mercoledì 27 dicembre 2023

il fatto di domani in edicola, le anticipazioni. SI ALLARGA LA PROTESTA CONTRO LA LEGGE BAVAGLIO. LA FNSI DISERTA, MA LA CONFERENZA DI FINE ANNO È ANCORA RINVIATA PER “INDISPOSIZIONE” DI MELONI.

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-27-dicembre-2023/

La giornata in cinque minuti

 Ascolta il podcast del Fatto di domani

SI ALLARGA LA PROTESTA CONTRO LA LEGGE BAVAGLIO. LA FNSI DISERTA, MA LA CONFERENZA DI FINE ANNO È ANCORA RINVIATA PER “INDISPOSIZIONE” DI MELONI. Lanciata dal Fatto, si sta allargando la campagna per l’obiezione di coscienza contro l’emendamento firmato da Enrico Costa, che vieta la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, approvato con i voti della maggioranza di governo. Alla protesta si è unito il capo della Procura di Potenza Francesco Curcio, che ha annunciato che continuerà a rilasciare le ordinanze ai cronisti perché non sono secretate. L’ex vicepresidente della Corte Costituzionale Paolo Maddalena, in un’intervista sul nostro giornale, ha invitato il Presidente dalla Repubblica Sergio Mattarella a non firmare la legge. Si muove qualcosa anche sul fronte delle associazioni dei giornalisti. La Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) in una nota oggi ha confermato che i suoi vertici, la segretaria generale Alessandra Costante e il presidente Vittorio di Trapani, non parteciperanno alla conferenza stampa di fine anno della premier Giorgia Meloni, organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e dall’Associazione Stampa Parlamentare. Doveva tenersi inizialmente il 21, era stata rinviata a domani per malattia di Meloni, ma ora è stata rimandanta una seconda volta per “indisposizione” della premier. La Fsni ha convocato anche una passeggiata davanti ai palazzi del potere con il bavaglio sulla bocca, domattina. Sul Fatto di domani leggerete altri aggiornamenti sulle proteste in contro il bavaglio.


GIORGETTI NEGA: “MAI DETTO CHE ANDAVA RATIFICATO IL MES”. E SUL SUPERBONUS CONFERMA LA LINEA DURA. Alla Camera sono giorni decisivi per la manovra di bilancio, che arriva al voto in aula domani. Il governo è intenzionato ad approvarla senza questione di fiducia e si è accordato con le opposizioni perché presentino un numero limitato di emendamenti. Ma la giornata era decisiva soprattutto per l’audizione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in Commissione bilancio di Montecitorio. Il numero due leghista ha parlato a tutto campo dei nodi economici al centro delle polemiche politiche degli ultimi mesi. La partita del Mes e del Patto di stabilità, innanzitutto. Qui Giorgetti ha smentito le ricostruzioni che lo volevano favorevole alla ratifica del meccanismo salvastatati, in controtendenza rispetto all’orientamento del centrodestra: “Io non ho mai detto né in Parlamento, né in Europa, né in nessuna altra sede che l’Italia avrebbe ratificato il Mes. Ho letto cose assurde, assolutamente false e vi prego di prenderne atto”. Un modo per riallinearsi a Meloni e Salvini. Sul Patto di stabilità, il ministro ha giocato la carta del “meno peggio” e della razionalità: “Non festeggiamo, se l’accordo sarà buono lo vedremo”. Cruciale è stato poi il passaggio sul bilancio nazionale. Giorgetti ha continuato a sparare sul superbonus, spiegando che “i dati della misura vanno addirittura peggio delle previsioni della Nadef” e difendendo la scelta di ridurre il beneficio fiscale al 70% (solo per i condomìni). Forza Italia non nasconde che preferirebbe una proroga del meccanismo anche per le villette, nonostante la linea di Fratelli d’Italia tenda a rappresentare l’ecobonus e il reddito di cittadinanza come la causa di tutti i mali. Per Giorgetti, questa come tutte le altre misure che hanno aumentato l’indebitamento del Paese durante la pandemia sono da considerare “droghe allucinogene” per l’economia (Meloni aveva parlato di metadone di Stato, lui ha citato l’Lsd). Le opposizioni hanno chiesto le dimissioni del ministro. Sul Fatto di domani metteremo in chiaro meriti e demeriti sul tema, con un nostro fact-checking.


EUROPEE, LA CORSA DEI LEADER CHE INGANNA GLI ELETTORI. LE REGIONALI E IL NODO DEL TERZO MANDATO. Contro le aspettative, Meloni non ha ancora ufficializzato la sua candidatura alle europee come capolista di Fratelli d’Italia. La mossa non serve a lasciare Palazzo Chigi per spostarsi a Bruxelles, ma ad attirare quanti più elettori possibile attorno al suo nome. Per dare la volata alla lista e poi portare all’Eurocamera qualcun altro. Che Meloni si candidi è dato per certo nei corridoi dei palazzi della politica. Come sono considerate altrettanto sicure le candidature di tutti gli altri leader di partito. Tranne Giuseppe Conte, che ha già chiarito che non si unirà alla schiera perché “il M5S non mente agli elettori”. La questione di fondo è che la tornata europea è vissuta dalla politica come un test nazionale, e questo contribuisce a sviare gli elettori dal senso dell’appuntamento. I voti andranno a comporre un Parlamento europeo (e di riflesso una Commissione e un Consiglio) che decideranno gli indirizzi macro-politici e macro-economici dei prossimi anni, dalle scelte sull’energia alla transizione ecologica fino alle leggi sulla libertà di stampa e sulla privacy. Ma in Italia tutto si traduce in un’altra sfida tra le Meloni, i Salvini e le Schlein di turno, per roscchiare percentuali elettorali. Sul Fatto di domani parleremo di tutte le volte che i leader di partito hanno preso in giro gli elettori candidandosi alle europee senza mettere piede a Bruxelles. E ci occuperemo anche di Regionali e dello spettro del terzo mandato: ci sono governatori “forti” che se passassero la mano provocherebbero la debacle delle forze politiche di riferimento.


