mercoledì 11 aprile 2012

Pontinia fotovoltaico al posto dell'agricoltura di qualità, basta speculazioni

Pontinia, pannelli solo per case e piccole aziende. Un freno alla speculazione
La zona rossa del fotovoltaico
Impossibile realizzare altri grossi impianti: troppa l’energia prodotta
PONTINIA diventa zona rossa per i grandi impianti fotovoltaici.
A causa dell’enorme sovraccarico delle linee elettriche, infatti, presto le grandi installazioni su terreno e su grandi capannoni saranno impossibili da attivare. Saranno salvi, però, i piccoli e medi impianti domestici e delle aziende agricole. Questa è la conseguenza dei molti, forse troppi, impianti fotovoltaici a terra installati in questi anni nel territorio di Pontinia. Con le grandi potenze di energia elettrica messa in rete le linee elettriche sul territorio sono praticamente sature e impossibilitate ad immagazzinare nuova energia in entrata. Il problema che sta avendo Pontinia, però, è comune ad altri centri.
Uno dei casi nazionali più celebri è quello del fossanese dove l’Enel stessa ha bloccato definitivamente l’allaccio ai nuovi grandi impianti di fotovoltaico. A Fossano gli impianti attivi sono 274 con una potenza di 29 megawatt; fra questi, quelli domestici sono 209 con 1,6 mw. Non sono a rischio, tuttavia a Pontinia gli impianti che si andranno ad installare sulle abitazioni o sui capannoni agricoli pur che siano della stessa potenza del contatore installato.
Basta, quindi con i contratti di affitto per i tetti di capannoni, basta con impianti più grandi del proprio fabbisogno e basta con i mega impianti a terra. Ad andare avanti, quindi, saranno i piccoli e medi impianti utili a soddisfare il reale fabbisogno della famiglia o d e ll ’azienda agricola. Da una parte l’intasamento delle linee è stata presa come una brutta notizia dai grandi fondi d’investimento. Dall’altra, però, fa tornare il fotovoltaico nella sua dimensione migliore: installare l’impianto per quel che serve. Inoltre, una delle questioni irrisolte del mega impianti fotovoltaici a terra è sicuramente il pagamento dell’Ici. A sollevare questo tema è l’ esponente di Fiamma Tricolore, Gianluca Mandatori, «Ho seri dubbi - commenta - in merito alle installazioni degli impianti: in particolare, mi chiedo se per i terreni in questione venga pagata ancora l'Ici come se fossero terreni agricoli o terreni ad uso industriale, trattandosi di impianti che vanno a snaturare l'originaria destinazione d'uso dei terreni su cui incidono.
Non vorrei che anche stavolta ci si trovasse di fronte ad un ‘affare a senso unico’ in cui la collettività, abbagliata dagli specchietti per le allodole, oltre a vedere i propri terreni sacrificati per gli interessi di pochi, si trovasse anche nella situazione di doversene addossare le spese. Oltre al danno, la beffa». Riccardo A. Colabattista
GIA’ nel 2011 il portavoce di Ecologia e Territorio, Giorgio Libralato, due conti sul costo del fotovoltaico se li era fatti. ««In media i proprietari dei terreni guadagnano circa 3mila euro ad ettaro l’anno – affermava Libralato - . Se le entrate, ad un primo impatto sono molte, le spese non sono da meno.
Abbiamo, infatti, 30 euro per l’Imposta di registro, 570 euro per l’imposta Irpef, più l’addizionale Regionale e quella Comunale. In più, a tutto questo, dobbiamo aggiungere l’ICI Comunale che, seppur più bassa rispetto allo scorso anno incide ancora per circa 200 euro».
http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b39fc5df0beecb/pag27sabaudia.pdf

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