martedì 18 settembre 2012

scandalo Polverini estirpare il cancro dei soldi rubati dal pdl alla regione Lazio


Lazio Polverini estirpare il cancro dei soldi rubati dal pdl

La Renata vestita di bianco tra urla, minacce e tumori IL NUOVO MONDO DELLA GOVERNATRICE: “COME HO ESTIRPATO IL CANCRO, DOBBIAMO FARE LO STESSO QUI” “L’austerity va votara ora, al massimo stasera, o tra una settimana O così o vado a casa”di Antonello Caporale Il fatto quotidiano 18 settembre 2012 Poi si è alzata la voce determinata dell’opposi - zione. Vincenzo Maruccio, la cravatta attorcigliata al collo come un serpente stringe a sé la preda ribelle, ha concluso indignato: “Biso - gna scrivere te-end a questa brutta vicenda”. La maggioranza ha brevemente replicato con la voce di Chiara Colosimo, brunetta giovane e volitiva, militante del Popolo della libertà, popolo decisamente scombussolato: “D’ora in avanti ci muniremo di un tesoriere e di un commercialista. E poi, amici, ricordiamoci che Roma resta pur sempre caput d’Euro - pe”. NESSUNO ha riso, eppure Renata Polverini aveva avvertito l’aula che la vicenda delle tonnellate di fettuccine e porchette e ostriche che er Batman, alias Franco Fiorito, collega di importante mole oggi purtroppo assente, era catalogabile come “tra gicomica”. In effetti il tragico e il comico si sono coniugati al meglio e il viaggio verso la Pisana, quartier generale dei consiglieri laziali confuso nei capannoni del raccordo anulare, è stato premiato oltre ogni attesa. Di bianco vestita, candida come una rosa di maggio, Renata ha sfoderato il meglio del repertorio anticasta. E l’ha fatto con un magnifico piglio afflittivo, rovesciando ai colleghi una gragnuola di insulti, triturando di “ver gogna” se stessa e il volto di tutti i Batman in pectore. Con un discorso perfetto per un monologo di Grillo, la signora, fin dalle prime battute, ha descritto il mondo politico laziale come una sentina di vizi e avvertito del tracollo immediato. Inabissati “come la Concordia”, sepolti dal disgusto popolare. Nella sala stampa, affollata di portaborse e cravattone, crudeli momenti di introspezione psicologica. “O così o vado a casa, torno al mio lavoro”, ha proseguito la governatrice, chiusa nel suo disgusto, piegata dal dolore di vedere l’immagine annientata e il suo vestito sporcato dai potenti colori dell’igno - minia: rosso pomodoro, o anche giallo di un improvviso bel tuorlo d’uovo. “È divenuto un incubo oramai”, questo mestiere. O si azzera tutto, si cambia vita e si cambia passo, si tolgono di mezzo le auto blu, le commissioni speciali, le consulenze, e quando si va al ristorante a mangiare ostriche e tonnarelli e polpette e supplì si paga il conto con la propria carta di credito (“io pago con la mia carta”, ha precisato lei) oppure a casa. “Torno al mio lavoro”, ha avvertito. Qui, e purtroppo, due sorrisi irriconoscenti hanno interrotto il passo all’invettiva. “Non c’è da ridere”, ha ribattuto Renata agli sfrontati che non le riconoscevano il ventennale ruolo di sindacalista dell’Ugl. Sigla in verità, nonostante molti tentativi fatti, piuttosto sommersa alla vista. Torniamo all’oggi. La governatrice è stata chiarissima: un piano delle cose da fare, delle delibere di austerity da votare ora, “al massimo stasera, o al più tra una settimana”. Ora, stasera o tra una settimana. Un trittico di possibilità che ha aperto all’aula, non in vena di decisioni apocalittiche, di affrontare l’argomento con un po’ più di calma. IL PARTITO democratico finora si è comportato bene, non provocando conflitti demagogici, “e lo dobbiamo riconoscere ”, ha detto Francesco Storace, ex presidente del Lazio e uomo forte del centrodestra. Il capogruppo del Pd Esterino Montino ha finanche voluto platealmente dimostrare, spesa per spesa, come il suo partito ha utilizzato il finanziamento pubblico. Solo alcune voci, come quei settemila euro di vino per i bimbi in difficoltà, sono