giovedì 18 giugno 2009

referendum due no e un sì

o se preferite 2 rifiuti di scheda e un voto a favore del quesito referendario.
I quesiti scheda 1 (voto no oppure rinuncio alla scheda)
(http://www.repubblica.it/speciale/2009/referendum/quesito1.html)
scheda 2 (voto no oppure rinuncio alla scheda)
(http://www.repubblica.it/speciale/2009/referendum/quesito2.html)
scheda 3 (voto sì)
http://www.repubblica.it/speciale/2009/referendum/quesito3.html.

I primi due quesiti mirano in sostanza alla creazione di un sistema bipartitico. Se si raggiungesse il quorum e prevalesse il sì nel primo quesito (scheda viola) verrebbe abolita la possibilità del collegamento tra le liste. Il premio di maggioranza alla Camera andrebbe così non più alla coalizione ma alla lista che ottiene il maggior numero di seggi, che dunque avrebbe da sola la maggioranza per governare. Lo stesso quesito prevede che la soglia di sbarramento al 4% per essere rappresentati in Parlamento. In caso di quorum e di vittoria dei sì nel secondo quesito (scheda beige), anche il Senato il premio di maggioranza viene attribuito alla lista che ottiene più seggi su base nazionale. Per Palazzo Madama la soglia di sbarramento si alza al 8%.

Gli effetti politici di una vittoria dei sì sono evidenti. L'impossibilità di coalizzarsi combinata con il premio di maggioranza al partito più forte e con le nuove soglie significa la fine degli "accordi di programma" tra le diverse forze. L'accentuazione del profilo a vocazione maggioritaria dei singoli partiti. Il taglio netto delle "ali", sulla destra e sulla sinistra. La radicale semplificazione del quadro parlamentare post-elettorale. In sostanza, due o tre partiti al massimo. Adattando questo schema all'attuale quadro politico, Berlusconi potrebbe governare con una sicura maggioranza senza la Lega di Bossi.

Il terzo quesito riguarda le candidature. Oggi è possibile candidarsi in più circoscrizioni, ma se il referendum avesse il quorum e vincessero i sì le "candidature multiple" sarebbero vietate sia alla Camera che al Senato. La fine di questa prassi diminuirebbe il principio di coptazione dei "primi non eletti", vale a dire di coloro che non hanno conquistato abbastanza voti ma entrano in Parlamento in virtù della obbligata rinuncia del pluricandidato al suo seggio. Dal punto di vista politico il sì a questo terzo quesito comporterebbe una minore capacità dei leader locali e nazionali di gestire e influenzare i singoli parlamentari giunti alle Camere attraverso la scelta del candidato "forte" eletto in più circoscrizioni.

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