sabato 29 settembre 2012

l'Ilva ha speculato sulla pelle della gente, adesso paghi. Nube di gas sulle scuole


Ilva la Fiom chiede che l'azienda tiri fuori 4 miliardi, ha fatto profitti sulla pelle della gente

LA FIOM: “L’AZIENDA TIRI FUORI 4 MILIARDI. HA FATTO PROFITTI SULLA PELLE DELLA GENTE” “Il nullaosta ministeriale sia vincolato ai danni alla salute” Quando parla Landini due dirigenti escono di Sandra Amurri Inviata a Taranto Il Fatto quotidiano 29 settembre 2012 C i sono anche due dirigenti dell’Ilva seduti in prima fila nella sala della Provincia di Taranto, dove si svolge l’assemblea nazionale della Fiom su un “nuovo modello di sviluppo ecocompatibile”. Dentro i loro abiti scuri, ascoltano senza battere ciglio tutti gli interventi. Ma quando prende il microfono il direttore di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, che nelle intercettazioni Girolamo Archinà, responsabile della comunicazione dell’Ilva, descrive “un nemico da distr uggere” si alzano e se ne vanno senza neppure ascoltare Maurizio Landini. Il Professor Assennato, ritenuto responsabile di aver inviato in procura il rapporto sul benzo( a)pirene proveniente dalle cockerie rilevato nel quartiere Tamburi, un vero “affronto” per l’Ilva, spiega che da quel momento il dialogo tra azienda e Arpa si interrompe e le cose precipitano. Il direttore Arpa invita a tenere alta “la fiaccola dei valor i” e aggiunge: “Il pallino ce l’ha l’Ilva, o accetta di produrre acciaio senza distruggere la salute dei lavoratori e della città o va via”.E si chiede come possa essere possibile che l’au - torizzazione integrale ambientale (Aia) non recepisca le perizie epidemiologiche che dimostrano come le emissioni siano associate a eventi sanitari: “Il caso Taranto è esploso per i danni arrecati alla salute dei lavoratori e della città. Ricordo, ero ancora uno studente di medicina quando per la prima volta entrai in una cockeria e mi sembrò un girone dantesco. Lavoro e salute alla fine degli anni Sessanta erano dentro la battaglia della sinistra sindacale, oggi si sostiene addirittura che possano essere antagonisti”. Il professor Assennato dice di aver consegnato al Ministro dell’Ambiente Corrado Clini centinaia di documenti a sostegno della necessità che l’Aia contempli anche i danni arrecati alla salute ma ”Clini continua a credere che salute e ambiente non debbano fare parte dell’Aia” e con un sospiro esclama: ”Ci sono troppi interessi trasversali in ballo!”. La sala applaude. Landini gli rivolge parole riconoscenti: “Non ci eravamo mai incontrati, tutti noi dobbiamo avere rispetto per una persona che ha dimostrato che ci sono cose che non si comperano, non si vendono ma si difendono”. Di nuovo applausi “Noi siamo per lo sciopero ma lo sciopero deve essere contro Riva. Dobbiamo evitare contrapposizioni tra lavoratori attraverso un processo democratico di partecipazione con assemblee aperte ai cittadini. Il problema non è se i lavoratori stanno con questo o con quel sindacato ma che siano autonomi nel capire che si può lavorare senza ammalarsi e produrre senza inquinare, che la controparte è l’azienda. Non è vero - prosegue il leader Fiom - che il solo modo di produrre acciaio è quello dell’Ilva, cioè produrre anche inquinamento e vendere ad un prezzo inferiore perché non investe nella sicurezza. Sia chiaro: senza investimenti il problema non si risolve. All’Ilva mancano soldi per arrivare alla cifra necessaria?“. Si parla di 4 miliardi di euro. “Sia - mo disposti sostenere un’opera - zione come quella fatta da Obama per l’auto: non fondi pubblici a fondo perduto ma prestiti. Intanto ci chiediamo: dove sono, cosa stanno facendo quelli che debbono fare politica industriale? Occorre ripensare a un nuovo modello di sviluppo, stabilire criteri su cosa si produce, perché e come”. E alla Fim-Uil manda a dire: ”La Fiom non prende lezioni da chi ha accettato il ricatto della Fiat” e conclude con un’altra stilettata: ”Se uno chiede alla Fiom: fai la marcia su Roma? La Fiom risponde che non fa marce su Roma. Il 12 ottobre valuteremo le iniziative da mettere in campo compreso uno sciopero nazionale della categoria”.

