Pontinia, il fronte del no sulle nuove palazzine: i dubbi su domanda e offerta
Progettisti «distratti»
Anitori: i nuovi cantieri non tengono conto dell’architettura e del paesaggio
Da un lato c’è necessità di edilizia popolare, dall’altro il proliferare di quella privata
CITTADINI e associazioni iniziano ad accorgersi che Pontinia sta cambiando volto. Le tanto attese gru sono arrivate nel centro della città e stanno portando nuove palazzine.
Appartamenti utili a chi ha un’esigenza abitativa e a chi aspettava da anni un incremento della popolazione a Pontinia.
Pro e contro di una evoluzione di città che, come già avvenuto nella più grande Latina, ha portato ad un cambiamento importante della città, nella sua struttura e nella sua vivibilità. A chi vede nelle nuove costruzioni un’opportunità di crescita, di lavoro e di sviluppo, si contrappongono le visioni di chi, pur essendo favorevoli alla crescita della città, pone l’attenzione sulla metodologia con la quale viene portata avanti. «Sarebbe bello se le imprese edili, i professionisti che ne curano i progetti e non da ultimo i tecnici e funzionari comunali fossero più consapevoli del ruolo che esercitano e delle conseguenze che le loro costruzioni imprimono all’immagine, alla vivibilità di una strada, di un quartiere, di un paese – così scrive Antonio Rossi, su Pontiniaweb.it -. A Pontinia, ma non solo, sembra che i costruttori non si sentano in dovere, quasi non gli corresse l’obbligo di migliorare la città con le loro costruzioni.
Dei palazzi recentemente costruiti e dei cantieri appena aperti, assistiamo ad edificazioni che non tiene minimamente conto di realizzare un’architettura che sia in relazione con la natura e la storia del territorio». Naturalmente qui non si sta parlando di una chiusura mentale sulla crescita della città, ma si rifletta su quale sarà il volto di Pontinia fra qualche anno. Oltre a ciò ci si chiede: in un momento di assoluto fermo del mondo immobiliare, esiste una vera esigenza abitativa?
Oltre alle perplessità di tipo estetico di Rossi iniziano ad emergere anche delle perplessità sulla sicurezza stradale limitata dai nuovi cantieri. «L’esempio più preoccupante è quello dell’incrocio tra via Aleardi e via Sardegna, nelle vicinanze di piazza Kennedy – afferma un cittadino - . Lì dove prima c’era un terreno ora c’è una palazzina che mette a serio rischio la visibilità dell’incrocio e l’incolumità dei pedoni che si recano nel vicino supermercato». Non c’è nessuna bandiera politica da difendere, ne ideologie precostituite ma solo la voglia, da parte de lla cittadinanza, di poter conservare al meglio la propria città affinché fra 50anni si possa ancora distinguere facilmente dalle altre realtà italiane. Riccardo A. Colabattista http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b39fc5df0befc9/pag26sabaudia.pdf
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