sabato 13 dicembre 2014

Indeco, tutti al Riesame, questo era l'articolo di ieri poi sappiamo che sono stati tutti scarcerati

Gli indagati arrestati dalla Mobile hanno presentato ricorso avverso l’ordinanza
Nuova battaglia davanti al Tribunale delle Libertà che si riserva
Hanno presentato tutti ricorsi
al Tribunale del
Riesame gli indagati che
erano finiti agli arresti domiciliari
per lo scandalo Indeco, in
esecuzione di un’ordinanza di
custodia cautelare emessa dal
gip Giuseppe Cario su richiesta
del pm Luigia Spinelli e notificata
dalla Squadra Mobile che
aveva eseguito le indagini. Nei
giorni scorsi si era svolto l’inter -
rogatorio di garanzia per tutti e
sei gli indagati, tra cui Vincenzo
D’Aprano, componente del Cda
di Indeco, l’unico ascoltato a
Latina mentre gli altri erano
stati interrogati per rogatoria tra
Milano e Monza. D’Ap ra no
aveva respinto le accuse, sostenendo
che la sua non è stata una
truffa, anzi la sua condotta è
stata legale sotto diversi punti di
vista. L’accusa contestata nei
confronti di D’Aprano e degli
altri indagati è quella di frode in
pubbliche forniture e poi anche
di truffa oltre a quella di falso.
La misura cautelare aveva colpito
oltre a D’Aprano anche
altre persone.
La svolta all’inchiesta risale allo
scorso ottobre in occasione
della notifica delle prime misure
cautelari; in quel frangente gli
investigatori della polizia avevano
sequestrato una serie di documenti
interessanti relativi all’in -
chiesta che poi aveva portato a
dei nuovi arresti tra cui le due
sorelle gemelle Paola e Simona
Grossi, il fratello Andrea, la madre
Marina Cremonesi, vedova
del Re delle Bonifiche in Lombardia
e poi Paolo Titta e Vincenzo
Cimini, rispettivamente presidente
del Cda della Indeco e
componenti del Cda della Green
Holding.
Il collegio difensivo ha presentato
ricorso ai magistrati romani
che non hanno ancora sciolto la
riserva e anche in questa circostanza
puntano all’annullamento
della misura cautelare. Già nel
corso della prima tranche
dell’inchiesta il Riesame aveva
rimescolato le carte sparigliando
il tavolo, adesso si attende una
nuova decisione da Roma ma la
sensazione è quella di un’impal -
catura accusatoria ben robusta
destinata probabilmente a reggere.
IL QUOTIDIANO - Venerdì 12 Dicembre 2014

11 Latina

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