Mettere le fondamenta per un accordo globale che però non è più la questione prioritaria. Più modestamente si punta a cinque mini-accordi. E comunque l' obiettivo è in salita. Queste le basi di partenza della 16/a che si è aperta a Cancun, in Messico. Meno show più tecnicismi, quest' anno, rispetto a Copenaghen, dove, al summit del dicembre 2009, le aspettative, caricate anche dalla presenza di oltre 120 capi di Stato e di governo, dal presidente Usa Barack Obama fino al premier cinese Wen Jiabao, furono disattese.
"La lezione più importante che abbiamo avuto da Copenaghen é che non c'é un accordo miracoloso che può risolvere il problema del cambiamento climatico", ha detto il segretario esecutivo della Convenzione Onu sul clima (Unfccc), Christiana Figueres. L'obiettivo di Cancun è quello di "porre le fondamenta" di un'architettura efficace, e di aiutare i più vulnerabili a far fronte all'impatto inevitabile dei cambiamenti climatici, ha ribadito l'esponente Onu.
La tabella di marcia non dovrà riaprire grandi questioni affrontate a Copenaghen e terreno di grande battaglia, come quella sul target di contenere il riscaldamento globale entro i due gradi, ma passare all'azione su alcuni fronti: il quadro di riferimento in materia di adattamento ai cambiamenti climatici; il meccanismo per la cooperazione tecnologica, per la condivisione del know how fra Nord e Sud del Pianeta; un aumento della capacità di gestire il fenomeno (capacity building) tramite le istituzioni; la riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado nei paesi in via di sviluppo.
Uno dei temi chiave per i negoziati sarà quello dei finanziamenti ai paesi poveri, a partire dal fondo "Fast start" dell'Ue del periodo 2010-2012. Su quest'ultimo punto la Ue ha preso impegni per 2,4 miliardi di euro nel 2010. Al momento, ha raggiunto la cifra di 2,2 miliardi di euro, in quanto mancano i 200 milioni promessi dall'Italia. Ma la commissaria Ue al clima, Connie Hedegaard, è fiduciosa: "Per quest'anno c'é ancora una piccola sfida che dobbiamo vincere, ma per l'anno prossimo stiamo già realizzando quanto promesso".
E sempre secondo Hedegaard la conferenza di Cancun "é cruciale" per mantenere la lotta al cambio climatico dentro la cornice multilaterale delle Nazioni Unite. Degli oltre 190 paesi previsti, 132 erano presenti alla cerimonia di apertura della 16ma conferenza Onu sui cambiamenti climatici. A partire dal 7 dicembre, le delegazioni dei negoziatori saranno raggiunte dai ministri dell'Ambiente e/o dell'Energia dei loro paesi, nel tentativo - dopo Copenaghen - di ridare a questi colloqui credibilità rispetto al lungo e complesso processo negoziale lanciato dall'Onu 18 anni fa al fine di far fronte ai cambiamenti climatici.
Dal fronte della scienza arrivano però notizie poco confortanti: secondo uno studio britannico mantenere il riscaldamento globale sotto il livello dei 2 gradi, limite assunto come impegno a Copenaghen, non è più realistico, mentre è molto più probabile che nel giro di qualche decina d' anni si toccherà un aumento di temperature pari a 4 gradi causando gravi danni, soprattutto la migrazione di migliaia di persone costrette a spostarsi per la mancanza di cibo e acqua. Richiamano quindi a recuperare il tempo perduto le associazioni. Greenpeace e Wwf puntano su finanziamenti, accordo foreste e un piano per il taglio delle emissioni.
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Conferenza su clima, a Cancun obiettivo 5 mini-accordi
194 paesi a vertice Onu; ambizioni piu' modeste, no intesa globale
30 novembre, 10:48
http://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/pro/primopiano/2010/11/29/visualizza_new.html_1676169941.html
Le richieste di Greenpeace
Sono queste le nostre richieste a Cancun:
1. Taglio delle emissioni: i Paesi industrializzati devono impegnarsi a ridurre le proprie emissioni tra il 25 e il 40 per cento entro il 2020 rispetto al 1990, a prescindere dalle future politiche dei Paesi emergenti.
2. Maggiori investimenti: a Cancun chiediamo che venga istituito un Fondo per il Clima gestito dall’Onu da alimentare, per esempio, con una tassa sulle emissioni aree e navali. È necessario un livello di investimenti globale pari a cento miliardi di dollari, per consentire a tutti i Paesi emergenti di raggiungere l’obiettivo comune di riduzione delle emissioni.
3. Un accordo quadro per le foreste e chi le abita: a Cancun dovrebbe essere approvato in via definitiva il sistema REDD (Riduzione delle emissioni dalla deforestazione e degradazione) per contabilizzare e premiare la mancata deforestazione degli ultimi polmoni verdi del Pianeta. Greenpeace non è contraria al sistema REDD, ma chiede trasparenza e rispetto per le popolazioni indigene che abitano le foreste primarie e ne utilizzano le risorse in maniera intelligente e sostenibile. Per questo, deve essere istituito un Fondo Onu a salvaguardia di tali habitat e del loro potenziale climatico.
4. Accordi vincolanti post Kyoto: il Protocollo di Kyoto scadrà nel 2012. Ancora oggi rappresenta l’unico esempio di Accordo vincolante per gran parte delle nazioni del nostro Pianeta. Greenpeace chiede di superare i veti e le ostilità reciproche e di creare le basi affinché, entro il prossimo vertice di Durban nel 2011, si giunga all’approvazione di un nuovo Accordo vincolante.
Non è possibile risolvere la crisi climatica con azioni volontarie, serve un patto con obiettivi certi e vincolanti per le parti firmatarie, unico strumento in grado di spingere le Nazioni verso scelte coraggiose.
Sappiamo che spesso non è il buon senso a guidare le scelte diplomatiche, ma a volte le cose possono cambiare e Cancun può essere un buon modo per iniziare a cambiare sul serio.
tratto da http://www.greenpeace.it/blog/?p=1648
mercoledì 1 dicembre 2010
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