venerdì 14 marzo 2014

Se il peggiore incubo diventa realtà. Troppe patologie sospette per la discarica a Malagrotta

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L’incubo di Malagrotta non dà tregua ai cittadini della Capitale. Ora è la minaccia delle malattie a farsi spazio tra i già numerosi timori che affliggono quanti vivono in prossimità degli impianti. A fare luce su quest’ultimo allarme è un’inchiesta de il Messaggero: si riferisce di “almeno trenta persone. Tutte residenti nella zona della discarica di Malagrotta e tutte gravemente ammalate con problemi collegati agli agenti inquinanti prodotti dall’enorme deposito di rifiuti a due passi dalla città”.Non è la prima volta che si paventano rischi del genere ma ora il quotidiano di via del Tritone annuncia anche che nei prossimi giorni su questo aspetto potrebbe concentrarsi l’inchiesta affidata al pm Alberto Galanti che da tempo indaga per omicidio colposo e lesioni personali gravissime per quattro morti sospette segnalate negli scorsi anni.
Nell’elenco ci sono soprattutto tumori ai polmoni, alla mammella e alla tiroide e casi di gravi metastasi diffuse. Entro lunedì, l’associazione Codici, rappresentata dall’avvocato Ivano Giacomelli, depositerà in procura un nuovo esposto in cui vengono evidenziate i 30 casi sospetti e il collegamento con patologie derivate dal contatto con sostanze contenute normalmente nei rifiuti solidi urbani.
Il punto principale sarà dimostrale la relazione tra l’elevato numero di casi si malattia e l’esposizione agli agenti inquinanti che infestano la zona e che con tutta probabilità provengono dagli impianti discarica. L’elenco delle patologie citate da il Messaggero è lungo e terrificante: si va dai linfonodi ai carcinomi alal tiroide, fino a patologie dell’apparato respiratorio.
Le accuse si fondano si elementi alquanto sostanziosi, non ultimala  perizia del Politecnico di Torino effettuata discarica e commissionata dal Consiglio di Stato.
«Appare evidente che i parametri di inquinamento riscontrati sono ragionevolmente attribuibili a percolato, tenendo conto che l’introduzione nella falda di materiale organico riducente (sostanza organica carboniosa, azoto ammoniacale, potenzialmente anche solventi di uso comune) induce nella falda stessa un fenomeno degradativo di tipo inevitabilmente anossico, capace di provocare riduzione degli elementi ossidati presenti nel terreno (ferro e magnese soprattutto) e conseguente loro lisciviazione».

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