Per raggiungere gli obiettivi di riduzione del riscaldamento globale previsti dall'Accordo di Parigi, l'Unione europea dovrebbe fissare a 30 euro a tonnellata il costo delle emissioni di anidride carbonica (CO2) in atmosfera. E' questo il calcolo fatto da uno studio congiunto del gestore della rete elettrica francese, Rte, e dell'Agenzia francese per l'Ambiente e il controllo dell'Energia, Ademe. Lo riferisce il sito di Assoelettrica, l'associazione delle imprese italiane del settore.
Nell'Unione europea i produttori di energia devono pagare un costo per le loro emissioni di CO2 nell'atmosfera. L'Unione fissa un tetto massimo di emissioni, poi il prezzo a tonnellata è lasciato al libero mercato. Con la crisi economica, il prezzo è crollato. Da gennaio ad aprile 2016 ha oscillato fra i 5 e i 7 euro a tonnellata. Questo rende più convenienti le fonti fossili, economiche ma inquinanti, rispetto a quelle rinnovabili, ecologiche ma costose.
I produttori si concentrano quindi su carbone e petrolio e trascurano fotovoltaico, eolico e biomasse. In questo modo però si aumentano le emissioni di anidride carbonica in atmosfera, rendendo difficile o impossibile raggiungere l'obiettivo di Parigi: contenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi, possibilmente entro 1,5 gradi.
Secondo Rte e Ademe, un costo della CO2 fissato a 30 euro a tonnellata permetterebbe di diminuire di 100 milioni di tonnellate all'anno le emissioni, -15%. Sarebbe in pratica la "carbon tax" auspicata da molti (in Italia dai Cinquestelle), che farebbe pagare ai produttori i costi sociali delle loro emissioni inquinanti. Lo studio afferma che un costo della CO2 molto elevato, a 100 euro a tonnellata, porterebbe a un taglio delle emissioni di gas serra del 30%. (ANSA).
Nell'Unione europea i produttori di energia devono pagare un costo per le loro emissioni di CO2 nell'atmosfera. L'Unione fissa un tetto massimo di emissioni, poi il prezzo a tonnellata è lasciato al libero mercato. Con la crisi economica, il prezzo è crollato. Da gennaio ad aprile 2016 ha oscillato fra i 5 e i 7 euro a tonnellata. Questo rende più convenienti le fonti fossili, economiche ma inquinanti, rispetto a quelle rinnovabili, ecologiche ma costose.
I produttori si concentrano quindi su carbone e petrolio e trascurano fotovoltaico, eolico e biomasse. In questo modo però si aumentano le emissioni di anidride carbonica in atmosfera, rendendo difficile o impossibile raggiungere l'obiettivo di Parigi: contenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi, possibilmente entro 1,5 gradi.
Secondo Rte e Ademe, un costo della CO2 fissato a 30 euro a tonnellata permetterebbe di diminuire di 100 milioni di tonnellate all'anno le emissioni, -15%. Sarebbe in pratica la "carbon tax" auspicata da molti (in Italia dai Cinquestelle), che farebbe pagare ai produttori i costi sociali delle loro emissioni inquinanti. Lo studio afferma che un costo della CO2 molto elevato, a 100 euro a tonnellata, porterebbe a un taglio delle emissioni di gas serra del 30%. (ANSA).
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