COSTITUENTE ECOLOGISTA. IL SOGNO DIVENTA REALTÀ
Sulla falsariga di “Europe écologie - Les Verts” in Francia, anche in Italia va avanti il progetto di un nuovo soggetto politico. Trasversale, moderno e senza steccati ideologici.
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, poco più di un anno fa all’inizio di ottobre 2009, Mario Tozzi, Giobbe Covatta, Marco Roveda ed il sottoscritto firmarono un “Appello all’Italia e agli Ecologisti”, poco prima dell’Assemblea Nazionale dei Verdi di Fiuggi che avrebbe dovuto portare alla scomparsa nel nostro paese dell’unica forza ecologista in politica. Nell’appello, volevamo «dare il nostro contributo affinché in Italia nasca un forte e credibile movimento ecologista, un non partito, una rete ecologista territoriale e tematica, libera, diversa e aperta che sappia, trasversalmente e senza confini ideologici, parlare a tutti i cittadini italiani».
Adesso a poco più di una settimana dall’entusiasmante appuntamento di Roma “The Green Way”, che ha visto rilanciare l’idea di una Costituente Ecologista sul modello di quanto accaduto con Europe Ecologie in Francia, e alla vigilia del primo appuntamento a Firenze dell’Appello “Il Sogno” lanciato da Michele Dotti (www.abbiamounsogno.it), è possibile effettuare qualche riflessione sul crescente processo che in molti stiamo contribuendo a realizzare. Pochi giorni fa in Francia si è realizzato definitivamente il processo politico di “Europe Ecologie – Les Verts”, ma esistono anche altre simili esperienze internazionali con prospettive di consenso a due cifre percentuali: in Belgio, Germania, Ungheria o nella lontana Colombia, quest’ultima realtà testimoniata giovedì scorso al Teatro Eliseo dalla visionaria personalità di Antanas Mockus, gli ultimi appuntamenti elettorali hanno portato ad un vasto supporto popolare a progetti ecologisti che – elettoralmente – sembravano asfittici.
La forza del progetto ecologista non è rappresentato però da “mode” correnti, pure importanti nel determinare onde sociali e politiche di grande rilevanza. Essa è nelle cose, nel momento storico, nella crisi delle ideologie tradizionali del Novecento che palesemente non sono in grado, neanche se pesantemente riformate, di rappresentare, comprendere e poi indirizzare i processi sociali, economici ed ambientali – tutti strettamente correlati – del nuovo secolo, nel quale tra poche settimane saremo entrati già da un decennio, senza quasi accorgercene. Non basta, come fa Fli con un segnale comunque molto interessante per un partito della arretrata destra italiana, inserire l’ambiente nelle proprie dieci priorità; non è sufficiente avere una corrente molto minoritaria di ecologisti al proprio interno e sbandierare la green economy, senza ripensare l’intero approccio all’economia della crescita, come fa il Pd; e non è neanche adeguato, sebbene meriti attenzione, inserire l’ecologia nel proprio nome come fa Sel, in un quadro di un approccio politico focalizzato sull’idea di “sinistra” nel quale l’ecologismo è ancora “una parte” di una struttura sostanzialmente, almeno dal punto di vista ideologico, post-comunista.
L’approccio ecologista ha invece una grande freschezza nell’affrontare frontalmente le vere questioni del nostro tempo: il mutamento del clima, i grandi cambiamenti globali nell’utilizzo delle risorse, la povertà e la fame, la crisi dell’estinzione; e più localmente la gestione del territorio e il consumo di suolo, il dissesto idrogeologico, il ciclo della materia, la riprogettazione del sistema industriale in senso sostenibile, la rivalutazione dei metodi di stima dell’economia, lo sviluppo dell’occupazione verde, la qualità della vita nelle città, la libertà di muoversi in modo compatibile con l’ambiente. In una sintesi: la qualità della vita di tutti, ovunque.