apparse meritevoli di una qualche indagine sul tasso alcolico degli adolescenti, ma nulla d’a l t ro . Quindi la discussione è partita serena, dopo che per quaranta minuti la governatrice aveva parlato. Sudando anche un pochettino, chiamando ripetutamente i capelli a una più composta condivisione della nuca, sollecitando con parole crude se stessa alla rabbia e al dolore. “Devo chiedere scusa alla mia famiglia per aver dovuto dire che questa estate ho trascorso le vacanze non al mare ma in un grande albergo, l’ospedale, per farmi togliere i tumori alla gola. Come ho estirpato quei tumori, così dobbiamo estirpare questa malapolitica. L’antipolitica è qui!”. Questa volta nella sala stampa si è levato un timido applauso, individuato come proveniente da qualche ufficio estremista della sua larga segreteria. In effetti la governatrice, e chiaramente non per sua scelta, gode di una assistenza di circa duecento dipendenti che l’accompa gnano nelle fatiche quotidiane. Neanche è colpa sua se gli stipendi dei rappresentanti laziali, magari anche in ragione della maestosa presenza di Roma (caput d’Europe, ricordate?) nel territorio da governare, sono sensibilmente più alti. E oggi, diciamolo, non c’è segno di gloria ma solo afflizione sincera. La governatrice ha inviato gli auguri di buon lavoro alle procure che stanno indagando e alla Corte dei conti. Renata è bianca, e l’a bbiamo detto. Molti colleghi no. Nella scala cromatica si nota il colore di mezzo di Francesco Storace che ha voluto sostenere il piazza pulita di Renata pur non essendole amico per la pelle: “Dobbiamo metterci tutti a dieta”, ha chiosato in un memorabile passaggio del suo intervento, consapevole che in più occasioni, durante la non breve carriera politica, ha tentato con risultati piuttosto altalenanti di dimagrire in ogni senso. “Il momento è severo”, ha infatti notato il presidente d’aula Mario Abbruzzese, al quale un’altra ventina di persone, compresi alcuni operosi portaborse, offrono appoggio e consiglio politico. “Forse la situazione è tragicomica”, ha ripetuto Polverini. Parrebbe proprio di sì. Più che un’aula il palazzo di questo potere così tanto affamato è parso in verità un teatro. Comunque sia, da oggi tutti con la pancia in dentro!
BLUFF DELLA POLVERINI Basta un taglietto a far rientrare le dimissioni annunciate dalla Presidente del Lazio La manovrina: le spese di Giunta e Consiglio passeranno da 98 a 70 milioni l’anno I risparmi saranno effettivi “e n t ro il 2013” Il capogruppo Pdl non firma la mozione di Enrico Fierro Il fatto quotidiano 17 settembre 2012 Alla fine la montagna di indignazione partorì il topolino di riformicchie che faranno risparmiare poco al contribuente laziale e non placheranno l’ingordig ia della casta. Renata Polverini è salva, per il momento. Non si dimette. Le sue proposte “moralizzatr ici” ma non tanto, sono state approvate. “Una catastrofe politica. È come l’alluvione che colpì Firenze, e noi qui a spalare fango”. Ore 16, il Consiglio straordinario del Lazio, voluto da Renata Polverini dopo lo scandalo delle grandi abbuffate con i soldi pubblici, inizia con la gaffe di un paragone inappropriato, ma inizia con puntualità. E già questa è una eccezione, dicono i “f lanelloni” della Pisana, e giurano che non si è mai visto tanto rispetto per l’orologio. Va in onda il pubblico lavacro dopo lo scandalo di Batman, alias Franco Fiorito, l’insaziabile capogruppo del Pdl. Parla la presidentessa del Lazio, annuncia sfracelli, “o si cambia o tutti a casa”. Minaccia, blandisce, indica termini perentori per improbabili riforme moralizzatrici, tagli di autoblu e privilegi “insoppor tabili”, che nessuno vuole davvero. È una sceneggiata, neppure utile a placare gli animi e a riconquistare un minimo di decoro per la politica e le istituzioni. Perché qui, in queste stanze zeppe di portaborse, consulenti e segretari, è andata in scena una versione orrida dell’eterno magna magna italiano. SIAMO A ROMA, e qui Trimalcione è più eterno della città stessa, Lucullo si è reincarnato nella mole di Fiorito e di quelli come lui. “Vi erano d’obbligo, come antipasti, frutti di mare, uccellini di nido con asparagi, pasticcio d’ostr ica, scampi. Poi veniva il pranzo...”