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per far ritirare la norma sul "processo breve", pubblicato sabato sulla prima pagina di Repubblica, continua a essere sottoscritto da migliaia di cittadini. "Non rappresento altro che me stesso", aveva scritto Saviano. Ma la sua richiesta sta a cuore a molti italiani. Il conteggio delle firme su Repubblica. it è a quota 100mila.
All'appello dello scrittore si sono aggiunte le adesioni dell'europarlamentare Rita Borsellino. Firmano anche la danzatrice Carla Fracci (da pochi mesi assessore alla Cultura della Provincia di Firenze) e il marito regista Beppe Menegatti. Il rischio, segnalato da Saviano, "che il diritto in Italia possa distruggersi", è condiviso da registi come Mimmo Calopresti, Francesca Comencini e Ferzan Ozpetek. Firmano anche Dario Fo e Franca Rame. E, con loro, il produttore cinematografico Domenico Procacci e la cantante Fiorella Mannoia. Uomini di cultura, come Salvatore Settis, direttore della Scuola Normale di Pisa, il filosofo, ordinario di Estetica all'università di Firenze, Sergio Givone, Aldo Schiavone, direttore dell'istituto italiano di scienze umane, Evelina Christillin, presidente del Teatro Stabile di Torino e lo storico Giovanni De Luna. Tra le associazioni ci sono Articolo 21 e Asgi, l'associazione studi giuridici sull'immigrazione.

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L'autore di Gomorra aveva scritto che "con il processo breve verranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi". E poi, "non si possono fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia". Così la pensano anche i lettori di Repubblica. it che, sul sito hanno lasciato circa 300 messaggi. "I processi diventeranno brevi e giusti se gli operatori della giustizia avranno i mezzi adeguati per farlo", scrive l'utente "ne4207". Un altro, "mariocorona", aggiunge: "Dovrebbero essere a servizio della nazione, invece usano lo Stato per i loro interessi personali. Chi sono gli antitaliani?". "Questo governo - secondo Dado970 - per salvare il proprio premier legalizza la frode nell'alta finanza (tra gli altri i clamorosi casi Parmalat, Cirio e Thyssen), lasciando marcire nelle carceri i "ladri di polli"". E c'è chi, come un utente che si firma "straker62", racconta la sua storia di piccolo imprenditore tessile coinvolto, come parte lesa, in un processo: "Grazie a questa sciagurata proposta - scrive - rischio di spendere altri soldi per il processo penale, per costituirmi parte civile e poi magari vedere il tutto andare in estinzione se il primo grado non si chiude entro i primi due anni o magari l'appello o magari la Cassazione".

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http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/politica/giustizia-16/appello-16-novembre/appello-16-novembre.html
PRESIDENTE, RITIRI QUELLA NORMA DEL PRIVILEGIO
SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.

Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.

Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E' una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.

ROBERTO SAVIANO

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