martedì 13 maggio 2014

EXPO, LA CITTÀ DELLA SALUTE SUI TERRENI AVVELENATI

L’affare del polo ospedaliero sulla ex area mai bonificata dell’acciaieria Falck (scandalo Penati) vale
350 milioni. Il sistema predatorio tra formigoniani e Coop: “Facciamo squadra”. Il mediatore Cattozzo
e il fruscio delle mazzette: “Nei pizzini il resoconto dei soldi” Oggi Renzi a Milano: “Ci metto la faccia”
Il supercontrollore Cantone: “Non so se avrò i poteri necessari” Barbacetto, Meletti, Milosa e Vecchi » pag. 6 - 7 il fatto quotidiano 13 maggio 2014
Prima l’acciaio
poi la Salute
(e niente bonifica)
VENT’ANNI DI POTERE ALLE PORTE DELLA CITTÀ. L’I ST I T U TO
TUMORI VA IN AREA INQUINATA: IL TIFO DI BANCHE E COOP
di Giorgio Meletti
La storia della Città della
Salute di Sesto San Giovanni
è nota e si svolge da
anni, per così dire, alla luce
del sole. Chi si finge sorpreso, o
distratto, mente. L’arresto degli ex
eroi di Tangentopoli Gianstefano
Frigerio, Primo Greganti ed Enrico
Maltauro, oltre
che dell’ex senatore
(Dc prima e Pdl
poi) Luigi Grillo,
confermano che
sulle aree della ex
Falck di Sesto San
Giovanni è stata
costruita una perfetta
operazione
di sistema”. Di
quelle in cui non
ci si ferma di fronte
a niente e a nessuno:
troppo corposi
ed estesi sono
gli interessi in gioco, di banche, imprese,
politici. I traffici per far vincere
l’appalto da 350 milioni a Maltauro
e alla Manutencoop di Claudio
Levorato risultano quasi prevedibili,
e vale per tutte solo la frase di Frigerio
(“Dobbiamo fare squadra”)
che teorizza le intese trasversali.
PARTIAMO dal particolare più singolare.
La Regione Lombardia, ai
tempi della presidenza di Roberto
Formigoni, ha deciso di costruire la
nuova sede dell’Istituto dei Tumori e
dell’istituto neurologico Besta su una
ex area industriale altamente inquinata,
mandando in bestia il sindaco
di Milano, Giuliano Pisapia, che voleva
la nuova struttura dentro i confini
del suo comune. Un anno fa il
ministero della Salute ha risposto a
un’interrogazione del Movimento 5
Stelle: “Si specifica
che l’intervento relativo
alla Città della
Salute e della Ricerca
sarà effettuato
solo a ultimazione
degli interventi
di bonifica a carico
della Milanosesto
spa proprio su
quell’area”.
Medici e infermieri
potranno andare a
lavorare tranquilli:
la bonifica è stata
progettata da Claudio
Tedesi, il tecnico attenzionato
dalla procura di Milano per due capolavori
quali il verminaio chiamato
Santa Giulia e l’intervento di risanamento
della ex Sisas di Pioltello (Milano).
È stato arrestato nel gennaio
scorso insieme al funzionario del ministero
dell’Ambiente Luigi Pelaggi,
già indagato a Taranto per la vicenda
Ilva. Esperti veri.
Tedesi è stato a lungo il tecnico di fiducia
di Giuseppe “Pino” Grossi, il
famoso re delle bonifiche clamorosamente
arrestato nel 2009, legato a
Formigoni e all’ex ras della sanità
lombarda Giancarlo Abelli. Grossi è
morto, ma non le sue società. E infatti
la gara per la bonifica delle aree ex
Falck è stata vinta dalla Ambienthesis,
degli eredi Grossi che il 7 aprile
scorso ha festeggiato il contratto con
un balzo in Borsa del 19 per cento.
L’appalto è stato aggiudicato dalla
Milanosesto, proprietaria dell’area.
L’area, dopo la chiusura delle acciaierie
Falck, fu acquistata dall’immobi -
liarista di Sesto Giuseppe Pasini,
l’uomo che ha accusato l’ex presidente
della Provincia di Milano Filippo
Penati di concussione. Pasini
ha sostenuto che la pressione concussiva
del sistema Penati l’ha costretto
a a vendere alla Risanamento
di Luigi Zunino. Il quale, indebitato
con Intesa Sanpaolo per il disastro
Santa Giulia, era pilotato dalla banca
di riferimento verso affari lucrosi.
Ma nel 2010 anche Zunino ha gettato
la spugna e ha venduto a Davide Bizzi,
generosamente finanziato da Intesa,
Unicredit e Popolare di Milano
per poter pagare bene Zunino.
Chi è Bizzi? Di lui si conoscono le
amicizie di stampo berlusconiano.
Legato al ministro delle Infrastrutture
Maurizio Lupi, che nel 2011 inaugurò
con lui il nuovo grattacielo a
Manhattan, ha avuto inizialmente
come socio e vicepresidente della
Milanosesto il superberlusconiano
Mario Resca. Due mesi fa ha messo
alla presidenza Giovanni Castellaneta,
ex ambasciatore a Washington, ex
consigliere diplomatico di B. a palazzo
Chigi ed ex vicepresidente della
Finmeccanica, attualmente presidente
del colosso pubblico Sace.
PERCHÉ per un’operazione immobiliare
scende in campo un pezzo da
novanta dell’incrocio tra politica e
affari come Castellaneta? La risposta
è che le inchieste passano, gli affari
restano. Nell’inchiesta sul sistema
Penati, Pasini e un altro imprenditore
sestese, Piero Di Caterina, hanno
accusato di concussione Omer
Degli Esposti, vicepresidente della
Ccc di Bologna, colosso delle cooperative
rosse del mattone, e con lui due
consulenti storici del sistema cooperativo,
Francesco Agnello e Giampaolo
Salami. I tre sono stati prescritti
insieme a Penati. Ma la Ccc è viva e
lotta insieme a Bizzi. Possiede il 10
per cento della Milanosesto, nel cui
consiglio d’amministrazione siede il
presidente della Ccc, Piero Collina,
pezzo grosso della finanza rossa. Con
lei nell’affare una specie di all stars
delle coop: Coopfond, Cmc, Manutencoop,
Coop Lombardia (quella
dei supermercati) e via dicendo.
Milanosesto è dunque una stanza di
compensazione. La Regione costruisce
la Città della Salute sull’area a destinazione
pubblica (venti ettari circa),
in modo da valorizzare e trainare
gli altri 100 ettari dove Bizzi costruirà
circa un milione di metri quadrati. Le
tre banche creditrici (che hanno in
pegno il 100 per cento delle azioni di
Milanosesto) tifano. E le imprese di
destra (per esempio Ambienthesis e
Maltauro) e di sinistra (Manutencoop,
Ccc) si alleano, cioè si spartiscono
il lavoro. Questo è il canovaccio.
I Frigerio e i Greganti lo interpretano
recitando a soggetto da veri
professionisti quali sono. Un sistema
oliato. Strano che qualcuno possa
fingersi sorpreso.


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