. Così Plutarco raccontava le cene luculliane. Dopo millenni il menu è cambiato di poco, le ostriche abbondano, lo champagne pure, in pochi rinunciavano alle magnate offerte da Batman, e alle “g n o c ch e ”, e alle suite in Costa Smeralda, col contorno, ancora misterioso e tutto da chiarire, di fondi depositati all’e s t e ro . CAPISCE la Polverini, che lo scandalo l’ha già travolta e veste improbabili panni “gr illini”. “Chiedo scusa”, ripetuto tante volte. “Ai cittadini del Lazio, a quelli del nostro Paese, a tutte le altre istituzioni, alla politica onesta, alle persone e alle famiglie che faticano ad arrivare a fine mese”. Ricorda le polemiche seguite al suo recente ricovero, chiede scusa pure alla sua famiglia, “esposta a una vergognosa gogna mediatica”. Scivola tra sincera commozione e autentico cattivo gusto, quando parla dei suoi “tre tumori alla tiroide”. “Anche qui ci sono tumori da estirpare”. Poi la minaccia del tutti a casa. Si dimette subito? No, l’indignazione, almeno quella verbale, è tantissima, ma vince la politica politicante. E allora, accanto al minaccioso dispiacere di “non poter andar via subito”, “altrimenti sarei venuta qui in ciabatte e sarei andata al m a re ”, una lunga serie di machiavellici “o”. Dimezzare le commissioni consiliari e cancellare quelle speciali, diminuire gli assessori, sistema certificato e trasparente per il finanziamento dei gruppi, sciogliere i monogruppi (quelli fatti di un solo consigliere), diminuire il numero dei consiglieri regionali. O si fa o vado via, e voi con me. I tempi? Sette giorni, forse di più, quelli che servono. L’“acquar io”, dove sono stipati giornalisti e cameramen che si contendono uno strapuntino con tifosi e clienti vari, è strapieno. Partono applausi quando la presidentessa, con espressione dura, cita Matteo Renzi e dice perentoria che “se tutto questo non succede qui ora, adesso, non avremo futuro ”. Parole, teatro. La politica vera si è consumata in mattinata, in lunghe riunioni con i capigruppo della maggioranza e gli assessori. Alla Polverini non basta la testa di Batman-Fiorito, vuole anche quella del nuovo capogruppo del Pdl, Battistoni. Qualcosa ottiene, perché a parlare a nome del partito di Berlusconi è una giovane consigliera regionale, Chiara Colosimo, 26 anni. Anche lei veste i panni della Giovanna D’A rc o anticasta. “Il Pdl – dice con voce sincopata – è accanto a Renata Polverini, ci accodiamo (proprio così, ndr) alle scuse fatte agli italiani, tagliamo tutte le auto blu, dimettiamoci dalle commissioni”. Applausi e abbraccio finale con la presidentessa. Anche Ciccio Storace, una volta Epurator, è morbido. “Votiamo il documento della Polverini e andiamo avanti. Ma che dobbiamo fare un rimpasto solo perché un collega ha avuto la malpensata di spostare re fondi all’estero? E mettiamoci a dieta, diciamo alle gente che non vogliamo mangiare con i soldi loro, altrimenti non vi lamentate se Padellaro (il direttore di questo giornale, ndr) scrive certe cose”. Parla l’opposizione con Esterino Montino del Pd, “dopo i tagli la Polverini si deve dimettere”, Vincenzo Maruccio (Idv), “questa Regione è ai titoli di coda, è ora di mandare la pubblicità, vale a dire la parola ai cittadini perché decidano da chi essere amm i n i s t ra t i ”. Alla fine la mozione Polverini, che il capogruppo del Pdl non firma, passa con 41 voti a favore, 26 astenuti e tre assenti. Le spese di Giunta e Consiglio verranno ridotte da 98 a 70 milioni, ma a partire dal 2013. Ancora poco per una Regione che è la più indebitata d’Italia, con un passivo che solo negli ultimi cinque anni è cresciuto del 153%.


