“Alla loro dittatura tecnica noi rispondiamo con l’esperienza di milioni di contadini, di agronomi, di ecologisti, di botanici, di climatologi, di geografi, di urbanisti, di architetti, di filosofi che, insieme con milioni e milioni di cittadine e cittadini del mondo intero, stanno già costruendo un mondo migliore su basi diverse dalla competitività e dalla crescita”. Parto dalla fine, per raccontare un libro da leggere senza se e senza ma. Gli autori José Bové e Gilles Luneau ci prendono per mano e ci accompagnano in un viaggio dell’orrore tra i guasti di un sistema alimentare ostaggio di (poche) multinazionali che governano un mondo storto.
L’alimentazione in ostaggio (EMI, 2016) ci dice di un modello che è urgente cambiare, partendo dal basso, perché il livello di commistione tra i decisori politici e un mercato saturo di interessi e conflitti mette seriamente in dubbio la possibilità concreta che questo cambiamento possa avvenire dall’alto. Il libro è una vera galleria dell’orrore che passa dal land grabbing alla concentrazione dei marchi nelle mani di pochi colossi della distribuzione, dall’agrobusiness alle sementi ogm, soffermandosi per una riflessione attualissima sulla perdita di contatto con la realtà diun mondo rurale di cui abbiamo perduto ogni legame. Fino alla descrizione inquietante della vita di una gallina ovaiola, in cui provo a identificarmi solo per un momento, prima di vergognarmi profondamente per il livello di idiozia e autodistruzione che abbiamo raggiunto.
“Andiamo allora a radiografare, come esempio, l’allevamento delle galline ovaiole. Dal momento che le galline non covano più… bisogna comperare delle incubatrici e consumare energia per tenere i pulcini al caldo. Poiché la concentrazione di animali (decine di migliaia per capannone) fa scoppiare le malattie, servono cure veterinarie. Dato che la deposizione di uova è condizionata dalle ore di luce della giornata, le galline vengono rinchiuse in edifici con diciassette ore di illuminazione continua. Siccome sono ammucchiate le une sulle altre… si taglia loro il becco per evitare le bagarre e il cannibalismo. Poiché le galline sono al chiuso, bisogna nutrirle: il mangime è studiato per dopare la produzione. Un’ovaiola dà 300 uova in 12-18 mesi, poi è pronta per l’abbattimento, a vantaggio dei piatti pronti o dell’alimentazione di altri animali”.
Ecco perché sono partito dalla fine. Per il messaggio comunque positivo e di speranza che qua e là possiamo comunque “portare a casa”. A partire da scelte consapevoli e individuali che partono dal carrello della spesa. Dal nostro essere consum-attori attivi e consapevoli. Per un cambiamento urgente e possibile. di Marco Boschini | 27 aprile 2016 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/27/lalimentazione-ostaggio-salviamo-la-gallina-ovaiola/2670268/
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