Ilva Taranto fumi sulle scuole, nube di gas sulla città

ILVA, FUMI SULLE SCUOLE Ferrante: “Non c’è emergenza sanitaria”. Una nube invade Tamburi. I tecnici ambientali: troppe irregolarità di Francesco Casula Il Fatto quotidiano 29 settembre 2012 Tara nto Gli occhi mi facevano proprio male, mi lacrimavano”. Angelo ha 13 anni e frequenta la 3 F della scuola media Ugo De Carolis al quartiere Tamburi di Taranto, il più vicino ai veleni dell’Ilva. I suoi occhi grandi e castani spesso guardano il padre per cercare il consenso a raccontare. “All’ultima ora dovevamo fare matematica, anzi no geometria. A un certo punto l’aria è diventata irrespirabile. Si sentiva una puzza tremenda, come di metallo. Mi sono venute le lacrime tanto mi dava fastidio”. NONÈ L’UNICO ad aver accusato fastidi quando ieri mattina una nube di gas contenente Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa )si è abbattuta sull’i n t e ro quartiere. “Quando sono uscito ho chiesto ai miei amici delle altre classi: pure loro hanno avuto bruciore agli occhi”. A qualche centinaio di metri di distanza, gli alunni della scuola elementare Grazia Deledda hanno sofferto allo stesso modo. Il dirigente scolastico ha dato l’al - larme ai Vigili del fuoco che hanno allertato il personale dell’Arpa. I tecnici hanno documentato un eccesso di inquinanti nell’aria. Secondo fonti interne quel picco potrebbe essere riconducibile alle emissioni del reparto Cokeria dell’I l va . Per l’Arpa, infatti, sarebbe da escludere la responsabilità delle altre presenze industriali: la direzione del vento proveniente da Nord Ovest indicherebbe nello stabilimento siderurgico il principale indagato. Considerata infatti la posizione della centralina di via Machiavelli, dove è stato rilevato il picco, solo un vento proveniente da sud avrebbe potuto chiamare in causa la raffineria Eni. Angelo intanto continua a ricordare. “Abbiamo dovuto chiudere le finestre. La professoressa cercava di capire se doveva abbandonare l’aula oppure no. Alla fine siamo rimasti in classe”. Porta le mani alla gola e poi socchiude gli occhi: “Credimi, una cosa br uttissima”. E Per il presidente del cda Ilva Bruno Ferrante, però, ''a Taranto non c'è nessuna emergenza sanitaria. E le perizie che presenteremo lo proveranno''. Intanto Ferrante attende il rilascio dell’autor izzazione integrata ambientale che, però qualche giorno fa, ha incassato il “no” dell’Arpa. Con il documento firmato dal direttore generale Giorgio Assennato e dal direttore scientifico Massimo Blonda, l’agenzia regionale ha rimarcato “il proprio dissenso a redigere un parere finale di riesame Aia in assenza di una adeguata valutazione delle problematiche sopra riportate”. LE PROBLEMATICHE mes - se in evidenza dai tecnici sono racchiuse in nuovi punti: dalla gestione dei rifiuti e delle acque, alla documentazione carente fornita dall’azienda, dall’assenza di impegni finanziari dell’Ilva per gli interventi annunciati fino alla mancanza di fideiussioni bancarie per un eventuale “arresto definitivo dell’impianto”. L’Arpa ha sottolineato, inoltre, che i due sopralluoghi effettuati dalla commissione nello stabilimento non sarebbero assolutamente esaustivi per verificare “le criticità connesse al processo prod u t t i vo ”. Eppure la commissione presto rilascerà all’Ilva quel documento che le permetterà, in attesa di diventare ecocompatibile, di riprendere ufficialmente la produzione di acciaio esponendo i lavoratori e i cittadini alle sue emissioni nocive. “Ogni tanto capita che arrivi la puzza – spiega ancora il piccolo Angelo –, ma mai come questa volta. Anche fuori dalla scuola a volte l’ho sentita. Quando giocavamo per strada”. La situazione ambientale in quelle strade, negli anni, è peggiorata. Lo scrivono gli esperti nominati dal gip Patrizia Todisco che nelle perizie, già prova per il futuro processo, spiegano che dal 1999 al 2010 la quantità di polveri sottili misurate nel quartiere Tamburi sono aumentate del 10%. Angelo questo non lo sa. Lui sa che non può giocare nelle aree verdi del suo quartiere: “La mamma mi ha detto che sono inquinate”. Il sole, però, è tramontato e per Angelo si è fatto tardi. Con il padre si avvia verso casa, in una delle strade “dei Tambur i”. Domani deve tornare a scuola, a due passi dall’in - dustria. Nel quartiere dove giocare nelle aree verdi inquinate da berillio è anche contro la legge. Dove tenere la finestra aperta può farti lacrimare e tossire. Proprio dove il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, non farebbe “mai vivere suo nipote"

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