scandalo pdl, la Polverini dov'era fino adesso (sagre e vacanze pagate a parte)?

Dai monogruppi ai vitalizi: nessuno ha visto nulla IN QUESTA CONSILIATURA SI SONO ANCHE MOLTIPLICATE LE COMMISSIONI SPECIALI E GLI ASSESSORI ESTERNI CON BENEFIT A VITA Si dovranno tagliare anche le partecipate, dove sono stati piazzati diversi “t ro m b a t i ” del Pdl di Andrea Managò Il fatto quotidiano 17 settembre 2012 D obbiamo azzerare le commissioni speciali e dimezzare quelle istituzionali, eliminare i fondi per i gruppi, e vietare i monogruppi”. A sentire l’intervento di ieri di Renata Polverini nell’aula del Consiglio regionale del Lazio sembrava quasi che negli ultimi due anni e mezzo qualcun altro avesse governato al posto suo. Nelle sue parole un susseguirsi di accorate scuse “alla politica onesta”, agli “elettor i”, perfino alle “famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese”. FINORA la governatrice non si era posta gli stessi scrupoli al momento di giustificare alcuni sprechi del Consiglio. Ora, dopo la tempesta giudiziaria sull’uso distorto dei fondi ai gruppi consiliari, che vede coinvolto l’ex capogruppo Pdl Franco Fiorito con l’accusa di peculato, prova a correre ai ripari. A febbraio dello scorso anno il parlamentino di via della Pisana ha deciso di creare quattro nuove Commissioni speciali, da aggiungere alle 16 ordinarie già esistenti: un record, Camera e Senato ne hanno 14. Quando i consiglieri della Lista Bonino- Pannella hanno denunciato nuove spesa di 5 milioni, tra indennità per i nuovi incarichi e costi delle sedute, la Polverini si limitò a parlare di una non meglio precisata “volontà della maggioranza di rendere le Commissioni più vicine agli impegni presi”. Quanto ai monogruppi, ben quattro di quelli nati durante la consiliatura sono stati formati proprio da consiglieri eletti nella Lista Polverini: Fli, Mpa, Responsabili e perfino il Gruppo Misto. Tutto all’insaputa della governatrice? ORA la Polverini ha fretta, chiede anche il taglio degli assessori, oggi sono quindici. Ma la presidente vorrebbe che almeno la metà possano essere esterni al Consiglio. Nella sua giunta infatti, a causa del pasticcio che alle regionali 2010 portò all’esclusione della lista Pdl nel collegio di Roma, gli assessori sono tutti esterni tranne uno. Gli stessi ai quali, a dicembre scorso, il Consiglio ha assegnato il vitalizio, benefit eliminato dalla giunta Storace per gli esterni. La Polverini si è pentita di questo? “L’ho fatto e va bene così” rispose nei mesi scorsi a chi glielo chiedeva. “Facciamo una spending review della politica che sia comprensibile dalla gente, l’antipolitica siamo noi” ha tuonato ieri in aula. Un dichiarazione di intenti responsabile, eppure non ha utilizzato lo stesso criterio nella riorganizzazione dei vertici delle società participate della Regione. Alla guida dei Cda infatti sono stati “piaz - zati” altri esclusi dal Consiglio provenienti dalla lista Pdl romana: Bruno Prestagiovanni (Ater), Erder Mazzocchi (Arsial), Tommaso Luzzi (Astral). Ma se Sparta piange Atene non ride. “Tutti i consiglieri dell’opposizione stanno rassegnando le dimissioni dalle Commissioni per evitare che Franco Fiorito rimanga presidente di quella Bilancio” ha rivendicato il capogruppo Pd Esterino Montino. Ma né i democratici né Sel avevano avuto la stessa premura quando si era trattato di incassare la presidenza di due delle quattro Commissioni speciali. LA POLVERINI ha chiesto anche la riduzione del numero dei consiglieri, come previsto dal decreto legge 138/2011 varato da Giulio Tremonti, che stabilisce la riduzione da 70 a 50. Ma come fare a legislatura in corso senza innescare una guerra di carte bollate con i consiglieri esclusi? La soluzione l’ha fornita, con la solita ironia, l’ex presidente Francesco Storace: “O troviamo la maniera per fucilare i dieci o venti che stanno adesso nell’aula, o è ovvio che entrerà in vigore dalla prossima legislatura”.


scandalo pdl adesso i conti nella Regione Lazio non si trovano più

Il caso Fiorito e ora alla Pisana non si trovano i conti Iconti non si trovano. Il primo a cercarli, nel caos lasciato lo scorso luglio da “Francone” Fiorito, il ciociaro approdato in via della Pisana grazie a 30mila preferenze, fu Francesco Battistoni subito dopo averlo defenestrato da capogruppo. Poi ci ha provato la Polizia valutaria della Gdf, quando i pm Caperna e Pioletti hanno ordinato di perquisire gli uffici e le abitazioni di Fiorito. Niente. Dei fondi pubblici gestiti dal Pdl non è stata trovata traccia di contabilità, soltanto fatture in disordine, rimborsi siglati con uno scarabocchio, carte di credito ovunque. E pensare che Fiorito era anche presidente dalla Commissione Bilancio. La Gdf sabato scorso si è recata in casa di Bruno Galassi, lo “spicciafaccende” dell’ex capogruppo, uomo che eseguiva gli ordini senza farsi troppe domande. Motivo per il quale Fiorito, nel dicembre 2011, lo aveva chiamato al suo fianco sostituendolo nel ruolo di capo segreteria a Pierluigi Boschi, uno che invece gli “creava problemi”. Ieri Galassi e Boschi sono stati convocati in procura e ascoltati per ore. Il primo a uscire dalla stanza di Caperna è stato Galassi. “Sono uno che esegue ordini, ho sempre agito nella convinzione di fare il mio dovere nel rispetto di chi è sopra di me. Quanto ai 109 bonifici che sono al centro dell’inchiesta, Fiorito mi ha sempre assicurato che si trattava di operazioni regolari, anche perché erano tracciabili”, aveva detto prima di entrare. Fiorito, a differenza di Lusi, di cui ormai è considerato un epigono, non si è preoccupato di occultare in alcun modo le operazioni con cui ha succhiato dalle casse del partito 753mila euro finiti sui suoi 12 conti in Italia e Spagna, tutti tramite regolari bonifici. A parte i prelievi fatti a man bassa e senza giustificazione. Insomma, alla Pisana si rubava alla luce del sole, come questo sia potuto accadere è quanto, ieri pomeriggio, i pm hanno cercato di ricostruire interrogando i due segretari. Appena arrivato in Regione, Fiorito aveva acceso due conti nella filiale Unicredit della Pisana che portano i numeri 72130 e 72093. Il primo destinato a saldare i mandati di pagamento necessari al gruppo. Il secondo, ai rimborsi delle spese sostenute dai 17 consiglieri Pdl. In un anno i due conti perdono complessivi 7 milioni e mezzo di euro, su entrambi ha la delega a operare proprio Galassi, l’uomo ombra. Dai rendiconti bancari di Unicredit emergono migliaia di operazioni in uscita sui due conti, 300 in soli due mesi. Intanto la contabilità è sparita. Non era mai successo neppure ai tempi di Tangentopoli. Rita Di Giovacchino Il fatto quotidiano 17 settembre 2012

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