L’OFFENSIVA ISRAELIANA SU GAZA SI INTENSIFICA A SUD. Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan si è preso la scena per un altro quarto d’ora con parole al vetriolo contro Netanyahu: lo ha accusato di comportarsi come Hitler, provocando la levata di scudi della controparte. Ma i veri movimenti attorno al conflitto in Medio Oriente (scoppiato dopo il massacro del 7 ottobre firmato da Hamas) si svolgono tra Washington, Tel Aviv e Doha. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken tornerà la prossima settimana in Israele, secondo fonti della Casa Bianca citate dal media Usa Axios. Lo Stato ebraico continua senza sosta la sua offensiva di terra sulla Striscia di Gaza, stringendo d’assedio a nord le aree di Beit Lahia, Beit Hanun e Jabalia, e a sud la parte più urbanizzata della città di Khan Yunis. “Sono stati eliminati molti terroristi, localizzato e distrutto gli imbocchi di tunnel, effettuato decine di attacchi mirati e distrutto molte infrastrutture terroristiche e dove sono stati rinvenuti armi e documenti di intelligence”, ha dichiarato un portavoce dell’Idf. I soldati hanno anche fatto irruzione “in una moschea dove c’era un posto di osservazione di Hamas”. Nei raid è stato colpito anche un ospedale, con almeno 20 morti. Le vittime nella Striscia sono salite a 21 mila e 100. Le vittime tra i soldati israeliani salgono a 164. Un attacco di droni israeliani ha fatto sei morti anche in Cisgiordania, nel campo profughi di Nur Shams. “Israele è attaccata su 7 fronti”, ha detto il premier Netanyahu, allundendo non solo ad Hamas ma anche al Libano di Hezbollah e all’Iran e illustrando l’ideologia della minaccia e dell’accerchiamento che motiva le attività militari dello Stato ebraico. Sul Fatto di domani, oltre alla cronaca di giornata, parleremo dell’obiezione di coscienza di giovani israeliani che rifiutano il servizio militare, oltre ad analizzare le prossime mosse dell’Idf.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Malagrotta, aperta indagine per rogo doloso. Domani la protesta dei residenti. I cittadini del quartiere di Valle Galeria si sono dati appuntamento per un sit-in davanti all’impianto della discarica di Malagrotta, dopo il rogo del 24 dicembre a un impianto di trattamento meccanico biologico. Una nuova ordinanza del sindaco Gualtieri ha ridotto da 6 a 3 km il raggio di azione delle restrizioni. Intensificati anche i controlli su tutti i prodotti agroalimentari, mentre la procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine per incendio doloso.

Gkn, scongiurati i licenziamenti. La sentenza del giudice del lavoro ha dato ragione alla Fiom. Il sindacato aveva fatto ricorso a inizio dicembre per condotta antisindacale contro i licenziamenti collettivi stabiliti dalla Qf, il gruppo che ha acquisito lo stabilimento ex Gkn. Il giudice ha confermato “la correttezza delle posizioni della Fiom-Cgil e il comportamento antisindacale tenuto dalla controparte dall’inizio dell’intera vertenza”.

Morto il falco Wolfgang Schaeuble. L’ex ministro tedesco delle Finanze è morto a 81 anni. È ricordato per aver preso parte ai negoziati che nel 1990 portarono alla riunificazione della Germania e per essere stato una figura centrale nella gestione della crisi economica del 2008-2010 in Europa, da ministro della Cancelliera Angela Merkel. Era uno strenuo sostenitore dell’austerità.

Il New York Times fa causa a OpenAI e Microsoft. Milioni di articoli del più importante quotidiano degli Stati Uniti (e del mondo occidentale) sono stati utilizzati per addestrare i chatbot che ora gli fanno concorrenza, scrivono gli avvocati del Times nelle motivazioni della querela contro le case madri di ChatGPT e Bing-Copilot per violazione del diritto d’autore.


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Femminicidi, l’onda emotiva a intermittenza: perché Giulia Cecchettin sì e le altre no?

di Nadia Somma

Il femminicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre scorso per mano dell’ex fidanzato Filippo Turetta, ha scosso profondamente il Paese con un’onda di commozione che ha portato 500mila persone alla manifestazione organizzata da Non Una di Meno, a Roma, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza alle donne. Il doppio delle presenze rispetto agli anni passati. Una commozione che si è toccata con mano anche nel giorno dei suoi funerali trasmessi in televisione e celebrati il 5 dicembre scorso nella basilica di San Giustina, davanti a una folla di centinaia di persone che ha seguito le esequie in lacrime. Ma è accaduto anche altro dopo il femminicidio di Giulia. Il 1522, il numero nazionale antiviolenza, ha registrato un’impennata di richieste di aiuto che sono raddoppiate da 200 a 400 al giorno. Anche nei Centri antiviolenza della rete D.i.Re i contatti sono aumentati, soprattutto in Veneto e in Friuli Venezia Giulia.

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