Dopo ormai quasi quarant’anni di elaborazioni e di esperienze sul campo nella società con l’associazionismo ambientalista e sociale, e in politica con il movimento dei Verdi, credo che l’ecologismo anche in Italia sia maturo per un salto di qualità, nonostante il fuoco di fila mediatico degli ultimi anni contro “l’ambientalismo del no” che tanti danni ha fatto, insieme a qualche errore, alla propria capacità di esprimere consenso popolare. Interessante come indicatore di una maggiore sensibilità è il progetto grillino, molto centrato sulla questione del ripensare la società da un punto di vista della sostenibilità e dell’utilizzo delle nuove tecnologie e della comunicazione digitale. Al momento il suo limite – ma anche evidentemente la sua forza, soprattutto nel comunicare ai giovani – è la dipendenza dalla leadership, problema peraltro condiviso da Sel. Un valore molto forte che vedo nella Costituente Ecologista, e che all’evento di Roma è parso palese, è invece la solidità del gruppo che va costituendosi e coagulandosi su questa idea programmatica.
Intorno all’Appello “Io Cambio” si sono radunati tra gli altri scienziati e divulgatori come Mario Tozzi e Luca Mercalli, presidenti o vicepresidenti di associazioni ambientaliste ed animaliste come Stefano Leoni, Guido Pollice, Nicola Caracciolo, Gianluca Felicetti, Walter Caporale e il sottoscritto, di associazioni sociali e produttive come Andrea Masullo di Greenaccord e Paolo Carnemolla di Federbio, economisti come Loretta Napoleoni, Guido Viale e Lupo Rattazzi, amministratori locali virtuosi come Domenico Finiguerra, Marco Boschini. Ed ovviamente i Verdi, con Angelo Bonelli che ha dimostrato di avere le idee chiare ma anche una grande apertura a costruire dialogando in modo ampio nella politica e nella società. Molti di loro stanno assumendo un ruolo attivo nel processo della Costituente Ecologista. A Roma, il 18 novembre, si è sentito che qualcosa sta succedendo, e penso che l’abbiano sentito forte e chiaro sia Dany Cohn Bendit che i rappresentanti dei Verdi Europei, Monica Frassoni e Philippe Lamberts.
Chi sembra sordo e cieco e vuole non accorgersi di questa importante novità che sta nascendo nel panorama politico italiano è il mondo dell’informazione televisiva e stampata. A parte questo giornale e Il Manifesto quasi nessun commento alla presenza dei leader internazionali del movimento ecologista nel nostro paese è stato pubblicato, neanche dai giornali “di sinistra”. In televisione si è potuto avere la notizia solo dal Tg3 e da qualche altro fugace passaggio.
L’unico baluardo di informazione è stata Radio Radicale, che con la sua web TV ha testimoniato approfonditamente l’importante giornata: e non a caso il “grande vecchio” Marco Pannella, presente insieme a Mario Staderini, ha raccontato all’evento di Roma la vicinanza ideale dei Radicali al movimento ecologista, fin dai primordi, tanto che il simbolo dei Verdi fu da lui donato all’epoca della loro nascita. Ed anche oggi, nonostante le differenze sugli Ogm o sull’acqua pubblica, a mio parere è possibile che la nascente Costituente Ecologista guardi al mondo radicale come ad uno dei compagni di viaggio, come proposto da Daniel Cohn Bendit. E tra gli altri possibili forse anche parti dell’Italia dei Valori, per la quale si è visto in sala Leoluca Orlando, ma anche interessante l’attenzione dimostrata da Luigi de Magistris.
Ma la novità della Costituente non è tanto di saper parlare all’interno del sistema politico esistente, ma di coinvolgere realtà, movimenti, soggetti, associazioni della società civile, molti dei quali stanno radunandosi attorno all’appello del “Sogno”. L’incontro che sta per aprirsi darà il segno della possibilità di creare una strada comune, che sarebbe oltremodo necessaria, tra tutti coloro che condividono una visione ecologista, democratica e civica per rinnovare dal basso la politica italiana. Se la Costituente Ecologista proseguirà in questo modo, sono certo che in primavera alla scena italiana si potrà affacciare un nuovo soggetto, che porterà una ventata di speranza a tutti coloro che oggi non riescono neanche più ad andare a votare a causa del deludente quadro politico del nostro paese.
http://www.progettogaia.it/stampa/index.asp?id=2631
venerdì 3 dicembre 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento