C'è un'alga insidiosa che si sta diffondendo nei nostri mari, spesso invisibile ad occhio nudo e che può intossicare. Si chiama "Ostreopsis ovata", si trova lungo le coste con fondali a prevalente natura rocciosa, predilige acque calme, calde e con buona luce. Lo afferma la Società Italiana di Tossicologia (Sitox) in vista dell'arrivo dei mesi estivi, spiegando che questo fenomeno si verifica "da quando la tropicalizzazione del clima favorisce il fiorire di alghe bentoniche che producono tossine anche alle nostre latitudini".
E' possibile "inalare queste tossine quando ci si bagna e/o ci si espone all'aerosol marino, costituito dalla miriade di goccioline d'acqua sospese in aria, generato dalle onde che si infrangono sulla riva", prosegue la Sitox, affermando che la presenza di quest'alga "è stata segnalata lungo le coste genovesi, tirreniche laziali, nelle acque dell'Emilia Romagna, ioniche e dell'Alta Toscana, nonché in Sicilia, Puglia, nel mare di Gaeta e nell'Alto Adriatico (ovunque tranne in Veneto)".
Alghe come l'Ostreopsis ovata hanno dimensioni che "vanno dai 30 ai 70 micrometri (1 micrometro equivale a un millesimo di millimetro), quindi sono invisibili a occhio nudo" e possono proliferare "sino a costituire una massa ben riconoscibile, che in mare si identifica con chiazze bruno-rossastre"; se la fioritura "è seguita dalla produzione di palitossine, i bagnanti ne sono facilmente esposti" per cui in presenza di queste "maree rosse", simili a mucillagini, "è bene stare lontani almeno 100 metri dalla riva".
La sintomatologia dell'intossicazione può essere febbre oltre i 38 gradi, congiuntiviti, rinorrea, tosse e problemi respiratori anche gravi, dermatiti da contatto, in qualche caso anche nausea e vomito, ricorda la Sitox. Le tossine marine prodotte da alghe possono entrare nella catena alimentare e arrivare al piatto: in particolare molluschi (soprattutto mitili) e ricci filtrano, accumulano e dunque concentrano tossine dal mare. Ecco perché è bene evitare il fai-da-te nella raccolta, per esempio di cozze dalle rocce, ricci e altri organismi.
Nel 2005, ricorda la Sitox, per la presenza dell'alga Ostreopsis ovata nel Mediterraneo circa duecento persone nelle località intorno a Genova si intossicarono e di queste una quarantina fu ricoverata in ospedale.
E' possibile "inalare queste tossine quando ci si bagna e/o ci si espone all'aerosol marino, costituito dalla miriade di goccioline d'acqua sospese in aria, generato dalle onde che si infrangono sulla riva", prosegue la Sitox, affermando che la presenza di quest'alga "è stata segnalata lungo le coste genovesi, tirreniche laziali, nelle acque dell'Emilia Romagna, ioniche e dell'Alta Toscana, nonché in Sicilia, Puglia, nel mare di Gaeta e nell'Alto Adriatico (ovunque tranne in Veneto)".
Alghe come l'Ostreopsis ovata hanno dimensioni che "vanno dai 30 ai 70 micrometri (1 micrometro equivale a un millesimo di millimetro), quindi sono invisibili a occhio nudo" e possono proliferare "sino a costituire una massa ben riconoscibile, che in mare si identifica con chiazze bruno-rossastre"; se la fioritura "è seguita dalla produzione di palitossine, i bagnanti ne sono facilmente esposti" per cui in presenza di queste "maree rosse", simili a mucillagini, "è bene stare lontani almeno 100 metri dalla riva".
La sintomatologia dell'intossicazione può essere febbre oltre i 38 gradi, congiuntiviti, rinorrea, tosse e problemi respiratori anche gravi, dermatiti da contatto, in qualche caso anche nausea e vomito, ricorda la Sitox. Le tossine marine prodotte da alghe possono entrare nella catena alimentare e arrivare al piatto: in particolare molluschi (soprattutto mitili) e ricci filtrano, accumulano e dunque concentrano tossine dal mare. Ecco perché è bene evitare il fai-da-te nella raccolta, per esempio di cozze dalle rocce, ricci e altri organismi.
Nel 2005, ricorda la Sitox, per la presenza dell'alga Ostreopsis ovata nel Mediterraneo circa duecento persone nelle località intorno a Genova si intossicarono e di queste una quarantina fu ricoverata in ospedale.
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