sabato 13 dicembre 2014

A Latina intercettare non si può LA DENUNCIA DEL PROCURATORE DI ROMA IN ANTIMAFIA: “GLI INDAGATI PUNTUALMENTE AVVERTITI”

L’UOMO “DEL MOSSAD”
Un sedicente “agente israeliano”nel 2011 fu trovato in possesso
di atti riservati provenienti da un’agenzia del capoluogo pontino
impegnata in attività di ascolto disposte dalla magistratura
di Rita Di Giovacchino
Di una cosa soltanto si è lamentato Pignatone,
giovedì scorso, di fronte alla
commissione parlamentare Antimafia: le
enormi difficoltà incontrate a Latina nel lavoro
sul territorio. Che la quinta provincia
del Lazio non fosse una zona facile, per il
radicamento di ceppi mafiosi che si estendono
tra il litorale a sud di Roma e il confine
con la Campania, già si sapeva. Alla camorra
che controlla ristoranti e night e alla ’n d r a ngheta
che estende i suoi tentacoli sul mercato
ortofrutticolo di Fondi vanno aggiunte le
estorsioni ai commercianti e le minacce ai
magistrati. La più eclatante i manifesti a lutto
contro il giudice antimafia Luisa Aielli che
ieri ha incontrato Rosy Bindi in visita al Tribunale
di Latina. Ma a ciò va aggiunto che di
recente, proprio quando il cerchio si andava
stringendo su livelli superiori, si sono verificate
inquietanti e mirate fughe di notizie
che hanno rischiato di vanificare gli sforzi
della Dda del Lazio.
In più occasioni i decreti di intercettazione
sono finiti nelle mani sbagliate, esistono
realtà in cui la compenetrazione dei diversi
interessi è tale che la persona intercettata
difficilmente ne resta all’oscuro per più di
trenta o quaranta giorni, in poche parole viene
puntualmente avvertita. E le indagini di
mafia, senza intercettazioni, sono impossibili”,
ha spiegato l’aggiunto Michele Prestipino
dopo la denuncia del procuratore. di
Roma.
Un amaro j’accuse , che per fortuna sembra
non aver influito sui risultati finali, acuito
dal fatto, secondo Prestipino, che “le forze di
polizia che lavorano su Latina sono abituate
a dialogare più frequentemente con la Dda di
Napoli che non con quella di Roma”. Ma il
dato più allarmante resta il fatto che a gestire
le intercettazioni sono state agenzie poco affidabili,
come conferma un oscuro episodio
avvenuto nel 2011 quando, del tutto casualmente,
i carabinieri si trovarono a perquisire
a Roma un uomo che vestiva un giubbotto
antiproiettile. Lo strano personaggio, che di
lì a poco si sarebbe definito “un agente del
Mossad”, aveva addosso “atti giudiziari con
decreti di intercettazione della Dda di Roma,
appena firmati, trascrizioni di intercettazioni
appena iniziate, tanti altri atti e tante altre
cose”, ha denunciato il procuratore aggiunto
Prestipino.
L’UOMO CONSEGNÒ anche
una tessera del servizio segreto
israeliano, tutta da verificare,
ma da accertamenti
successivi è risultato che il
soggetto collaborava con una
società inglese che faceva intercettazioni
per conto terzi
ed era collegata
con un’analoga
società di Latina.
Scopriamo
dunque che c’è
un signore che
gestisce quasi
tutte le attività di intercettazioni su Latina
che aveva ritenuto lecito e opportuno subappaltare
il servizio dell’attività a un personaggio
con la tessera del Mossad”, ha aggiunto
il magistrato. C’era forse un interesse
da parte di “agenzie” straniere sull’attività di
indagine della procura di Roma?
La commissione antimafia, che ieri con il
presidente Rosy Bindi si è recata a Latina per
acquisire documenti e svolgere audizioni, intende
approfondire lo strano episodio. Nonostante
le difficoltà in provincia di Latina di
recente ci sono stati arresti e sequestri di beni
nei confronti di appartenenti ai camorristi
del clan Mallardo Ascione.
ritadigiovacchino@yahoo.it

il fatto quotidiano 13 dicembre 2014 

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