350 milioni. Il sistema predatorio tra formigoniani e Coop: “Facciamo squadra”. Il mediatore Cattozzo
e il fruscio delle mazzette: “Nei pizzini il resoconto dei soldi” Oggi Renzi a Milano: “Ci metto la faccia”
Il supercontrollore Cantone: “Non so se avrò i poteri necessari” Barbacetto, Meletti, Milosa e Vecchi » pag. 6 - 7 il fatto quotidiano 13 maggio 2014
Prima
l’acciaio
poi
la Salute
(e
niente bonifica)
VENT’ANNI
DI POTERE ALLE PORTE DELLA CITTÀ. L’I ST I T U TO
TUMORI
VA IN AREA INQUINATA: IL TIFO DI BANCHE E COOP
di
Giorgio Meletti
La
storia della Città della
Salute
di Sesto San Giovanni
è
nota e si svolge da
anni,
per così dire, alla luce
del
sole. Chi si finge sorpreso, o
distratto,
mente. L’arresto degli ex
eroi
di Tangentopoli Gianstefano
Frigerio,
Primo Greganti ed Enrico
Maltauro,
oltre
che
dell’ex senatore
(Dc
prima e Pdl
poi)
Luigi Grillo,
confermano
che
sulle
aree della ex
Falck
di Sesto San
Giovanni
è stata
costruita
una perfetta
“operazione
di
sistema”. Di
quelle
in cui non
ci
si ferma di fronte
a
niente e a nessuno:
troppo
corposi
ed
estesi sono
gli
interessi in gioco, di banche, imprese,
politici.
I traffici per far vincere
l’appalto
da 350 milioni a Maltauro
e
alla Manutencoop di Claudio
Levorato
risultano quasi prevedibili,
e
vale per tutte solo la frase di Frigerio
(“Dobbiamo
fare squadra”)
che
teorizza le intese trasversali.
PARTIAMO
dal particolare più singolare.
La
Regione Lombardia, ai
tempi
della presidenza di Roberto
Formigoni,
ha deciso di costruire la
nuova
sede dell’Istituto dei Tumori e
dell’istituto
neurologico Besta su una
ex
area industriale altamente inquinata,
mandando
in bestia il sindaco
di
Milano, Giuliano Pisapia, che voleva
la
nuova struttura dentro i confini
del
suo comune. Un anno fa il
ministero
della Salute ha risposto a
un’interrogazione
del Movimento 5
Stelle:
“Si specifica
che
l’intervento relativo
alla
Città della
Salute
e della Ricerca
sarà
effettuato
solo
a ultimazione
degli
interventi
di
bonifica a carico
della
Milanosesto
spa
proprio su
quell’area”.
Medici
e infermieri
potranno
andare a
lavorare
tranquilli:
la
bonifica è stata
progettata
da Claudio
Tedesi,
il tecnico attenzionato
dalla
procura di Milano per due capolavori
quali
il verminaio chiamato
Santa
Giulia e l’intervento di risanamento
della
ex Sisas di Pioltello (Milano).
È
stato arrestato nel gennaio
scorso
insieme al funzionario del ministero
dell’Ambiente
Luigi Pelaggi,
già
indagato a Taranto per la vicenda
Ilva.
Esperti veri.
Tedesi
è stato a lungo il tecnico di fiducia
di
Giuseppe “Pino” Grossi, il
famoso
re delle bonifiche clamorosamente
arrestato
nel 2009, legato a
Formigoni
e all’ex ras della sanità
lombarda
Giancarlo Abelli. Grossi è
morto,
ma non le sue società. E infatti
la
gara per la bonifica delle aree ex
Falck
è stata vinta dalla Ambienthesis,
degli
eredi Grossi che il 7 aprile
scorso
ha festeggiato il contratto con
un
balzo in Borsa del 19 per cento.
L’appalto
è stato aggiudicato dalla
Milanosesto,
proprietaria dell’area.
L’area,
dopo la chiusura delle acciaierie
Falck,
fu acquistata dall’immobi -
liarista
di Sesto Giuseppe Pasini,
l’uomo
che ha accusato l’ex presidente
della
Provincia di Milano Filippo
Penati
di concussione. Pasini
ha
sostenuto che la pressione concussiva
del
sistema Penati l’ha costretto
a
a vendere alla Risanamento
di
Luigi Zunino. Il quale, indebitato
con
Intesa Sanpaolo per il disastro
Santa
Giulia, era pilotato dalla banca
di
riferimento verso affari lucrosi.
Ma
nel 2010 anche Zunino ha gettato
la
spugna e ha venduto a Davide Bizzi,
generosamente
finanziato da Intesa,
Unicredit
e Popolare di Milano
per
poter pagare bene Zunino.
Chi
è Bizzi? Di lui si conoscono le
amicizie
di stampo berlusconiano.
Legato
al ministro delle Infrastrutture
Maurizio
Lupi, che nel 2011 inaugurò
con
lui il nuovo grattacielo a
Manhattan,
ha avuto inizialmente
come
socio e vicepresidente della
Milanosesto
il superberlusconiano
Mario
Resca. Due mesi fa ha messo
alla
presidenza Giovanni Castellaneta,
ex
ambasciatore a Washington, ex
consigliere
diplomatico di B. a palazzo
Chigi
ed ex vicepresidente della
Finmeccanica,
attualmente presidente
del
colosso pubblico Sace.
PERCHÉ
per un’operazione immobiliare
scende
in campo un pezzo da
novanta
dell’incrocio tra politica e
affari
come Castellaneta? La risposta
è
che le inchieste passano, gli affari
restano.
Nell’inchiesta sul sistema
Penati,
Pasini e un altro imprenditore
sestese,
Piero Di Caterina, hanno
accusato
di concussione Omer
Degli
Esposti, vicepresidente della
Ccc
di Bologna, colosso delle cooperative
rosse
del mattone, e con lui due
consulenti
storici del sistema cooperativo,
Francesco
Agnello e Giampaolo
Salami.
I tre sono stati prescritti
insieme
a Penati. Ma la Ccc è viva e
lotta
insieme a Bizzi. Possiede il 10
per
cento della Milanosesto, nel cui
consiglio
d’amministrazione siede il
presidente
della Ccc, Piero Collina,
pezzo
grosso della finanza rossa. Con
lei
nell’affare una specie di all stars
delle
coop: Coopfond, Cmc, Manutencoop,
Coop
Lombardia (quella
dei
supermercati) e via dicendo.
Milanosesto
è dunque una stanza di
compensazione.
La Regione costruisce
la
Città della Salute sull’area a destinazione
pubblica
(venti ettari circa),
in
modo da valorizzare e trainare
gli
altri 100 ettari dove Bizzi costruirà
circa
un milione di metri quadrati. Le
tre
banche creditrici (che hanno in
pegno
il 100 per cento delle azioni di
Milanosesto)
tifano. E le imprese di
destra
(per esempio Ambienthesis e
Maltauro)
e di sinistra (Manutencoop,
Ccc)
si alleano, cioè si spartiscono
il
lavoro. Questo è il canovaccio.
I
Frigerio e i Greganti lo interpretano
recitando
a soggetto da veri
professionisti
quali sono. Un sistema
oliato.
Strano che qualcuno possa
fingersi
sorpreso.
Nessun commento:
Posta un commento