L’UOMO
“DEL MOSSAD”
Un
sedicente “agente israeliano”nel 2011 fu trovato in possesso
di
atti riservati provenienti da un’agenzia del capoluogo pontino
impegnata
in attività di ascolto disposte dalla magistratura
di
Rita
Di Giovacchino
Di
una cosa soltanto si è lamentato Pignatone,
giovedì
scorso, di fronte alla
commissione
parlamentare Antimafia: le
enormi
difficoltà incontrate a Latina nel lavoro
sul
territorio. Che la quinta provincia
del
Lazio non fosse una zona facile, per il
radicamento
di ceppi mafiosi che si estendono
tra
il litorale a sud di Roma e il confine
con
la Campania, già si sapeva. Alla camorra
che
controlla ristoranti e night e alla ’n d r a ngheta
che
estende i suoi tentacoli sul mercato
ortofrutticolo
di Fondi vanno aggiunte le
estorsioni
ai commercianti e le minacce ai
magistrati.
La più eclatante i manifesti a lutto
contro
il giudice antimafia Luisa Aielli che
ieri
ha incontrato Rosy Bindi in visita al Tribunale
di
Latina. Ma a ciò va aggiunto che di
recente,
proprio quando il cerchio si andava
stringendo
su livelli superiori, si sono verificate
inquietanti
e mirate fughe di notizie
che
hanno rischiato di vanificare gli sforzi
della
Dda del Lazio.
“In
più occasioni i decreti di intercettazione
sono
finiti nelle mani sbagliate, esistono
realtà
in cui la compenetrazione dei diversi
interessi
è tale che la persona intercettata
difficilmente
ne resta all’oscuro per più di
trenta
o quaranta giorni, in poche parole viene
puntualmente
avvertita. E le indagini di
mafia,
senza intercettazioni, sono impossibili”,
ha
spiegato l’aggiunto Michele Prestipino
dopo
la denuncia del procuratore. di
Roma.
Un
amaro j’accuse
, che per
fortuna sembra
non
aver influito sui risultati finali, acuito
dal
fatto, secondo Prestipino, che “le forze di
polizia
che lavorano su Latina sono abituate
a
dialogare più frequentemente con la Dda di
Napoli
che non con quella di Roma”. Ma il
dato
più allarmante resta il fatto che a gestire
le
intercettazioni sono state agenzie poco affidabili,
come
conferma un oscuro episodio
avvenuto
nel 2011 quando, del tutto casualmente,
i
carabinieri si trovarono a perquisire
a
Roma un uomo che vestiva un giubbotto
antiproiettile.
Lo strano personaggio, che di
lì
a poco si sarebbe definito “un agente del
Mossad”,
aveva addosso “atti giudiziari con
decreti
di intercettazione della Dda di Roma,
appena
firmati, trascrizioni di intercettazioni
appena
iniziate, tanti altri atti e tante altre
cose”,
ha denunciato il procuratore aggiunto
Prestipino.
L’UOMO
CONSEGNÒ anche
una
tessera del servizio segreto
israeliano,
tutta da verificare,
ma
da accertamenti
successivi
è risultato che il
soggetto
collaborava con una
società
inglese che faceva intercettazioni
per
conto terzi
ed
era collegata
con
un’analoga
società
di Latina.
“Scopriamo
dunque
che c’è
un
signore che
gestisce
quasi
tutte
le attività di intercettazioni su Latina
che
aveva ritenuto lecito e opportuno subappaltare
il
servizio dell’attività a un personaggio
con
la tessera del Mossad”, ha aggiunto
il
magistrato. C’era forse un interesse
da
parte di “agenzie” straniere sull’attività di
indagine
della procura di Roma?
La
commissione antimafia, che ieri con il
presidente
Rosy Bindi si è recata a Latina per
acquisire
documenti e svolgere audizioni, intende
approfondire
lo strano episodio. Nonostante
le
difficoltà in provincia di Latina di
recente
ci sono stati arresti e sequestri di beni
nei
confronti di appartenenti ai camorristi
del
clan Mallardo Ascione.
ritadigiovacchino@yahoo.it
il fatto quotidiano 13 dicembre 2014
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