Torna la Marcia per la vita per difendere i diritti dei più deboli. Il Santo Padre: «Grazie per il vostro impegno!»
Circa 40 mila i partecipanti alla quarta edizione della Marcia nazionale per la vita, promossa a Roma questa mattina da una cinquantina di organizzazioni pro-life. Papa Francesco li ha salutati al termine del Regina Coeli, rivolgendo loro “tanti auguri” e incoraggiandoli ad andare avanti e ad impegnarsi per la tutela e la promozione della vita.
R. - Ci sentiamo proprio parte del popolo della vita di cui parlava Giovanni Paolo II per costruire una civiltà dell’amore a partire dalla famiglia, trasmettendo questo valore anche ai nostri figli che respirano questa gioia di vivere, questo amore per la vita.
R. - Non mi piace quello che accade oggi: la vita dei bambini viene buttata via senza pensarci solo perché all’inizio rappresentano un problema. Se ci si pensasse un po’ di più ci si renderebbe conto che un bambino è sempre un bellissimo regalo.
R. - Con l’aborto ogni anno in Italia muoiono tantissimi bambini. Il diritto alla vita è il primo di tutti i diritti e dunque è indispensabile lottare per difendere l’innocente.
R. - Noi cerchiamo di dar voce a chi non ce l’ha: a tutti quei bambini non nati, ma soprattutto in tutte quelle situazioni di vita agli ultimi stadi che molto spesso non sono considerate. Dunque, per noi è estremamente importante dare voce a chi non ha voce e sostenere chi ha la necessità di essere accompagnato.
D. - È molto importante marciare per la vita?
R. - Sì, io penso di si perché è fondamentale riconoscere la dignità della vita dal concepimento alla morte naturale, cosa che oggi non avviene. Io, in particolare, appartengo all'associazione “La Vigna di Rachele”: aiutiamo le persone dopo l’aborto e vediamo come queste persone ferite dopo l’aborto vengano lasciate sole, senza accompagnamento, quasi come se non si volesse riconoscere la loro sofferenza.
R. - Io credo che la difesa della vita vada fatta a 360 gradi, sia attraverso il riconoscimento al diritto di nascere sia attraverso il riconoscimento del diritto ad avere una degna sepoltura, e quindi il seppellimento dei bimbi nati morti è un diritto a pieno titolo.
R. - È vero che c’è anche un po’ una civiltà della morte con queste leggi e con questi attacchi alla vita e alla famiglia, però c’è anche un popolo della vita che vuole invece manifestare e stare insieme facendo vedere che c’è.
RADIO VATICANA
https://www.facebook.com/notes/papa-francesco/torna-la-marcia-per-la-vita-per-difendere-i-diritti-dei-pi%C3%B9-deboli-il-santo-padr/727664387283999
R. - Ci sentiamo proprio parte del popolo della vita di cui parlava Giovanni Paolo II per costruire una civiltà dell’amore a partire dalla famiglia, trasmettendo questo valore anche ai nostri figli che respirano questa gioia di vivere, questo amore per la vita.
R. - Non mi piace quello che accade oggi: la vita dei bambini viene buttata via senza pensarci solo perché all’inizio rappresentano un problema. Se ci si pensasse un po’ di più ci si renderebbe conto che un bambino è sempre un bellissimo regalo.
R. - Con l’aborto ogni anno in Italia muoiono tantissimi bambini. Il diritto alla vita è il primo di tutti i diritti e dunque è indispensabile lottare per difendere l’innocente.
R. - Noi cerchiamo di dar voce a chi non ce l’ha: a tutti quei bambini non nati, ma soprattutto in tutte quelle situazioni di vita agli ultimi stadi che molto spesso non sono considerate. Dunque, per noi è estremamente importante dare voce a chi non ha voce e sostenere chi ha la necessità di essere accompagnato.
D. - È molto importante marciare per la vita?
R. - Sì, io penso di si perché è fondamentale riconoscere la dignità della vita dal concepimento alla morte naturale, cosa che oggi non avviene. Io, in particolare, appartengo all'associazione “La Vigna di Rachele”: aiutiamo le persone dopo l’aborto e vediamo come queste persone ferite dopo l’aborto vengano lasciate sole, senza accompagnamento, quasi come se non si volesse riconoscere la loro sofferenza.
R. - Io credo che la difesa della vita vada fatta a 360 gradi, sia attraverso il riconoscimento al diritto di nascere sia attraverso il riconoscimento del diritto ad avere una degna sepoltura, e quindi il seppellimento dei bimbi nati morti è un diritto a pieno titolo.
R. - È vero che c’è anche un po’ una civiltà della morte con queste leggi e con questi attacchi alla vita e alla famiglia, però c’è anche un popolo della vita che vuole invece manifestare e stare insieme facendo vedere che c’è.
RADIO VATICANA
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