tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-10-aprile-2025/
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LO SPYWARE PARAGON PER CONTROLLARE ATTIVISTI E GIORNALISTI, IL COPASIR HA ASCOLTATO LA VERSIONE DEI DIRIGENTI DELL’AZIENDA. L’AGENDA DEI VERTICI DELLO STATO FRUIBILE SUL WEB, IL CASO RESTA APERTO. Sono stati ascoltati dal Copasir i rappresentanti di Paragon Solutions, l’azienda che produce lo spyware Graphite, finito sotto osservazione per il suo inserimento nei cellulari di attivisti e giornalisti. Lo scorso 14 febbraio l’intelligence ha affermato che l’operatività dello spyware era stata sospesa in accordo con l’azienda israeliana, acquistata nel dicembre scorso da un fondo americano. Alcuni media avevano riportato che era stata Paragon a sospendere la disponibilità del Graphite per i servizi italiani, in seguito ad una violazione del quadro etico. L’intelligence, da parte sua, ha sempre sostenuto la correttezza dell’impiego dello spyware, avvenuto con l’autorizzazione del presidente della Corte d’appello di Roma. Al termine delle audizioni il Comitato presenterà una relazione al Parlamento. Resta attuale anche il caso dell’agenda dei vertici dello Stato fruibile dietro pagamento sul web. “Questa è un’enorme falla nella sicurezza nazionale – ha detto al Fatto Quotidiano il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè – si tratta di un fallimento totale da parte di tutto il sistema”. L’Agenzia per la cybersicurezza ha negato di essere responsabile di questo “buco”, ma la vicenda resta aperta. Sul Fatto di domani troverete i dettagli dell’audizione del Copasir e aggiornamenti sul caso dei numeri privati dei vertici dello Stato in pasto al web. GUERRA RUSSIA-UCRAINA, I “VOLENTEROSI” PER KIEV FRENATI DAL DISIMPEGNO DI TRUMP. ALLA CAMERA PASSA LA MOZIONE DELLA MAGGIORANZA SULLA DIFESA, SENZA CITARE IL PIANO REARM: RESPINTI SEI DOCUMENTI DELLE OPPOSIZIONI. La coalizione dei “volenterosi”, guidata da Gran Bretagna e Francia per garantire la sicurezza in Ucraina dopo un eventuale tregua con la Russia, si trova in difficoltà per il disimpegno americano. A scriverlo è Bloomberg: il presidente Trump si è rifiutato di offrire copertura aerea, sorveglianza delle frontiere e intelligence al posto delle truppe, che invece sarebbero assicurate dai “volenterosi”. La guerra intanto prosegue: nel Kursk, i russi raccontano di migliaia di corpi di soldati ucraini che avevano tentato di mantenere la testa di ponte dopo l’offensiva dell’agosto scorso. Le notizie sono state fornite dalla Tass, e fanno intendere come la ritirata di Kiev sia stata frettolosa. Ma si tratta di indicazioni che non possono essere verificate in maniera indipendente. I riflessi del conflitto si sentono anche in Parlamento. La maggioranza ha presentato un documento che impegna il governo “a proseguire nell’opera di rafforzamento delle capacità di difesa e sicurezza nazionale”, ma non cita il piano Rearm Europe. Una sorta di compromesso rispetto al punto di partenza della Lega, che aveva annunciato la presentazione di un testo in cui si chiedeva al governo “di rappresentare in ogni sede opportuna, nazionale e dell’Ue, la propria ferma opposizione all’attuazione del piano”. Le opposizioni hanno sollevato la questione sull’ammissibilità della mozione della maggioranza che non citava il progetto ReArm sulla difesa europea, mentre le mozioni presentate, e respinte, riguardavano proprio questo. Sul Fatto di domani leggerete le ultime notizie sul conflitto, e la cronaca di quanto avvenuto alla Camera. TERZO MANDATO, FINE DELL’ERA DE LUCA-ZAIA: COSA FARANNO I GOVERNATORI USCENTI E CHI PRENDERÀ IL LORO POSTO. All’indomani della sentenza della Consulta, che ha stabilito che è incostituzionale la legge della Regione Campania che consente al presidente della Giunta regionale uscente di candidarsi per un terzo mandato, Vincenzo De Luca e Luca Zaia si ritrovano senza una prospettiva futura. E se il governatore del Veneto, che dovrebbe competere per un quarto mandato, non si arrende sostenendo che il principio si può applicare solo alle Regioni che hanno adottato una legge elettorale, e quindi non alla sua, quello campano è alla ricerca di una via d’uscita. Non è escluso, come vedremo sul Fatto di domani, che possa ipotizzare un ritorno a Salerno in qualità di sindaco, ma non è nemmeno escluso che valuti comunque una candidatura regionale come capolista per poi chiedere poltrone di peso al governatore eletto. Dipenderà molto dalla trattativa con Elly Schlein, che nei confronti di De Luca non nutre grosse simpatie. Discorso a parte la Puglia, dove finirà l’epoca Emiliano e dove il centrosinistra in teoria ha già un candidato forte, l’ex sindaco di Bari e oggi europarlamentare Pd, Antonio De Caro. Ma anche lì, come leggerete, non è detta l’ultima parola. L’incandidabilità di Zaia pone, invece, una questione all’interno del centrodestra: Meloni potrebbe decidere di lasciare il Veneto alla Lega in cambio delle più pesanti, politicamente, Marche. “Le Regioni dove governa la Lega a nostro giudizio devono rimanere alla Lega” ha sottolineato il segretario della Lega lombarda e capogruppo del partito a Palazzo Madama, Massimiliano Romeo. LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE Dazi, negli Usa i dem chiedono una inchiesta su un possibile insider trading di Trump. Il deputato democratico Adam Schiff ha chiesto al Congresso di verificare con una inchiesta se il presidente Donald Trump abbia commesso insider trading o manipolazione del mercato, sospendendo improvvisamente i dazi e facendo così schizzare alle stelle i prezzi delle azioni. Nell’Unione, si apre ai negoziati dopo lo stop di 90 giorni deciso dalla Casa Bianca: la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: “Vogliamo dare una possibilità ai negoziati. Se non saranno soddisfacenti, scatteranno le nostre contromisure”. Genova, la morte di Camilla Canepa dopo una dose di Astrazeneca: prosciolti cinque medici. La gip Carla Pastorini ha prosciolto i cinque medici dell’ospedale di Lavagna (Genova) indagati per la morte della ragazza avvenuta nel giugno 2021. La dose fu somministrata a Canepa durante un open day. La giudice ha deciso per il non luogo a procedere perché “il fatto non sussiste”. Diverso era stato il parere della famiglia della vittima. L’avvocato Jacopo Macrì aveva dichiarato che i medici “dovrebbero andare a processo perché, secondo noi, a quella data c’erano conoscenze scientifiche tali da imporre un percorso diagnostico e terapeutico diverso da quello che è stato seguito”. Bologna, operaio travolto da un furgone mentre era all’opera in un cantiere autostradale. Si chiamava Francesco D’Alò, 60 anni, l’operaio che questa mattina è morto, travolto da un furgone. mentre lavorava in un cantiere sulla tangenziale di Bologna, La vittima era dipendente di una ditta che si occupa del posizionamento dei cartelli e della segnaletica. Altre tre persone sono rimaste ferite. |
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